Che
la coerenza non sia mai stata il punto di forza della bimillenaria
impalcatura simbolico-dottrinale di Santa Romana Chiesa lo sapevamo
da tempo. Ma anche a noi miscredenti fa specie osservare quanto
tale deficit, in poco più di cinquant'anni (dal Concilio Vaticano II
ad oggi), si sia abnormemente dilatato. Se è vero che per la
maggioranza dei fedeli l'adesione alla religione
cristiano-cattolica nell'ultimo secolo (e forse anche prima)
coincise, nè più nè meno, con la semplice partecipazione ai
momenti liturgici e al rispetto assoluto della simbologia a tinte
forti di cui questi erano intrisi, oggi invece, venuta meno la
puntuale frequentazione alle officiazioni rituali da parte degli
adèpti del terzo millennio, ciò che distingue un cristiano da un
non-cristiano è semplicemente l'aver o non aver ricevuto il
battesimo, quindi, in pratica, avere o non avere in tasca la
'tessera' di appartenenza.
Non
c'è dunque da stupirsi se le chiese sono vuote, se ormai nemmeno la
forma è rispettata, se la messa di mezzanotte (tanto per ripetere un
esempio banale), per comodità di qualcuno, viene anticipata alle
ventidue, se il parroco è alla mercé di un consiglio
parrocchiale qualsiasi, eccetera, eccetera, perché quell'unico
tratto distintivo (il rispetto assoluto della simbologia...) non c'è
più. Tutto è lecito e lo si fa con leggerezza disarmante.
Il
Natale un tempo era una festa quantomeno suggestiva e i suoi
significanti, curati ed allestiti nelle case con devozione, nel
comune sentire si sovrapponevano esattamente ai loro corrispettivi
significati. Oggi il Natale, con la sua notte che di still
non ha più niente e di heilig men che meno, è una
festa senza senso il cui vuoto di significato, raggiunto e superato
il punto di non ritorno, viene colmato manco a dirlo... con ogni
sorta di mercanzia.
Dunque,
senza il benché minimo pudore, proprio in coincidenza con le
celebrazioni del cinquantesimo di fondazione dell'associazione Amici
del presepio l'insignificanza raggiunge il parossismo e il
parroco, forse addirittura inconsapevolmente, benedice in una
commistione blasfema l'imbenedicibile: il presepio e i mercatini
di natale, allestiti
per
l'occasione ai piedi del simbolo della Natività.
Capiamo
che l'acquisto compulsivo sia la cifra della decadenza in cui
purtroppo ci tocca vivere, capiamo che allestire bancarelle natalizie
sia ormai una consuetudine diffusa ovunque, capiamo pure che di
questi tempi vada colta ogni possibile occasione per rimpinguare il
conto corrente. Però anche per noi atei perduti non è un bel vedere
e proprio a Tesero, insuperata fucina di sacerdoti dei bei tempi
andati e centro di fede riconosciuto nel mondo intero, non ce lo
saremmo aspettato. Che anche qui tutto, ma proprio tutto, si sia
ridotto a un incessante rozzo cromerare…
A
proposito, ma che diceva quel tale brandendo inviperito la scürgia?
Ah, sì: Fuori i
mercanti dal tempio! E
voi fedeli amici
del presepio i
mercanti e le loro cianfrusaglie glieli accostate proprio davanti
alla sua casetta nativa? Eh, dai! Caro Presidente, visto che il
parroco è in evidente difficoltà, se ci sei, almeno tu ripensaci e batti un
colpo!
Ario Dannati