01/09/14

RIDENTE BORGATA DI 3000 ABITANTI, CORRENTE 220 VOLT, OSPEDALE CON MEDICO, CHIRURGO E RAGGI X


Così l’indimenticato maestro Antonio Piazzi (1898 - 1972) sintetizzava esemplarmente Tesero in un dépliant promozionale del 1933. In quella sua descrizione didascalica c’era quanto di meglio potesse offrire il paese in estate ai pochi turisti di quegli anni: l’essenziale. Socialità, ambiente, “comodità”, sanità. E i turisti null’altro pretendevano. Gente semplice e non facoltosa, per lo più proveniente dalle città del Nord Italia. Se non riusciva a trovar posto nei pochi alberghi esistenti, si accontentava di una stanzetta in un appartamento privato, spesso condividendo i servizi, la frugalità dei pasti e il resto della casa con i componenti della famiglia ospitante. Il “fuggiasco” dalla città già rumorosa e caotica chiedeva soprattutto due cose: tranquillità e aria buona. E il paese, che in quell’epoca viveva soprattutto di zootecnia e agricoltura gliele garantiva. Tempi e costumi di un passato ormai sepolto.
Poi venne l’evoluzione della specie di pari passo con lo sviluppo alberghiero prima e quello delle seconde case poi. Il turista perse gradualmente quella semplicità e bonarietà che ne caratterizzava il prototipo, e con l’accrescimento della sua ricchezza disponibile si fece via via più cafone così come, per contagio, il residente. Oggi viaggia in SUV, così come la maggioranza di chi qui risiede, e pretende sostanzialmente ciò che già trova in città, e tanto, niente di meno, pretende il residente. Posti macchina, infrastrutture sportive, dancing, negozi, palestre, sfilate di moda, piscine, docce in camera, ipermercati, svago, collegamenti internet nelle baite, orsi al guinzaglio, servizi di ogni genere e cretinate di ogni tipo. E’ un turista irrequieto, com’è ormai tutta la gente di quest’epoca decadente. Un alienato tra alienati. Più di ogni altra necessità ha quella di spostarsi di continuo (in SUV ovviamente). Il suo massimo piacere è girare, trastullandosi a bordo con la tecnologia sempre più sofisticata delle attuali autovetture. Invadere spazi e luoghi, farsi vedere, farsi sentire, fare e sentire rumore… La qualità ambientale lo interessa in modo relativo. Be’, certo, se sei in montagna, qualche abete, una mucca al pascolo vicina al bar dove consumi panna e cioccolato, il brivido della croda strapiombante quando sali in funivia, quel tanto te lo aspetti ancora. Ma generalmente, fatto salvo tutto il superfluo detto in precedenza, il paesaggio osservabile dai finestrini del fuoristrada è più che sufficiente. E allora anche l’offerta si adegua. E giunti a questo livello di perversione, il “convento” non può offrire niente di meglio di quanto ogni anno ci offre.
Ora, finalmente anche questa lunga, faticosa estate teserana, iniziata ufficialmente il 14 giugno con la sagra di san Liseo e terminata il 31 agosto con la chiusura domenicale dei negozi di vicinato orfani anche degli ultimi siori si è conclusa. Due mesi e mezzo di ciarpame assortito "regalato" agli ospiti già nauseati per proprio conto dall’inclemenza del tempo e agli inermi paesani, obbligati a sbafarsi questa ennesima salva di esibizioni del nulla, nel più rigoroso stile montanaro. Suk serali lungo le vie del centro, musica disco e rock ad alto volume nelle piazze, happening all’americana con sirene e lampeggianti nel cuore della sera, in un chi più ne ha più ne metta senza soluzione di continuità. L’irrefrenabile smania di voler essere al centro dell’attenzione ha contagiato l’intero paesello e l’italico stile nazional-popolare televisivo è stato ben assimilato dagli affiliati delle tante associazioni in campo (date al primo móna che passa un microfono e vi solleverà il mondo!). Tuttavia se qualcosa valesse la pena di essere guardata si potrebbe anche soprassedere e sopportarne l’enfasi che l'avvolge. Purtroppo però di merito quasi sempre nisba: più o meno tutto è narcisistica esternazione fine a sé stessa. Dalla logora baby dance, con le sbraitanti attempate animatrici e un fesso a far boccacce, grugnire e sparare petardi sul finire, alle altrettanto logore corte (la stampa locale ultimamente le chiama però "corti") degli improvvisati figuranti, con braghe a la zuava, restèl e smartphone nel panciotto, passando per la sky race e il suo istrionico, tarantolato intrattenitore, il lunedì dei bombèros col palco dei comandanti alla sudamericana, i martedì del villaggio con gli anzidetti suk, nonché, dulcis in fundo, l’imprescindibile trentino danza estate con le auto dello sponsor a stondare ogni cinque minuti per le strente del paese, è tutto un sopra le righe, sguaiatamente ostentato. Chi guarda da fuori, anzi, meglio, chi è obbligato a guardare da fuori, vista l’impossibilità di sottrarsi a questa caleidoscopica confusione generale, si ritrova stordito. Ma perché ci siamo ridotti così? Probabilmente perché per troppo tempo ci siamo affidati a cattivi maestri. Sì, dev’essere questo il motivo. Cattivi maestri che hanno modificato antropologicamente i nuovi abitatori della montagna. Non esattamente quelli immaginati da Goethe per questi lidi: “I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi.” Così si sprofonda, anno dopo anno nell’insensatezza e nell’indifferenziato. Non c’è nulla da dire perché nulla di quello che fu questo paese fa più parte del bagaglio culturale  e del sentire di chi a suo modo ne indica le vestigia. Ma quel nulla è importante gridarlo.
 
Ario Dannati




Nessun commento:

Posta un commento

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

MINU
Foto di Sabina

Archivio blog