tag:blogger.com,1999:blog-1674462045490667060.post4270367592379759497..comments2023-10-19T17:09:58.582+01:00Comments on La Casa dell'Orco: LA RESA DEI CONTIeurohttp://www.blogger.com/profile/18262127852994438820noreply@blogger.comBlogger1125tag:blogger.com,1999:blog-1674462045490667060.post-90459419124046430912007-11-09T21:06:00.000+00:002007-11-09T21:06:00.000+00:00Caro Euro, permettimi di abbandonare le formalità ...Caro Euro, <BR/>permettimi di abbandonare le formalità letterarie, e darti del tu. La tua risposta molto ricca e complessa va certamente al cuore del problema. <BR/>Io sono fra quelli che, in un aura nichilista, di certo non piangeranno il giorno in cui la nostra terra verrà privata dell'umanità. Non ho fiducia nell'Uomo. E pertanto, come potrei averne negli economisti? Tu probabilmente sei sostenitore insieme ad altri, della "teoria della decrescita", avrai letto Latouche, Gallino e altri e sarai rimasto affascinato da questa idea. Ora, prima di loro, Nicholas Georgescu-Roegen, il fondatore della "bio-economia", un rumeno, ironia della sorte, ha propugnato quest'idea di sviluppo. Sociologi e antropologi l'hanno poi estesa notando che ciò che serve è "riconsiderare il nostro stile di vita" e intendendo il nostro modo di pensare. Ora, pur concordando nel merito, non posso non notare che il puntare l'accento sulla nostra forma mentis, quale origine e causa del male, si arriva al cuore del problema senza poterlo (o volerlo)risolvere. Questo penso sia la ragione per cui molti (intelligenti) economisti non si occupano della decrescita come soluzione (ben accettandola come concetto logico). <BR/>Il nostro benessere smisurato è frutto dell'uso delle risorse scarse (la definizione è di Lord Robbins, uno "squallido" liberista) e, piacerebbe aggiungere, del dominio sulla maggior parte delle risorse disponibili. Il guaio qui, ed ora, è che questo processo ha da sempre favorito noi, Occidentali, padroni del mondo; ma l'aria sta cambiando, il vento tira ad Oriente. Il capitalismo neoliberista sta arricchendo i poveri e impoverendo i poveri fra i ricchi. Restano fuori per ora e per ovvie ragioni, i ricchi fra i ricchi e gli ultra-poveri. Il mondo nel suo complesso è, paradosso dei paradossi, molto più equo oggi rispetto a 500 anni fa. La povertà, sorpresa, è ai minimi storici (ma si può fare di più!). Il punto è questo: supponiamo di optare per la decrescita, supponiamo di riuscire a cambiare la mente degli Occidentali, davvero crediamo che i cinesi, o gli indiani, o in futuro gli africani, saranno disposti a rinunciare alla crescita per il Pianeta (a consumare di meno)? Se la torta diventa sempre più piccola e i commensali sempre di più, qlc dovrà rinunciare a un pezzo in più. In economia ciò che conta è "il relativo". Io in misura di te. E viceversa. Pertanto per quanto mi piaccia credere in un cambiamento di rotta credo esso sia, allo stato attuale, impossibile. Al contrario penso che sarà proprio l'economia (neo-liberista) nel processo sopra descritto a redistribuire i pezzi di torta. E senza appello, per giunta. Se noi "ci ripensiamo", gli altri ci mangeranno. Poco male, penserai, la povertà (relativa) rinsavirà i nostri spiriti. Può darsi. <BR/>Ma infine, quale soluzione al problema? Resta una variabile, la tecnologia e la ricerca scientifica. Chi può dire dove ci porterà? Forse ci salverà dalla trappola del Pil. O forse semplicemente dovremo accettare un cambiamento. Grande. Chissà...<BR/>Rimangono gli economisti stupidi, quelli che vivono nel breve periodo [e che nel lungo saranno morti (parafrasando Keynes)], quelli che don't care, bevono swap e mangiano derivati. Poracci. Manco loro si salveranno...<BR/><BR/>Cordialmente <BR/>Alex<BR/><BR/>Ps. consiglio l'ascolto dell'intervento di Umberto Galimberti al Festival dell'Economia 2007: "Critica del pensiero calcolante" (lo trovi qui, http://www.festivaleconomia.it/podcast/podcast-2-giugno)Anonymousnoreply@blogger.com