18/11/07

L'ALLESTIMENTO


Non so cosa stiano aspettando. Si fidano troppo dell’esperienza acquisita. Ma basta un accidente, un innocuo raffreddore, un inciampo in un salesae sconnesso e una conseguente slogatura e tutto potrebbe venire pregiudicato. Stanno scherzando col fuoco. Eppure ho fiducia.
Chi non è nato in questo paese non può capire. La passione è passione e nessun derby calcistico, nessun grandioso evento mediatico potrebbero superare l’emozione che ci dà vedere la perfezione organizzativa e i sincronismi acquisiti nell’allestimento del grande presepio in piazza Battisti. Uno spettacolo unico. Da quarant’anni qui si ripete il sacro rito della ricostruzione della capanna di Nazareth e delle migliaia di piccole capanne che ad essa fanno corona. Proprio in questi giorni un bisbiglio sommesso si diffonde in paese, il passa parola si fa generale. D’incanto nelle botteghe di casa i mastri presepiai riattivano gli attrezzi abbandonati; la tensione è impercettibile, ma c’è. Il tempo è tiranno, bisogna affrettarsi! Natale è alle viste e la macchina organizzativa sta accendendo i motori. Si precettano le maestranze comunali. Si assoldano mercenari. Nulla può essere lasciato al caso. Ne va dell’Immagine. I grandi lavori di allestimento che impegnano l’intero parco uomini e i mezzi del Comune per oltre un mese progrediranno giorno dopo giorno. Un frenetico e benedetto andirivieni da Piera a Tesero e da Tesero a Piera: col cassone dell’Unimog comunale che tracima ginepri, licheni, rami d’abete, muschi, angeli, re magi, madonne, bambinelli, capanne, pecore, agnelli, gatti, galline, galletti, oche, pannocchie, biada, covoni, eccetera. Col fiato sospeso i comuni paesani (quei pochi che per loro deficienza morale o pratica non vengono coinvolti direttamente nell’Evento) si domandano se anche questa volta si riuscirà a finire in tempo. L’attesa diventa sempre più spasmodica. Lungo il percorso che collega il magazzino comunale alla principale piazza del paese interminabili file di persone attendono il passaggio del convoglio comunale con l’Unimog in testa scortato dai motocarri Ape e chiuso dalla pachera condotta abilmente dal valente Andrea Longo. Ai più sensibili riesce difficile trattenere qualche lacrima e la carovana al suo passare viene salutata da un caloroso applauso: Forza! Forza! Dai Tibü! Dai! Qualche raro paesano non condivide (ogni comunità ha le sue pecore nere) ma alla fine anche il più indifferente e cinico osservatore dovrà convenire che in tutto questo c’è del prodigioso. Comunque la si pensi, una cosa è sicura, la realizzazione del più bel presepio del mondo (perché Tesero non ha mezze misure: o è il migliore, o è il migliore) permetterà ad ogni paesano (nessuno escluso) di stupirsi per quasi tre mesi, ogniqualvolta transiterà per piazza Battisti e garantirà al nostro paese di ribadire l’assoluta supremazia nella presepistica internazionale. Non siamo secondi a nessuno! Soprattutto però – questa è la cosa più bella – le luci e i presepi daranno anche quest’anno gioia alla gente, lo si capirà chiaramente, guardandola. È bello stare in questo paese. Immersi nella tranquillità e nel silenzio. Tra persone gentili e ciarliere, in un ambiente che stimola il pensiero e la meditazione. Grazie a un’antica tradizione che si è deciso di condividere con l’Umanità tutta. Nel segno della fede, forte, convinta, incrollabile. Quella che il signor Tomaso Calser ben sintetizzava già nel lontano 1952 allorquando – avventore del bar Nazionale – accingendosi a pagare la consumazione proferiva la solenne celebre frase: “Credo nella Zecca onnipotente, nel figliuol suo detto Quattrino, nella Cambiale e nel Conto corrente, e nel Soldo uno e trino”…

L’Orco

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