Il nuovo concerto di campane, gettato nella fonderia Brighenti di Bologna nel dicembre 1921, sostituisce, dal marzo 1922, il concerto preesistente, asportato dall’autorità militare austriaca, per esigenze belliche, nell’ottobre 1916. Esso è di eguale tonalità del precedente: Re, Mi, Fa#, Sol, La. Il timbro, tuttavia, si differenzia, essendo stato l’antico più argentino e squillante.
Quando erano azionate a distesa anche le nuove campane rendevano, comunque, un ottimo effetto sonoro.
Nel 1952 esse vennero dotate di impianto per l’azionamento a motore. Le lunghe funi secolari sparirono. Con esse sparì anche quel peculiare tocco di aritmica vivacità che è caratteristica dell’azionamento manuale, non condizionato dalla rigida e uniforme sincronia del motore elettrico. Praticamente venne meno anche la possibilità di eseguire il “campanò” per la difficoltà di rimuovere e poi riassettare ogni volta gli accoppiamenti meccanici predisposti per l’uso normale della campana. Ciononostante, e per merito della vecchia guardia della torre campanaria, Gustavo Dondio (1912 – 1986), l’usanza del carillon continuò ancora per qualche anno. E fino al 1973 nelle vigilie delle feste solenni (in primis la patronale S.Eliseo 14 giugno e poi San Pietro 29 giugno) si poteva udire gioioso e lieto il campanò. Seguì un lungo periodo di oblio finché alcuni giovani e caparbi volenterosi del paese (in particolare i cugini Pierpaolo Zaopo e Flavio Vinante) intesero ripristinare la vecchia tradizione. Grazie a loro (nonostante l’indifferenza se non addirittura la contrarietà dimostrata dalle locali autorità religiose) da qualche anno, seppur per la sola festività patronale, 'l campanò ritorna ad allietare l’antica festa paesana di inizio estate.
Quando erano azionate a distesa anche le nuove campane rendevano, comunque, un ottimo effetto sonoro.
Nel 1952 esse vennero dotate di impianto per l’azionamento a motore. Le lunghe funi secolari sparirono. Con esse sparì anche quel peculiare tocco di aritmica vivacità che è caratteristica dell’azionamento manuale, non condizionato dalla rigida e uniforme sincronia del motore elettrico. Praticamente venne meno anche la possibilità di eseguire il “campanò” per la difficoltà di rimuovere e poi riassettare ogni volta gli accoppiamenti meccanici predisposti per l’uso normale della campana. Ciononostante, e per merito della vecchia guardia della torre campanaria, Gustavo Dondio (1912 – 1986), l’usanza del carillon continuò ancora per qualche anno. E fino al 1973 nelle vigilie delle feste solenni (in primis la patronale S.Eliseo 14 giugno e poi San Pietro 29 giugno) si poteva udire gioioso e lieto il campanò. Seguì un lungo periodo di oblio finché alcuni giovani e caparbi volenterosi del paese (in particolare i cugini Pierpaolo Zaopo e Flavio Vinante) intesero ripristinare la vecchia tradizione. Grazie a loro (nonostante l’indifferenza se non addirittura la contrarietà dimostrata dalle locali autorità religiose) da qualche anno, seppur per la sola festività patronale, 'l campanò ritorna ad allietare l’antica festa paesana di inizio estate.
Tratto da "Tesero immagini del passato" di Carmelo Delladio
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