11/09/14

ALLA CANNA DEL GAS


I demiurghi della crescita ad ogni costo, i principali responsabili della catastrofe planetaria, possono ben dirsi soddisfatti perché nel mondo finalmente c’è qualcosa che cresce senza limiti: il livello di gas serra nell’atmosfera. La conferma arriva dall’Annual Greenhouse Gas Bulletin pubblicato dalla World Meteorological Organization: “Il livello di gas serra nell’atmosfera ha raggiunto un nuovo picco nel 2013, a causa del rialzo accelerato delle concentrazioni di biossido di carbonio” (CO2). Una situazione che costringe la Wmo a lanciare ancora una volta il solito allarme sottolineando “la necessità di un’azione internazionale concertata di fronte all’accelerazione dei cambiamenti climatici, i cui effetti potrebbero essere devastanti, si dimostra sempre più urgente”. E le devastazioni non sono il frutto di elucubrazioni catastrofiste da convegno, basta vedere cosa è accaduto solo pochi giorni fa nel Gargano, qui in Italia. “Alla luce di questi dati — commentano Roberto Della Seta e Francesco Ferrante di Green Italia — le ultime misure di politica energetica dell’Italia appaiono ancora più sconsiderate: l’apertura di una stagione di trivellazioni petrolifere per aumentare l’utilizzo di idrocarburi e la scelta di privilegiare il trasporto su gomma qualificano il governo Renzi come pericolosamente sbilanciato a favore del fossile e dell’aumento della CO2”. Di punto di non ritorno e di necessità di un radicale cambio di marcia parla il verde Angelo Bonelli, che si rivolge al presidente del Consiglio: “In qualità di presidente di turno dell’Unione europea chiediamo che si faccia subito promotore di una conferenza sui cambiamenti climatici in cui l’Europa torni ad essere capofila nella battaglia per salvare il pianeta”. Per il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, Michel Jarraud, il tempo è già scaduto. “Sappiamo con certezza che il clima sta cambiando — spiega — e che le condizioni meteorologiche diventano più estreme a causa di attività umane come lo sfruttamento dei combustibili fossili. La concentrazione di CO2 nell’atmosfera, lungi dal diminuire, l’anno scorso è aumentata ad un ritmo ineguagliato da 30 anni. Dobbiamo invertire questa tendenza riducendo le emissioni di CO2 e di altri gas serra in tutti i settori di attività”. L’appello di Jarraud è disperato: “Il tempo gioca contro di noi. Il biossido di carbonio resta per centinaia di anni nell’atmosfera ed ancora più a lungo nell’oceano. L’effetto cumulato delle emissioni passate, presenti e future di questo gas si ripercuoterà sia sul riscaldamento del clima che sull’acidificazione degli oceani. Le leggi della fisica non sono negoziabili”.

Quanto ai “decisori politici”, come li chiama Jarraud, o ai negazionisti, “essere ignoranti non può più essere una scusa per non agire”. Il Greenhose Gas Bulletin, infatti, oltre a misurare la febbre alla terra, fornisce anche le contromisure per mantenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi Celsius (3,6 gradi Fahrenheit), come stabilito dall’Onu nel 2010. Un dato è certo: il 2013 è stato l’anno più inquinato degli ultimi 30 anni. Le emissioni che riscaldano il clima sono cresciute del 34% tra il 1990 ed il 2013 a causa dei gas serra persistenti come il biossido di carbonio (CO2), il metano (CH4) e il protossido di azoto (N20). Nel 2013 la media mondiale di CO2 in atmosfera era di 396,0 parti per milione (2,9 ppm in più che nel 2012), e se si dovesse mantenere questo livello di crescita nei prossimi due anni potrebbe essere superata la soglia delle 400 ppm. Le emissioni del metano, secondo gas serra per importanza, per il 60% dipendono da attività umane (allevamenti di bestiame, sfruttamento combustibili fossili, discariche, combustione di biomasse): nel 2013 ha raggiunto un picco di 1.824 parti per miliardo, dopo un periodo di stabilizzazione che durava dal 2007. Quanto al protossido di azoto, la cui produzione per il 40% proviene da concimi, biomasse e industrie, rappresenta il gas più impattante sul clima (su un periodo di cento anni risulta 298 volte superiore all’impatto dellaCO2). Sono dati che non sorpredono Sergio Castellari, ricercatore del Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici: “Il trend delle emissioni è in linea con lo scenario peggiore elaborato dai climatologi mondiali. La crisi economica ha rallentato il trend di crescita delle emissioni solo per un paio di anni, le emissioni oggi sono molto più alte di venti anni fa”. Il tempo stringe. La prossima occasione di negoziato, in vista della conferenza di Parigi alla fine del 2015, sarà in Perù nel mese di dicembre. Ma sarà molto complicato trovare soluzioni legalmente vincolanti per tutti i paesi, soprattutto per i cosiddetti “emergenti” come Cina e India che ogni anno emettono le percentuali più importanti di gas serra (insieme agli Usa). Troppi interessi divergenti convivono drammaticamente sullo stesso piccolo pianeta.

Luca Fazio - Il manifesto 10/09/2014


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