27/08/10

STRANE IMPRESSIONI D’AGOSTO


E’ un’anomala fine d’agosto, sembra luglio ma è già quasi settembre. Si attendono le prime mosse nel “nuovo” Palazzo. Ma forse non c’è niente da muovere. Vedremo. Però ho sentito che in Consiglio qualcuno ha indecorosamente appellato la nuova maggioranza con un “siete delle facce di merda” o qualcosa del genere, ma il racconto de relato mi è giunto impreciso.
In compenso (compenso di che?) il paese brulica di novelli John Travolta e Olivie Newton John che per questa settimana di tarda estate, come da un po’ di anni in qua, stagestano o stagistano (l’ortografia di questo improbabile verbo mi è ignota).
Sono le 7 e 40. È già ora di uscire. Come ogni mattina devo ritirare la bici in via Fia. Sul cantone del bar Topo incrocio il Mario (quello de la Mi.Sa.Po.) che scende da Cavada. Mi dice che sü par Tó l’interpretazione della segnaletica stradale adesso è libera. Mario, che non tituba mai, ha prontamente informato del fatto il Vicesindaco. E il Barbo, a stretto giro, gli ha risposto di pazientare, ché quasi tutta la squadra dei vigili urbani è in malattia… In agosto? Sì, in agosto! Penso per un attimo ai bei tempi andati, quando c’era la Sendy… Ma, a proposito, dov’è la Sendy? Avrà cambiato lavoro? Non la vedo da un pezzo. Ah, come le faceva bene le multe la Sendy Saluto il Mario e proseguo. Cinquanta passi dopo incontro un altro Mario (il Fanin) con un innaffiatoio in mano. Ieri sera aspettava il temporale, ma è riuscito a vedere solo lampi. Ci salutiamo e lui mi chiede serio se posso procurargli un fusto d’ olio minerale vuoto da 200 litri. Con quell’innaffiatoio in mano, sulle prime, penso a un deposito d’acqua per l’orto. Poi allude ed intendo. No, niente acqua per l’orto. “’l me serve par farme ‘n tambüro. La olta che ven vöi sonar an mi al concerto rock! Ma che madonega de paes èlo sto qua!” mi dice. “No ghe bastavelo ‘na bateria? E via püra la bebi denc ma che adesso se cognisse sorbirse an i batidori de bidoni!” Penso per un attimo a Ezio, che mi invitava proprio ieri a trovare il risvolto positivo delle cose, e allora rispondo al Mario: “Che vös farghe, l’è cossita. Ma se te te laghes nar l’è ben bel”.
Mi accommiato e proseguo. Il resto della mattinata se ne va come al solito, e il pomeriggio anche. Però fa caldo, molto caldo. Per la prima volta, in un bollettino meteo (quello di Arabba) trovo l’inquietante locuzione “temperature anormalmente superiori alle medie del periodo”! Rivedo quei segni… e tocco ferro.
È già quasi sera. Verso le 18,30 ripasso te Cavada. La scena vivente sembra un dipinto. Imperturbabili agli eventi, davanti al "Topo" ritrovo gli statici avventori del bar con birre, gassose e panini in mano. Giovani descamisados in tenuta spiaggia con calzature in plastica colorata attorniati da giovinette bellocce e allegre, leggermente alterate, guardano i passanti. Mi sfugge qualcosa? Non vedo l’Oscar! O forse c’è, ma non ci faccio più caso e la sua presenza mi è indifferente. Lui ormai fa parte dell’arredo.
Alle 19 ceno veloce e alle 19 e 20 circa prendo la tanica col beveron par le ave e in bici mi reco a fieterar i miei appuntiti imenotteri. C’è covata ancora fresca in abbondanza nei nidi. Strano. Altro segno? Mah! Per sicurezza comunque tocco ancora ferro. Di ritorno dall’apiario incontro la Silvana davanti a San Rocco mentre sale con una sporta in mano, dalla quale spuntano carte elastiche colorate. Intuisco facilmente dove si stia recando. Con lei ho confidenza. Le chiedo quindi perché vada a trovare il don a quell’ora e con quelle carte. Mi risponde che sta preparando la lotteria di San Bartolomeo. L’incasso, sperabilmente cospicuo, servirà per l’acquisto di un trattore usato da regalare a un missionario di Moena, che da anni lavora in Africa. A be’, allora. Brava, Silvana. Lei è ciarliera, parliamo ancora un po’ e poi la saluto. “Notte.” “ Notte”.
È già quasi buio e la canonica è stranamente “spenta”. Il coro di chiesa è in vacanza e anche il gruppo missionario. In canonica regna la pace… delle orecchie. Nei saloni del bel caseggiato dalle 100 finestre il reverendo può meditare.
Finalmente rincaso, sono le 21 e 27. Per tele non fanno più niente che meriti e accendo il pc. Apro il file musicale (copiato da un CD che mi ha prestato il Flavio) del poema sinfonico “L’Isola dei Morti”. Cerco su google immagini l’omonimo quadro di Böcklin e mi lascio andare con la fantasia. È inquietante vedere e ascoltare insieme l’immagine di quel dipinto e la musica di Rachmaninov che esso ha ispirato. Il quadro, di un cupo romanticismo, ha qualcosa del Dorè. Ma non so cosa. È l’ultimo pezzo del disco, poi torna il silenzio. Apro la posta elettronica. Niente. Da oltre 10 giorni sto aspettando che Settembrini si faccia vivo. Eppure mi aveva garantito che lo stava per ultimare quel certo importante lavoro che aspetto da tempo. Spengo il pc. Sono stanco. In questo momento via Stava è tranquilla.
Che strano, penso. E ritocco ferro.

A.D.

2 commenti:

  1. Caro Euro,
    pensa al privilegio che hai, o meglio, che abbiamo nel poter disporre degli strumenti, personali e tecnologici, per poter gustare "L'isola dei morti" di Rachmaninov ed ammirare il capolavoro di Böcklin. Tutto questo tramite lo schermo e le casse del PC. Questi sono i risvolti positivi della modernità cui faccio riferimento. Finché poi i tamburi si limitano ad accompagnare innoque danze per pochi giorni, poco male. Ben peggio sarebbe se accompagnassero ancora una volta quegli eserciti che pochi decenni fa marciavano “a difesa dei nostri valori”, dati ovviamente come universali. Quelli sono i tamburi che mi spaventano. E mi spaventa ancor di più il fatto che qualcuno vorrebbe vederli ancora per strada.

    Ciao, Ezio

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  2. E' vero, non si vede più l'Oscar... Sarà mica colpa della Chiara?

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VIA STAVA ANNI '30

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