Riforma
del lavoro. Flessibilità. Maggior produttività. Delocalizzazione.
Diminuzione dei salari. Opere pubbliche. Spending review. Eccetera,
eccetera. Da sette anni con cadenza quasi regolare saccenti
economisti suggeriscono ricette per uscire dalla crisi economica e
“far ripartire la crescita”. Risultato? Da sette anni l’economia
peggiora, la crescita non riparte e l’uscita dalla crisi viene
sistematicamente spostata nel di là da venire. Noi che per nostra
fortuna non abbiamo studiato alla Bocconi ci sentiamo di dire che la
crisi in atto durerà ancora a lungo e non finirà nemmeno
tra altri sette anni. Questa è una crisi di sistema; quello
economico-occidentale espansosi su scala planetaria in meno di
trent'anni. Così, la somma dell'ingolfamento di mercanzia del
cosiddetto primo mondo con la diminuzione dell’export
dall'Occidente al resto del mondo, a sua volta economicamente
“occidentalizzato” (Europa dell’Est, Asia e Sudamerica), ha
generato un surplus globale di beni che rallenta la velocità di
rotazione delle merci. In parole povere c’è un eccesso di
produzione di beni a livello mondiale che la parte ricca del pianeta
(o meglio quella che sinora consumava e sperperava) non riesce (non
può) più consumare e sperperare. Di fronte a questo dato evidente
tutto o quasi risulta inadeguato. L’Europa dell’euro è al palo.
la Grande Germania rallenta. L’Italia è in deflazione e le
riforme taumaturgiche del giovine Renzi passeranno come acqua fresca
senza scalfire minimamente una tendenza irreversibile. Di tutto ciò,
per non aggravare la situazione, proponendo rimedi peggiori del male,
più presto se ne prenderà atto meglio sarà. Quindi? Quindi, dato
che al peggio non c'è mai fine, prima che sia troppo tardi non solo
per l'economia, ma per la Terra stessa, urge capire
che siamo al capolinea. Che l'ecologia precede l'economia e la
ricomprende e non invece, come putroppo la maggioranza crede, il
contrario. Ma non è facile governare miriadi di interessi
contrapposti che tangono
oltre sei miliardi di individui. È verosimile che il sistema
collassi prima che ad uno dei tanti tavoli politici intergovernativi
si riesca a convergere su un tentativo di soluzione "altra"
condivisa. Nel frattempo, sperando nella clemenza degli Dei
sarebbe necessario appunto entrare in un’altra mentalità. Dai
governanti ai governati. A livello nazionale e a livello locale.
Ecco, se Zanon & C. - per tornare nel nostro orticello di casa -
avessero perseguito da subito le politiche promesse in campagna
elettorale, vincendo la sudditanza psicologica subito evidenziata
nei confronti dei predecessori e non avessero riproposto e se
possibile ampliato lo sport
et circenses tanto caro
alla vecchia giunta, ora qualcosa nel sentire dell'opinione pubblica locale, sarebbe (forse) cambiata.
A.D.
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