18/12/11

SE NON ORA, QUANDO?





“Se non ora, quando?” ripeteva l’altra sera un parlamentare dell’IDV, durante la dichiarazione di voto sulla fiducia alla manovra Salva Italia. Ed elencava un rosario di azioni e di provvedimenti che Monti e il suo governo ‘tecnico’ avrebbero potuto fare ed adottare a ‘saldi invariati’, senza dover infierire sulla base sociale e senza pregiudicare quindi la ‘pace sociale’ in questo difficile momento. Così invece la casta, non solo quella politica, è salva e se la ride, ma, sia chiaro, si sarebbe salvata e avrebbe potuto ugualmente ridere, anche se il peso della ‘bastonata’ fosse stato scaricato interamente su di essa. Ma tant’è. Questo hanno deciso i ‘tecnici’, facendo però, imperdonabilmente, un clamoroso errore di valutazione della situazione, dalle conseguenze politico-sociali imprevedibili. Perché sottovalutare un richio così alto? Perché essi tra un anno non ci saranno più? Probabile: era destino che a loro toccasse di fare il lavoro sporco. Magari però semplicemente perché cane non morde cane.
Riproponiamo dunque la domanda: se non ora, quando? Non è facile prevederlo esattamente. Di sicuro non subito, forse entro i prossimi 12 – 24 mesi. Non perché i tempi non siano maturi, non perché i presupposti materiali non ci siano tutti, ma perché la massa d’urto non è ancora pronta. Scrive infatti lo storico Luciano Canfora in “Critica della retorica democratica” – Editori Laterza : “…il fondamento delle rivoluzioni è innanzi tutto la tensione morale. Senza nulla togliere, ovviamente, ai presupposti materiali, in assenza dei quali nessuna crisi si innesta, qui intendo per “fondamento” quel quid della psicologia collettiva che effettivamente mette in moto il sommovimento rivoluzionario: il quale non è mai inevitabile, e che, per esplodere, ha bisogno della diffusa convinzione dell’insostenibilità dell’ordine esistente e della convinta scelta di mettere in discussione tutto, dalla tranquillità di vita alle certezze quotidiane. Questo “salto” gravido di conseguenze estreme non è mai compiuto alla leggera da nessuno (…). Molte volte esso sarebbe possibile, ma rare, rarissime volte effettivamente accade: appunto perché è una scelta radicale, che sconvolge l’intera esistenza e richiede slancio e tensione morali molto al di sopra della media, spesso propiziati da condizioni eccezionalissime, come una guerra catastrofica (1917) o l’improvvisa rivelazione dell’incredibile debolezza del potere (1789).”
La rivelazione dell’incredibile debolezza del potere è sotto gli occhi di tutti. La tensione morale è stata però cancellata da un pezzo, quantomeno da quando al potere è asceso l’Uomo della Provvidenza con la sua corte di puttane e di lacchè: ricostituirne un quantitativo sufficiente alla bisogna, non sarà cosa né di un giorno né di due. La convinzione dell’insostenibilità dell’ordine esistente dipende invece da quanto la casta dell’informazione giornalistica, soprattutto quella televisiva (con le sue Lucia Annunziata, le sue Lilli Gruber, i suoi Fabio Fazio, eccetera, sempre compiacenti e indulgenti nell’ intervistare i potenti di turno, col sorriso e la tranquillità di chi, grazie a contratti, appunto, ‘da casta’, sta al riparo dalla tempesta in corso) riuscirà ancora ad anestetizzare la coscienza collettiva, sopendo la voglia di riscatto di quel popolo che ogni sera si pone in tele-ascolto, davanti alla scatola magica, prima di coricarsi.

L’Orco

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