22/02/10

LA COMPLESSITA' ENERGETICA




Come ci aveva promesso, riceviamo da Michele Vinante (Baldesalin) alcune sue considerazioni sui futuri scenari delle produzioni energetiche nostrane e non. Seguono un suo precedente intervento pubblicato nel post PIU' SCIENZA E MENO ETICA? Ci auguriamo che lo scritto, di cui ringraziamo l’Autore, pur nella sua obbligata brevità, possa aiutare i lettori a farsi un’idea del complesso problema energetico, e, in particolare, della paese. controversa e inquietante questione del rilancio nucleare in Italia.

Caro Orco,
grazie per lo spazio che mi concedi e scusa il tempo passato dalla prima parte della mia risposta al post di Bertani. Dunque, il nocciolo della questione è il ritorno alla produzione di energia elettrica grazie alla fissione nucleare in Italia (argomento per altro di strettissima attualità anche oltreoceano). Comincio subito col dirti che pur dichiarandomi pro-nucleare questa scelta non mi convince. Il motivo è molto semplice: in Italia non esistono le condizioni “ambientali”. Mi pare assurdo essersi fatti condizionare da un referendum che nemmeno ce l’aveva il potere di far chiudere le precedenti centrali e a distanza di vent’anni ripensarci. Tra l’altro promettendo incentivi economici che invece, quelli sì, sono stati cassati proprio dalla “volontà popolare”. Abbiamo rinunciato a quattro centrali funzionanti e tecnologicamente e gestionalmente neanche paragonabili con l’Ucraina e ora, con il clima culturale e l’opinione pubblica che c’è in Italia, vogliamo ripartire da zero. Ma come si fa in un paese in cui al tentativo di stabilire un deposito per le scorie la rivolta è stata tale che si è preferito rinunciare ad affrontare il problema, a pensare di imporre siti per nuove centrali? Come si fa in un paese in cui non si riesce quasi a raccogliere e smaltire l’immondizia, affetto com’è da una sindrome NIMBY assurda e irresponsabile, a ragionare in questi termini? Abbiamo regioni che mettono la moratoria persino sull’eolico, e in campo energetico ci sono proteste (quando non boicottaggi) per ogni cosa, dalle linee dell’alta tensione ai rigassificatori. La sindrome non risparmia nemmeno i nostri politicanti che, coerenti nella loro incoerenza, si proclamano d’accordo col governo sulla necessità di un contributo alla produzione energetica nazionale da fissione nucleare, ma “non nella mia regione, ha già dato a sufficienza”. Non sia mai che troppa simpatia per l’argomento mi faccia perdere le elezioni! D’altronde sono sufficienti i sondaggi on-line che, per quello che valgono dal punto di vista statistico, illustrano bene l’aria che tira. Dal Corriere alla Repubblica (più nel secondo caso) la risposta è un chiaro no. E figurarsi se si chiedesse “vorreste una centrale nucleare entro trenta chilometri dal vostro comune di residenza?”. Insomma, se per la TAV (altra attualità strettissima) si sono mosse intere popolazioni che cosa dovremo aspettarci qui? Tornando al post, la lettura mi vedeva inizialmente ben disposto perché puntare (anche) sull’eolico off-shore mi sembra una scelta ragionevole. Meno realistico è dire che grazie a questo, più il solare termodinamico e le biomasse, avremo risolto il problema energetico (perché questo emerge dal pezzo). Perché trascurare il fatto che in ogni caso, finché non si trova qualcosa di veramente alternativo, la parte del leone continuerà a farla, e per parecchi anni, il gas? Questa, che io interpreto come disonestà intellettuale, insieme alle famose esperienze biodinamiche passate, mi portano a diffidare (sono prevenuto, lo ammetto) del personaggio. Aggiungiamoci poi il carico da undici, Rifkin, e il gioco è fatto. Con un elemento del genere, uno che propugna l’idrogeno come “fonte energetica” rivoluzionaria, non si può pensare di programmare una politica energetica seria e realistica. Non basta portare “certe idee” ad un certo livello se le idee non sono concrete. Così l’opinione pubblica la si illude, mentre se c’è un campo in cui è indispensabile stare con i piedi ben piantati per terra è proprio quello energetico. In quest’ottica il nucleare si presenta come uno dei tanti contributi (non l’alternativa per eccellenza) al paniere delle energie. Con pregi e difetti. Il punto è che per alcuni tali difetti sono inaccettabili mentre io ritengo che (in una nazione civile, una a caso: gli USA) ci si possa convivere. Il problema delle scorie: è ovvio, non ho la bacchetta magica; mi limito a osservare che esistono impianti per il riprocessamento del combustibile esausto a elevata radioattività come La Hague in Francia e Sellafield in Inghilterra. Qui le scorie provenienti dai reattori nucleari europei sono dissolte e separate in uranio, plutonio e soluzioni altamente radioattive. Questo trattamento permette di riciclare il 97% del combustibile, lasciando appena il 3% di scorie. L’uranio e il plutonio recuperati sono rispediti alle centrali di provenienza per essere utilizzati nuovamente come combustibile, mentre il minimo residuo deve essere stoccato. Se rinunciamo a tutto questo (aldilà dell’eredità di Caorso, Trino, etc.) siamo tranquilli? Non credo. Molti, nell’euforia di dichiararsi denuclearizzati (bel merito: tanto vale proclamare il proprio territorio privo di marziani), dimenticano che le radiazioni nucleari non sono solo uno sgradevole effetto secondario delle centrali o della bomba atomica. Hanno un importante ruolo in campo medico (radioterapia), ma è più comodo fare finta di niente e soprattutto dimenticare che anche in questo caso si ha una produzione di scorie. E tutt’ altro che trascurabile, quindi il deposito serve comunque. Detto questo, nel nostro piccolo sarebbe stata già buona cosa portare a fine ciclo le centrali nucleari in attività a fine anni ’80, invece di farsi condizionare, per evidenti timori elettorali, dall’emotività derivata da Chernobyl. In conclusione, resto favorevole al nucleare, ben consapevole che è una scelta di compromesso. Quel compromesso che, dicono, Obama preferisca all’emissione equivalente a 3.5 milioni di auto. La scoperta della panacea energetica a colpi di ideologia non mi interessa. Però se posso azzardare una previsione che potrà apparire ingenua, ma positiva, il futuro non sarà del nucleare (almeno di questo), né del fossile (sebbene per molti anni ancora ne dipenderemo in massima parte). Sono fiducioso che la ricerca ci porterà se non ad eliminare il problema scorie, almeno a minimizzarlo. E soprattutto, a lungo termine la vera fonte energetica sarà l’ottimizzazione dello sfruttamento del sole. Ti saluto, Michele

A strettissimo giro dalla fresca Danimarca ci è pervenuta la risposta da parte di Lorenzo Zeni (universitario in quel di Copenhagen) al pezzo di Michele pubblicato ieri. Per non far perdere ritmo al botta e risposta la pubblichiamo con altrettanta velocità in calce al pezzo di Michele. Ringraziamo anche Lorenzo per il contributo alla discussione su questo tema fondamentale che, evidentemente, appassiona la futura classe dirigente teserana molto di più del mesto dibattito politico in corso nel nostro paese.

Finalmente leggo con piacere il pezzo promesso. In linea di massima condivido il parere di Michele. Io, più che definirmi pro-nucleare, mi definirei un non-anti-nucleare. La scelta di reintrodurlo in Italia mi sembra però, come ho sempre detto, discutibile, visti i fattori messi da te in risalto, combinati con la difficile situazione sismica di gran parte del territorio ed il fatto che l’indipendenza energetica di cui si fanno condottieri i nuclearisti è una balla colossale (a proposito di colpi di ideologia). La tecnologia proverrebbe dalla Francia ed i Paesi che dispongono di significative riserve di uranio si contano sulle dita di due mani. Per di più, se si considera il livello di corruzione che esiste in Italia, i costi di ogni opera (buona o cattiva) lievitano abbondantemente e, se ci aggiungiamo la delicata questione della gestione delle scorie, la frittata è fatta (vedi scarico di rifiuti radioattivi da parte della mafia nel mare somalo). Anche assumendo di riuscire a rendere l’Italia un Paese, come dici tu, civile, il nucleare ha anche lo svantaggio di mal coniugarsi con l’integrazione di energie rinnovabili, che sono per natura, ad eccezione della biomassa e in parte dell’idroelettrico, discontinue e fluttuanti, mentre le centrali a fissione hanno bisogno di funzionare a pieno regime e in modo continuo. Ci sono altri Paesi europei che fanno già massiccio uso dell’energia nucleare; perché non pensare ad una maggiore integrazione energetica tra queste nazioni e le altre, dotando le ultime di più fonti rinnovabili? E ancora, fai bene a dire che ci vogliono idee concrete e realismo in merito, ma è anche vero che alla fine dei conti la partita si gioca a livello economico e di conseguenza politico. Se le idee, concrete o no, non vengono portate alla popolazione dai personaggi verso cui tu sei prevenuto, nessuna decisione che non sia dettata dalla necessità di pochi di guadagnare subito può essere presa. Io non dico che si debba prendere per oro colato tutto ciò che esce dalla bocca di Rifkin o Bertani, ma neanche che il loro contributo sia da ignorare a priori. Le soluzioni comprendenti solare, eolico e biomassa (a cui aggiungerei un’intelligente gestione dei rifiuti), del resto, sembrano non essere nemmeno prese in considerazione attualmente; per quale motivo? Il mio parere è che la totale indifferenza della popolazione porta gli amministratori a compiere la scelta politicamente più "facile", dettata puramente da interessi economici di pochi. La politica poi, è fondamentale anche nell’indirizzare la ricerca in cui tu sei, giustamente, fiducioso, nella direzione giusta. Concedimi altri due appunti finali. Il Paese che tu prendi come esempio è, tra gli industrializzati, il meno efficiente da un punto di vista energetico e il simbolo del consumismo estremizzato che abbraccia anche il settore energetico. Forse il risultato ottenibile con le nuove installazioni a fissione sarebbe raggiungibile con una moderata politica di risparmio. Le fonti attendibili di cui parlavi nel tuo pezzo precedente sono, come ben sai, per lo più inaccessibili ai non addetti ai lavori. Quindi, come si può alimentare la discussione? O gli scienziati scendono dall’Olimpo e provano a comunicare il loro sapere, oppure si accetta che le fonti citate non siano sempre di adeguata qualità ed affidabilità. Ad ogni modo, concordo in pieno sul succo del tuo scritto e cioè sul fatto che compromessi devono essere accettati e che il problema energetico dev’essere affrontato con tutti i mezzi a disposizione, e quindi con l’impiego di un mix di risorse. Per concludere, comunque, io resto pessimista. Niente è guidato dalla scienza (come vorresti tu) o dall’etica (come vorrebe Ario). Tutto è controllato dall’economia. Soluzioni diverse si troveranno, o meglio si implementeranno, di certo, quando gli interessi si sposteranno in quella direzione. Sperando che allora non sia troppo tardi... Con l’intenzione di portare un modesto contributo alla discussione, vi saluto,

Lorenzo

3 commenti:

  1. Ciao Lorenzo è un piacere sentirti.
    Sono d’accordo con gran parte delle tue osservazioni: assurda l’idea dell’indipendenza energetica (per non dire delle oscillazioni di prezzo e stime dell’uranio) e USA tutt’altro che modello di virtù in fatto di risparmio energetico. Trovo però che nucleare e rinnovabili si integrino nel momento in cui, e non può essere diversamente allo stato attuale, è il fossile a disporre della flessibilità di fare da tampone, cioè compensare in più o in meno la richiesta. Sicuramente è vero che l’economia detta le scelte, ma subito a ruota c’è la “pancia” dell’opinione pubblica: qui si deve insinuare la scienza, con le persone giuste però perché, per tornare al solito personaggio, di presunti esperti che hanno ascendente sui politici (a scapito di quelli veri, per altro non esenti da colpe in fatto di comunicazione) ce ne sono fin troppi, ma se le idee sono discutibili è meglio farne a meno piuttosto che ingenerare ulteriore confusione. Mi rimane un piccolo tarlo sulle biomasse (qui potremmo aprire l’infinito capitolo dell’appeal che ha il prefisso “bio” sulle “masse”, intese come genti): visto che siamo in tema di compromessi energetici non dimentichiamoci che lo sono anche loro. D’accordo che rispetto al fossile la CO2 è semplicemente “riciclata” e quindi il bilancio è considerato zero, ma non esiste solo il problema riscaldamento globale: ci sono le PM10, gli ossidi di azoto, più una serie di altri inquinanti che nel caso ad esempio del gas naturale tendono a zero. Provocatoriamente potrebbe essere più vantaggioso stoccare tutta la biomassa a fossilizzare e al suo posto bruciare metano! Ad ogni modo mi pare che anche in questo campo la tecnologia si muova in maniera promettente (ottimizzazione combustione, abbattimento fumi…) e comunque personalmente non ho nessuna intenzione di rinunciare al mio fornel a ole!
    Alla prossima,
    Michele

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  2. Due commenti senza entrare nel merito della scienza che non mi compete.
    Michele si chiede "Perché trascurare il fatto che in ogni caso, finché non si trova qualcosa di veramente alternativo, la parte del leone continuerà a farla, e per parecchi anni, il gas?" Credo per motivi ideologici.
    E' innegabile che il gas e il petrolio siano all'origine di due guerre. E benché per l'Iraq si possa dire che l'Europa é semi-esclusa, per l'Afghanistan siamo certi che tutti i governi europei sono lì per il grande gasdotto. Tanto che il programma energetico del vecchio Ulivo era: gas, gas, gas! In barba a Ferrero and co.
    Per quanto riguarda corruzione e malgoverno, chiamati in causa da Lorenzo, noto che esse sono universali per ogni tipo di impianto. La mafia, le grandi aziende non si sono forse già mossi per l'eolico e il solare?
    Grazie per la discussione, i vostri contributi sono stati molto utili per un non-scienziato come me.
    A presto

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  3. Rispondo solo velocemente ad Evgeny, premettendo che l'unico scienziato vero resta Michele.

    La corruzione si è già introdotta eccome in solare ed eolico (ho già sentito delle storielle in proposito). Ed è proprio la certezza di aver a che fare con un sistema corrotto che mi porta a preferire tecnologie che non abbiano gravi rischi intrinseci, quali la sicurezza e la gestione delle scorie delle centrali nucleari. Se proprio dobbiamo essere danneggiati dalla corruzione, lasciamo almeno che il danno sociale sia "solo" di natura economica, e non si estenda a salute ed ambiente.

    Saluto anche Michele: ci sarebbe carne al fuoco per delle ore, eh?

    Ciao,
    L

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