18/08/10

LETTERA A UN ILLUSO


Caro Ario, lascia che te lo dica, sei un illuso. Ma come fai a credere che si possa davvero fondere la cultura dei freschèri con quella di noi villani di monte? Non c’è niente da fondere, è già fusa. Ormai noi siamo come i freschèri, in tutto e per tutto.
Ragiona: che cosa distingue i nostri paesi, le nostre abitudini, il nostro modo di vivere la giornata dalle città, dalle abitudini dei Milanesi, dal loro modo di vivere? Di quale cultura diversa da quella di un qualsiasi abitante di città siamo depositari? Osserva il nostro paese. Osservalo in un qualsiasi momento dell’anno, fatti una tonda. Che cosa vedi? Fai mente locale. Pensa a una città, una a caso. Non vedi qui le stesse cose che “vedi” là? Non ti pare che la gente di qui parli la stessa lingua alienata di quel luogo? Che i miti di quella città siano gli stessi che sono da tempo i nostri miti? Francamente io non riesco a trovare alcuna differenza. Sì, tu sei ottimista! È una tua caratteristica. Pensi che in fondo in fondo un qualcosa di impercettibile, di diverso, comunque ci sia. Che questi luoghi, per meglio dire, gli spiriti di questi luoghi, abbiano lasciato un quid di autenticità anche in quei compaesani che, oltre ogni concessione di fiducia, non si potrebbero certo definire dei nossi.
Ma purtroppo ti sbagli, non è così. Siamo, in tutto e per tutto, uguali. La moneta cattiva scaccia sempre quella buona. La contaminazione turistica degli ultimi quarant’anni ci ha “regalato” soltanto cattivi modelli. L’interscambio c’è stato, ma a nostro svantaggio. L’unica cosa che abbiamo ceduto ai turisti, a carissimo prezzo, è stato il nostro territorio. Cultura, proprio per niente. Noi sì invece abbiamo assorbito la loro cultura fatta di alienazione, di ritmi sbagliati, di artificiosità, trasformando così i nostri paesi in “succursali” della città.
Mi ritornano in mente gli auspici fasulli di Malossini, politico in auge verso la fine degli anni 80 del secolo scorso. Il Nostro sosteneva che i mondiali (fu lui uno dei promotori della prima edizione di quella bella trovata) avrebbero portato opportunità di interscambio culturale a iosa, dalle quali avremmo tutti tratto gran beneficio. Se qualcuno quel gran beneficio riesce a vederlo, batta un colpo.
Certo l’ex golden boy della politica trentina, caduto poi presto in disgrazia, non poteva immaginare che l’onda pestilenziale della globalizzazione avrebbe omogeneizzato velocemente tutto quanto.
La situazione è così compromessa che a questo punto penso non ci sia più niente da fare. E allora meglio toglierci questa veste ipocrita e posticcia di “diversi”. La diversità è reale se la si pratica sempre, ogni giorno, non un giorno all’anno (e nemmeno 15 come tu suggerisci). Nello specifico, soltanto se le tradizioni sono vive e sono dentro la vita di tutti i giorni. Se si ha rispetto dei luoghi e della gente che li abita, se quel rispetto lo si pretende e lo si impone anche a chi quei luoghi vuole frequentare o abitare. Diversamente, se il sentire di chi da sempre qui ha abitato non è profondamente in sintonia col suo passato e altre culture hanno soppiantato quel sentire, non si può avere la pretesa di inculcare ad altri ciò che non fa più parte del proprio DNA.
Mentre tu quella sera te ne stavi a Capriana ad ascoltare il recital di Paolo Morelli e di Costanza Maestranzi, in quel paese che tu ami perché ha ancora il ritmo dei paesi di un tempo, io ero qui, nascosto tra la folla. E li guardavo, li ascoltato, freschèri e valligiani, mentre girovagavano “spaesati” di corte in corte. Non c’era stupore nei loro occhi, non c’era piacere vero per quel rispolvero. Facevano parte di una recita, erano comparse in una delle tante manifestazioni pseudo rievocative che ovunque gli si sbrodolano davanti in questo periodo. Parlavano di euro da spendere, di quale sequenza della gozzoviglia fosse più opportuno adottare, per non vomitare prima della fine del giro. Per loro, freschèri e valligiani insieme, quella tonda rappresentava soltanto un passatempo di qualche ora, così tanto per lenire appena appena la noia.
Ti do un consiglio. Anche se la questione ti sta a cuore, non insistere, lascia perdere. Come si dice, non c'è più sordo di chi non vuol sentire. Stammi bene. Ciao.

L’Orco

16/08/10

TESERO, VERSO IL 2012 SERENAMENTE


Il clima è impazzito, non ci piove. Anzi, ci piove eccome e, alternativamente, fa pure un caldo boia. Le mezze stagioni non ci sono più. Le variazioni meteo non hanno più gradualità. Si passa, ad ogni latitudine, dal diluvio universale alla siccità nel giro di un amen. Insomma non siamo messi bene. Ma l’importante, come osservava recentemente Beppe Grillo, è vivere come se nulla fosse, tranquillamente, inconsapevolmente. La Protezione Civile avrebbe una cosa molto importante da fare: prima ancora di accorrere, sempre più frequentemente, sui luoghi dei nuovi disastri, dovrebbe educare, educare ed ancora educare. Far capire che tutto si tiene. Che nuovo inurbamento, nuova cementificazione, nuove strade e l’iper-mobilità che ne consegue, sono la principale causa di ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi. Dal Pakistan (terzo mondo) alla Russia (secondo mondo), dalla Germania (primissimo mondo) alla Polonia (primo mondo), dalla Calabria (? mondo) all’Altopiano di Piné (primo mondo)… Siccome però nuovo inurbamento, nuova cementificazione, nuove strade e iper-mobilità sono i presupposti di questo sistema socio-economico che non vuole assolutamente riformarsi, la Protezione Civile, che fa parte di questo sistema, ben se ne guarda dall’intraprendere quell’auspicata azione educativa. Insomma, ridendo e scherzando, siamo alla resa dei conti e, Cicap o non Cicap il 2012 si sta avvicinando. La fine del mondo è alle porte e nessuno vuole farsi prendere di sorpresa...
C’è reticenza, ovviamente. D'altronde l’ Autorità è tenuta al segreto d’ufficio. Ma la cosa è ormai di pubblico dominio. Lo sanno anche i sassi. I segni che precedono il suono delle 7 trombe e la riunificazione delle 7 chiese si stanno rincorrendo sempre più velocemente. Dunque anche a Tesero, consci dell’ineluttabilità dell’Evento, ci si sta preparando, ma senza troppi affanni, addirittura con serenità, perché il paese delle Corte e dei Presepi ha un asso nella manica. Un amuleto che lo proteggerà, anzi, una croce. La grande croce azzurra dei Piani da Fia, eretta alcuni anni orsono a presidio del borgo. Quando i 7 sigilli si apriranno, le 7 trombe squilleranno e i 4 cavalieri dell’Apocalisse nell’alto dei cieli sorvoleranno il Pianeta, nel supremo momento del dies irae, quel segno, fatto issare con prodigiosa preveggenza da alcune pie donne del luogo, garantirà l’intangibilità del nostro territorio!
Ma della croce c’è chi si fida e chi no, perciò, sinergicamente, iniziative scaramantiche o propiziatorie finalizzate a limitare i danni, comunque possibili, si susseguono. Ricordiamo brevemente le due più recenti.
Sabato 14/08/2010. Gli Astrofili Fiemme guidati dall’insuperabile Mario Vinante (unico astrofilo al mondo autorizzato a “darghe del ti” a mostri sacri dell’astrofisica quali Margherita Hack o Umberto Guidoni) si ritrovavano per l’ennesima volta in quel di Pampeago a rimirar… la pioggia. Ora, poiché a memoria d’uomo le serate osservative del Gruppo sono sempre iniziate, trascorse e finite a tarallucci e vin brulé per mancanza di… firmamento, gli ingenui si potrebbero chiedere come mai puntualmente il maltempo ci si metta di traverso. La risposta è semplice: il presidentissimo sa già tutto. Sì, proprio lui, che appena qualche giorno fa “firmò” l’ennesima serata Cicap dall’inequivocabile titolo 2012, Mai dire Maya… Lui, altro che no, sa perfettamente che la Fine avverrà, come da tempo annunciato, proprio il 22 dicembre 2012. Perciò, con la previdenza e la sagacia dei grandi capipopolo, si sta preparando. Essendo egli, tra l’altro, un tuttologo di fama, conosce esattamente e con grande anticipo la situazione meteorologica annuale e quindi da qualche anno predispone i calendari delle serate osservative proprio nei giorni di pioggia sicura. "E' pazzo!" penserà qualcuno. Macché! E' un genio! Infatti quando il firmamento imploderà, il suo gruppo, grazie alla croce azzurra dei Piani da Fia, rimarrà l’unica associazione astrofila del globo e a quel punto, senza più stelle da rimirare non potrà far altro che far puntare i telescopi verso le nuvole cariche d’acqua e le saette temporalesche, che sovrasteranno l’unico pezzo di cielo rimasto sulla Terra, quello di Tesero.
Domenica 15/08/2010. La direzione del coro Genzianella, nonostante le previsioni da bollino rosso di Meteo Trentino annunciate già il sabato innanzi, anziché annullarlo confermava inopinatamente l’appuntamento canoro outdoor ai piedi della montagna di Tesero da tempo in calendario per le celebrazioni del 60° di fondazione. Un azzardo del tutto inusuale e razionalmente inspiegabile. Ma tant’è. Così, tra folgori, tuoni assordanti e biblici scrosci d’acqua, letteralmente immersi nella tempesta, zuppi d’acqua oltre ogni dire, gli stoici coristi, fantozzianamente, si esibivano, all'alba di Ferragosto, al cospetto di un pubblico assonnato e stranito sui pascoli di Pampeago.
Purtroppo, causa le fittissime calaverne, non fu possibile calcolare con esattezza il numero degli spettatori presenti all’antelucana performance vocale. In paese, domenica sera, si vociferava fossero stati circa 7.
L’apparente difficile interpretazione di questo secondo episodio non induca in confusione i lettori. Tutto è ormai chiaro. Come si spiegherebbero altrimenti la masochistica, gratuita abnegazione di cantanti e uditori e quel ricorrente e inquietante numero 7, se non come segno ulteriore dell’imminente fine dei Tempi e del successivo Giudizio Universale?

A.D.

PASSAPAROLA - 16/08/2010

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

MINU
Foto di Sabina

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