23/03/16

SI STA COME D'AUTUNNO SUGLI ALBERI LE FOGLIE


Ciao Euro, ho appena letto due pagine sull'incidente di Tarragona in Spagna: sette ragazze che si stavano affacciando (e affidando) con fiducia ed entusiasmo alla vita sorprese dalla morte in una notte piovosa su una strada spagnola. Immediatamente mi è venuto in mente l'ultimo versetto della parabola evangelica delle vergini:

Vegliate dunque perché non sapete né il giorno, né l'ora.


In questi casi si disvela potentemente l'essenza del tragico: trovare la morte nell'atto di massima affermazione della vita.


Citando un verso di Hoelderlin:

Con il pericolo cresce anche ciò che dà salvezza
che preferisco riformulare così:
Con ciò che dà salvezza cresce anche il pericolo.


Pericolo e salvezza, pericolo e senso, sono facce della stessa medaglia. Non si può guadagnare in intensità della vita, in intensità del nostro essere-nel-mondo senza esporci al pericolo.
Questo concetto è difficile da accettare oggigiorno. Si pretende di avere intensità del vivere e sicurezza, ovvero confort, aspetti necessariamente inconciliabili.
In una società ossessionata dalla sicurezza e dal controllo e ancora dal confort, non si riesce ad ammettere che la salvezza, anche la piccola quotidiana salvezza che consiste nel coricarsi al termine di una giornata, non dipenda in larga misura da noi. Dipende infatti nel bene e nel male dall'imponderabile. Tantopiù che affidiamo noi stessi e la nostra vita a forze che si rivelano (tragicamente) sostanzialmente ingovernabili ed incoercibili:



Sono al volante e osservo nello specchietto retrovisore una macchina dietro di me. La freccia di sinistra lampeggia e tutta la macchina emette onde di impazienza. Il guidatore aspetta il momento giusto per superarmi: come un rapace che fa la posta a un passero. Mia moglie Vera mi dice: “ Sulle strade francesi ogni cinquanta minuti muore un uomo. Guardali, tutti questi pazzi che corrono accanto a noi. Sono gli stessi che sanno essere così straordinariamente prudenti quando sotto i loro occhi viene scippata una vecchietta. Com’è possibile che quando guidano non abbiano paura? ” Che cosa rispondere? Questo, forse: che l’uomo curvo sulla sua motocicletta è tutto concentrato sull’attimo presente del suo volo; egli si aggrappa a un frammento di tempo scisso dal passato come dal futuro; si è sottratto alla continuità del tempo; è fuori del tempo - in altre parole, è in uno stato di estasi: in tale stato non sa niente né della sua età, né di sua moglie, né dei suoi figli, né dei suoi guai, e di conseguenza non ha paura, poiché l’origine della paura è nel futuro, e chi si è affrancato dal futuro non ha più nulla da temere. La velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo. A differenza del motociclista, l’uomo che corre a piedi è sempre presente al proprio corpo, costretto com’è a pensare continuamente alle vesciche, all’affanno; quando corre avverte il proprio peso e la propria età, ed è più che mai consapevole di se stesso e del tempo della sua vita. Ma quando l’uomo delega il potere di produrre velocità a una macchina, allora tutto cambia: il suo corpo è fuori gioco, e la velocità a cui si abbandona è incorporea, immateriale - velocità pura, velocità in sé e per sé, velocità-estasi. Strano connubio: la fredda impersonalità della tecnica e il fuoco dell’estasi.

Kundera, La lentezza
*****

Ciao, le tue considerazioni valgono naturalmente anche per le vittime degli attentati di ieri in Belgio, per quelle della nostra ormai lontana tragedia di Stava e per l'infinita catena di morti che dalla notte dei tempi avrà fine soltanto con... la fine dei tempi. Vittime che secondo le nostre categorie non avrebbero dovuto trovarsi (e morire) in quel luogo e in quel momento. Ma le belle facce delle sette italiane (stranamente delle altre sei studentesse nulla è dato di sapere) confermano che la vita, per quanto ogni individuo aneli e tenti di autodeterminarla, è regolata dalla forza soverchiante della Casualità.
E appunto, nemmeno la qualità superiore comprovata dalla bellezza di quei sette volti, di cui la vita stessa (sempre per le nostre categorie) avrebbe potuto beneficiare, è bastata a salvare quelle sette ragazze dall'oblio che oggi già le avvolge.

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