Stagione
agricola e apistica da dimenticare. E' finita con un bottino molto
scaso l'annata colturale 2014. Tutto merito di dio pluvio che da
oltre cinque mesi non concede tregua. Dopo un inverno umido e
calavernoso come mai si ricordi, l'ultima quindicina di marzo,
con un sole caldo e un cielo limpido aveva illuso. Taŝi
che fòrsi... E invece
l'abbaglio è durato poco. Da aprile in poi, con una sola breve
parentesi intorno alla prima decade di giugno,
l'incessante susseguirsi di pioggia a pioggia, intervallata da una
qualche mezza giornata o poco più di sole pieno qua e là, ha
compromesso definitivamente la resa delle campagne. Per dare l'idea
dell'assoluta anomalia stagionale basta ricordare che nella maggior
parte del territorio di Fiemme non si è ancora riusciti a effettuare
il primo sfalcio dei prati. Riguardo alle patate, i cui quantitativi
di prodotto sarebbero stati buoni, il dramma si è consumato repentino un
venti/venticinque giorni fa. Sino a fine luglio infatti le colture,
tranne qualche pianta 'ntramèzo,
erano apparentemente sane. I campi a terreno aperto drenante erano
riusciti a sopportare la sovrabbondanza d'acqua e se domine
dio almeno in questo ultimo mese
ci avesse messo una pezza qualcosa probabilmente si sarebbe salvato.
Purtroppo anche in questo caso nei confronti dei campesinos
non c'è stata magnanimità. La peronospora sino allora incombente ma
non conclamata ovunque ha "bruciato" a vista d'occhio tutti
i coltivi in poco più di una settimana e al quadro tutt'altro che
festoso dei prati di questa memorabile estate si è aggiunta altra
desolazione. Risultato finale a fine raccolto: te tabià ašše dal fen öde e te i òlti patate marce. Comunque sia - come che diss 'l Ceschele - resta "almanco la sodisfazion de aver fato fadiga!"
Riguardo
al miele se possibile è andata ancora peggio. Gli apicoltori sino a
un certo punto della stagione erano fiduciosi. Le api - come si sa
- riescono davvero a fare miracoli anche in presenza di andamenti
meteorologici sfavorevoli. Difatti, più o meno sino a metà giugno
gli alveari più forti erano riusciti a
provéder valghe. Poi
anch'essi hanno alzato bandiera bianca. In Trentino-Alto Adige a
consuntivo la produzione media dell'anno è risultata inferiore del
70% - 90% rispetto a una stagione ordinaria. Insomma a questo punto
anche se le rogazioni
sono passate da tempo e per quest'anno quello che è stato è stato,
non ci resta che pregare che almeno dopo tanta grazia non si ripeta
la stagione invernale scorsa. Altrimenti o l'ipocondria s'impadronirà
di ognuno di noi o ci trasformeremo tutti in rane o
boagnoli.
A.D.
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