Sono 8.500 i
camion utilizzati per trasportare 105.000 metri cubi
di neve artificiale, realizzata con 40.000 metri
cubi di acqua potabile, prelevata dagli acquedotti
dei 17 Comuni su cui passa il tracciato della gara. Sono
questi gli spaventosi numeri che con orgoglio hanno fornito gli
organizzatori per riuscire a realizzare la Marcialonga 2016,
nell’inverno che si dice sarà archiviato come il più
caldo e asciutto della storia.
Ma siamo proprio sicuri che si possa andare
orgogliosi di un’operazione simile? Prelevare acqua potabile dagli
acquedotti comunali, consumare energia elettrica ed invadere
un’intera valle con migliaia di camion per fare una gara di fondo?
È vero, tutto questo enorme dispendio di energia ha salvato una gara
storica come la Marcialonga, ma a quale prezzo? Forse ne sarà valsa
la pena a livello economico - ma a tal riguardo sarebbe interessante
leggere attentamente il bilancio finale - ma sicuramente è stata una
profonda sconfitta dal punto di vista dell’ambiente.
Io sono un adulto che diventa ancora bambino ogni
volta che vede scendere la neve, nonché amante della montagne e
grande appassionato di scialpinismo e quindi mi ci metto anch’io
fra coloro che sono dispiaciuti per questo inverno secco, ma - seppur
a malincuore - i miei sci quest’anno sono rimasti fermi in cantina
e al loro posto ho scoperto delle bellissime escursioni invernali a
bassa quota. In poche parole ho fatto di necessità virtù: mi sono
adeguato al cambiamento del clima.
Ovviamente mi rendo che la mia scelta è più facile
rispetto a chi lavora nel turismo di montagna e organizza delle
grandi manifestazioni, ma la strada intrapresa (e non solo
quest’anno) è quella sbagliata. Ripensare a un modello di turismo
invernale non necessariamente legato allo sci è ormai una scelta
irrimandabile, l’«accanimento sciistico» – mi si passi il
termine - anche senza neve naturale è una follia. È contro natura.
Gli inverni non sono più quelli di una volta, è un
fatto innegabile, bisogna prenderne atto e avere il coraggio cambiare
mentalità. Peraltro, come cittadino, mi chiedo dove sia la coerenza
dei nostri governanti quando da una parte si vieta di usare l’acqua
per innaffiare gli orti e si istituiscono le targhe alterne per
abbassare l’inquinamento, e dall’altra si autorizza il prelievo
d’acqua per fare neve artificiale e si lasciano circolare migliaia
di camion solo per garantire una gara di fondo.
Se la neve non c’è si organizzi una gara di
skiroll invece che di fondo o una bella corsa invece che la
ciaspolada, sono convinto che gli appassionati capirebbero e
apprezzerebbero la scelta. Tutto il turismo invernale andrebbe
reinventato con nuove proposte alternative, soprattutto in quelle
località di bassa quota dove tutto fa pensare che in futuro di neve
ne cadrà sempre meno.
Far finta di niente e proseguire in modo miope su
questa strada potrebbe essere un atto sconsiderato che un domani non
troppo lontano la natura potrebbe far pagare a caro prezzo,
soprattutto ai nostri figli».
Massimo Ruzzenenti