30/03/10

CONSIGLIO SÌ, CONSIGLIO NO …


Prima che i galli cantino vorrei tornare su due commenti di un po’ di giorni fa (Ezio e “Godot 1”) che, a proposito di elezioni, informazione politica e candidati, manifestavano in modi diversi uno sconcerto che condivido anch’io. Come sapete, sono tre anni che questo blog “provoca” e stimola a ripetizione gli amministratori locali, invitando implicitamente Tizio e Caio a dire qualcosa. Risultato? Zero. Nessuna reazione. Guai a chi parla.
Ma al di là di questa pietosa contingenza, che più che altrove a Tesero è macroscopicamente evidente e su cui tornerò più avanti, da tempo mi sono convinto che l’istituzione del Consiglio comunale, data l’attuale legge elettorale regionale, non abbia più alcun senso (pur rendendomi conto di essere in questo momento incoerente). È un consesso inutile, talvolta addirittura pericoloso. La sua forza propositiva, semmai ne abbia avuta una, con questa legge, risalente a quasi vent’anni anni fa, è stata del tutto annullata. Il rapporto di forze che viene a determinarsi in modo automatico all’interno del consesso municipale impedisce all’opposizione di esercitare l’azione di pungolo, che le competerebbe, in modo degno. Tanto per esemplificare, se il 16 maggio prossimo ci fossero solo due liste in competizione, andasse a votare l’intero corpo elettorale e la lista vincitrice ottenesse il 50% delle preferenze + 1 (in pratica quindi l’esito fosse di parità assoluta), metà dei votanti si ritroverebbe con una rappresentanza già azzoppata prima di iniziare e non corrispondente alla volontà espressa. È lampante dunque la non “democraticità” di questo sistema. Ma non è solo questo. A Tesero c’è molto di più. L’esercizio dialettico all’interno del Consiglio, se non del tutto assente, è per atavica abitudine intimorito e mortificato dall’uso a fini personali del potere, e, per ovvia conseguenza, la cittadinanza non manifesta la benché minima “coscienza politica”. La popolazione mediamente è, come ho già scritto, molto, molto distratta e disinteressata. Tranne nell’imminenza del confronto elettorale quando si scatena, per modo di dire, un parteggiare di tipo calcistico, da tifoseria ultras, irrazionale e irragionevole. Ne sono prova le fideistiche dichiarazioni di stima che si susseguono da quando si è palesata una seconda lista competitrice. Dichiarazioni del tutto ingiustificate visto che nessuno sa ancora in cosa questa seconda lista intenda differenziarsi dall’altra. Credo abbia ragione il signor Mich, che in un commento sul blog si stupiva di tutto questo inspiegabile entusiasmo. Ciò che offre il “convento” di questo paese non è dunque un granché e con questa base sociale diventa anche molto difficile selezionare personale politico all’altezza del compito. Infatti, se i candidati che ci ritroveremo sulle schede elettorali sono quelli di cui si parla, è evidente che ancora una volta si rimesteranno gli stessi “ingredienti” che sono nel menù del “Gran Cameriere” da oltre 20 anni in qua, con piccole entrate ininfluenti e qualche logora uscita di scena. Questa purtroppo è l’inevitabile conseguenza di un sistema di “promozione sociale” organizzato scientemente attraverso l’associazionismo locale che impedisce l’emancipazione e l’autonomizzazione politica dei suoi affiliati (vedasi post “Tesero e le sue Associazioni”). Ecco perché, pur nel rispetto di quelle persone, dico che si può tranquillamente fare a meno del Consiglio. E lo dico con giudizio, perché ho l’esperienza per poter affermare che forse nemmeno uno di costoro (sicuramente non la maggioranza di essi) ragionerà nel merito delle cose importanti che implicheranno conseguenze durature sul nostro paese. Con facile profezia posso scommettere che codesti signori faranno i “politici zelanti” soltanto su questione residuali, delegando il giudizio sulle cose fondamentali ad altri, magari, tanto per non ripeterci, a quelli di Trento o… di Carano. Qualcuno, con delega speciale, si preoccuperà del buon esito delle Corte, qualcun’altro dei “poveri bacani”, altri ancora delle smanie di commercianti ed artigiani che auspicano migliori abbellimenti nel periodo natalizio o pretendono un luogo più degno ove organizzare la mostra dei prodotti locali... La forma mentale è nota e il loro orgoglio è massimamente soddisfatto quando possono salire sul palco per dire banalità. Là si sentono importanti, ammirati, finalmente “arrivati”. Ma è tutto lì, niente di più. Quando invece sono chiamati a dibattere e discutere su questioni di rilievo, come, ad esempio, l’ipotizzato prossimo collegamento stradale Fondovalle – S.S.48, l’ampliamento del piano di fabbrica, la localizzazione della nuova scuola musicale (che, ad avviso di molti, nella struttura dell’attuale Ricovero Giovanelli, avrebbe trovato una soluzione logistica ottimale), o ancora, quella del Nuovo ricovero Canal, eccetera, sulle quali ci si aspetterebbe (ci si sarebbe aspettati) ampia e profondissima analisi (leggi, per dare un’idea, intervento di Evgeny sul blog a proposito della Milón/S.S.48) essi storicamente hanno sempre dimostrato di essere non già “le 15 migliori persone del paese”, ma le ultime 15. Tranne i soliti due o tre che curano interessi di bottega (endemicamente presenti in Consiglio), gli altri non sanno, non dicono, non hanno un’opinione nel merito.
Io credo che chi desidera scendere nell’agone politico (si fa per dire, naturalmente) innanzitutto dovrebbe avere tre qualità imprescindibili: SENSIBILITA’, ONESTA’, CULTURA, e in più ESSERE UOMO DI PENSIERO. Abituato cioè a pensare e ragionare sulle cose. Se mi si concede l’esagerazione, dovrebbe essere filosofo e filantropo!
Un tempo, qui, per eliminare un concorrente politico che altre pecche non aveva, si usava dire: “No l’è nian bòn da far i sò mestieri, voléo che ‘l faghe quei de i altri?”. Per paradosso dovremmo invece proprio auspicare che chi governa sia temporaneamente incapace di curare il proprio tornaconto e sia invece capace di pensare le cose della comunità in generale, senza farsi distrarre dall’interesse personale. Non un marinaio di piccolo cabotaggio, dalla visione particolare e ristretta, bensì un navigatore con una visione del tutto e che sappia cogliere e prevedere con lungimiranza le complesse interazioni conseguenti che ogni azione amministrativa riverbera sul quadro generale. Questa, penso, dovrebbe essere la dotazione minima del “bagaglio tecnico” di un aspirante candidato per venir inserito in una lista. Vedo invece che anche in questa occasione si è preferito valutare e scegliere i candidati in base alle solite categorie sempre care a questo corpo elettorale: il riconoscimento sociale, l’immagine, la visibilità, lo zelo, la simpatia, l’ambizione personale. Forse (e me lo auguro) questa volta sarò smentito dai fatti, ma ne dubito fortemente.

Ario Dannati

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