24/01/10

VATICANO S.P.A.


Negli anni Cinquanta inizia a percorrere i corridoi della Santa Sede un giovane sacerdote americano, trasferitosi a Roma per frequentare i corsi di diritto canonico all’Università gregoriana. È un uomo alto un metro e ottantasei, imponente, dal passo deciso. Viene da Cicero, violento sobborgo della Chicago di Al Capone, dov’è nato da genitori lituani immigrati nel 1922. Si chiama Paul Casimir Marcinkus e cresce nella periferia senza legge dove il mafioso aveva insediato il suo quartier generale. Viene ordinato sacerdote nel 1947, dopo l’Università gregoriana, Marcinkus si trasferisce alla Pontificia accademia ecclesiastica, campus per i diplomatici della Santa Sede. Che sia un astro nascente lo si capisce subito. Ad appena trent’anni, nel 1952, già dispone di una scrivania presso la segreteria di Stato. Le voci sul suo ingresso lesto in Vaticano si rincorrono. C’è chi indica nell’allora segretario di Stato, il cardinale Giovanni Benelli, che lo volle subito come collaboratore, il suo mentore. C’è chi legge nelle raccomandazioni americane del giovane sacerdote la chiave che lo introdusse nelle stanze del potere di papa Pacelli (Pio XII), assai sensibile alle tesi anticomuniste del cardinale di New York Francis J. Spellman. Quest’ultima è la ricostruzione più accreditata e merita un approfondimento. In quegli anni di Guerra fredda, il potentissimo cardinale americano è infatti il regista dei rapporti tra Usa e Vaticano e ha modo di consolidare le sue relazioni con gli uomini più influenti dei sacri palazzi, a iniziare dall’ingegnere Bernardino Nogara, l’uomo che aveva reso floride le casse vaticane gestendo i risarcimenti ottenuti dallo Stato italiano con i Patti Lateranensi del 1929. Nel novembre del 1958, alla morte dell’ingegnere, Spellman lo elogia senza remore: “Dopo Gesù Cristo la cosa più grande che è capitata alla Chiesa Cattolica è Bernardino Nogara”. Probabilmente ha ragione. Secondo le stime dello storico inglese David Yallop, Nogara lascia un patrimonio finanziario pari a 500 milioni di dollari di gestione dell’amministrazione ordinaria dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica), al quale sono da aggiungere i 940 milioni di dollari del patrimonio dello Ior che ne maturava 40 solo di interessi ogni anno. La Vaticano S.p.A. è ormai una realtà nel panorama finanziario mondiale.
Con il biglietto da visita del Spellman in tasca, per Marcinkus si aprono molte porte. Non ha il piglio del prevosto. Fuma sigari cubani. Frequenta i salotti, i campi da golf, preferisce le palestre alle sacrestie. Ma ciò che qui più interessa è un incontro negli uffici della segreteria di Stato che andrà a cambiargli la vita, facendo poi precipitare le finanze vaticane. Factotum di Pio XII è infatti Giovanni Battista Montini, allora pro segretario del papa. Un bresciano tignoso. Seppur agli antipodi per stile e carattere rispetto all’imponente sacerdote americano, dopo un’iniziale avversione, stringerà con Marcinkus un’alleanza di ferro.
Figlio di un banchiere, Giovanni Battista Montini diventa papa Paolo VI nel 1963, dopo la morte di Giovanni XXIII. Egli riporterà la finanza della Santa Sede, dopo un periodo di basso profilo, sui binari di una politica aggressiva e spregiudicata. Dettata subito dalla necessità. Francis Spellman fa la spola tra New York e Oltretevere. Appena Paolo VI si insedia, incontra il cardinale americano che pare abbia raccomandato affettuosamente Marcinkus. Poi un piccolo incidente nel 1964. Paolo VI è in visita nel centro di Roma, la folla straripa e quasi lo schiaccia. La prontezza di Marcinkus è fulminea. Sua santità viene portato in salvo dal robusto sacerdote. L’indomani è scelto come guardia del corpo. Diventa il responsabile della sicurezza del papa nei viaggi in tutto il mondo: dall’India alla Turchia, da Portogallo agli Stati Uniti. Nel 1970, durante un viaggio nelle Filippine, Marcinkus blocca un pittore che si avventa sul pontefice con un pugnale. L’americano entra nella stanza dei bottoni. Stringe amicizia anche con il segretario personale del papa, padre Pasquale Macchi, che gode di un fortissimo ascendente sul santo padre. Tra i due l’intesa è immediata. Marcinkus sale i gradini in fretta. Diventa vescovo e viene scelto come segretario della banca vaticana (1971). Ha le idee chiare. Celebre la sua frase: “Si può vivere in questo mondo senza preoccuparsi del denaro? Non si può dirigere la Chiesa con le Avemaria.”

Gianluigi Nuzzi



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