10/02/13

E’ AGGHIACCIANTEEE, SIGNORI MIEI…



Caro Ezio, no la buon’anima del don Pinza (al secolo Pietro Vinante) non c’entra  nulla, anche se non posso escludere che lui abbia a sua volta plagiato l’originale. Il suo Inno a Tesero io non lo ho mai sentito. Comunque, visto che qui  ci si vanta delle nošše tradiziòn dalla mattina alla sera, spesso e volentieri senza la benché minima conoscenza della ‘storia patria’, informo  chi non lo sapesse che quella marcetta, esattamente quella, accompagnava la cosiddetta Canta dei mesi eseguita in paese da una rappresentanza di Laghèri durante i carnevali dell’immediato dopoguerra. All'epoca una delle poche concessioni alla mondanità degli abitanti della frazione. La strofa conclusiva, che preludeva al rompete le righe dei cantori e alle immediate libagioni nelle osterie del paese, era la seguente: In di-cem-bre un bel ma-ia-le il bec-ca-io ucci-de-rà. La sua car-ne non fa ma-le  nean-che a quei de la cit-tà…

Se poi, pur avendo ben specificato trattarsi di una burla, a qualcuno (leggasi commentatore con cappuccio) le quattro note – musicalmente parlando – sono raccapriccianti, beh non so che farci. Quelle erano e quelle sono. D’altronde, lo scherzo ne prevedeva l’esecuzione da parte del Bandìn e del coro Slavàz, non dei Berliner.

Ecco, se posso dire, questo paesello è ammalato di seriosità. Ogni cazzata va fatta con sussiego, ponderandone possibilmente tutte le anche minime conseguenze, i pro e i contro, il che dirae mae… Così non va, così si vive male. E’ agghiaccianteee, signori miei, agghiaccianteeee, un po’ più di auto-ironia, almeno a carnevale.

1 commento:

  1. che sia tu a predicare meno seriosità... questo è agghiaccianteee....

    RispondiElimina