04/12/09

A RIECCOLI!


Non è facile capire, in questo paese, il perché delle cose. C’è un che di antropologicamente misterioso, di unico, la scienza lo ha confermato, non ci sono più dubbi, siamo diversi. Qui dovrebbe venire Brunetta per studiare l’efficienza e il risparmio!
Sono le 7,48 passate da quattro secondi e ho già mandato a cagare il Tibu che sorridente e giulivo a bordo dell’Unimog sta venendomi addosso contromano, in via Fia. È soltanto un momento di debolezza. Un cedimento al nervosismo per un’indigestione notturna. Poi ci ripenso e mi pento per l’irriverenza. Che stupido che sono, al Tibu dovrò chiedere scusa. Siamo o non siamo in emergenza? Certo che sì. E allora è ben giusto che i mezzi di soccorso circolino dove e come gli pare. Le regole valgono per gli altri, mica per quelli che stanno soccorrendo la popolazione isolata da 7 millimetri di neve fresca! Altra cosa è capire perché oggi, proprio oggi che c’è sta cazzo di emergenza, le gomme da neve e i chiodi, che da un mese grattano solo bolognini e asfalto, si rifiutino di fare il loro dovere e che il comune debba dispiegare la sua intera flotta così di buonora! Mah? Forse le gomme invernali di nuova generazione iniziano a lavorare solo quando la neve supera i 20 cm. Boh… probabilmente è così. Dev’essere così!
Comunque ieri sera la mia boccia di cristallo me lo aveva predetto: “Domani mattina ti incazzerai con quelli del Comune”. Di solito ci prende però ogni tanto mi fa equivocare. Difatti, in questo caso, Ciro e i suoi prodi non c’entrano. È tutta colpa del Meteo. La nevicata era prevista da tempo. Per questo erano già pronti con i mezzi prima dell’alba. Ci mancherebbe anche che non lo fossero! La neve è la provvidenza di questo paese: per chi comanda e per chi ubbidisce, per chi sta sotto e per chi sta sopra. Un Ciro (a Lago) la fa, e un Ciro (a Tesero) la fa… destrigàr. Una provvidenza benedetta soprattutto perché, al di là dell’emergenza odierna che
nessuno mette in discussione (l’Abruzzo al confronto è niente…), questo è un periodo di magra per le maestranze comunali e la bianca dal cielo la attendono come la morte attende l’ammalato. D'altronde quando si è troppo efficienti può capitare di ritrovarsi… disoccupati: le luminarie sono già da giorni sistemate, il palco per san Nicolò anche, gli alberi di natale già issati nelle piazze, il presepio manco a dirlo… Caro Brunetta qui siamo a Tesero mica a Napoli! E allora che fare? Non è una domanda banale. È la domanda che da dicembre a marzo il grande Ciro, quello con Panda & Telefonino (tanto perché non lo si confonda con il suo omonimo già citato) si pone ogni mattina: “Cosa posso fargli fare oggi a tutta questa gente imboscata in magazzino?”. Il meteo, in questi casi, dà una mano. Da lunedì scorso anticipava che oggi, venerdì, sarebbe stato “molto nuvoloso con precipitazioni deboli o moderate diffuse, nevose anche a quote medio-basse…, a fine evento si prevedono apporti nevosi sino a 10 centimetri”. “Caspita! Troppa grazia San Liseo! Con 10 cm a fine evento e un po’ di accortezza posso dare lavoro ai miei uomini per una settimana, come minimo!” avrà certamente pensato il grande Ciro.
E così alle ore 6,45 precise Tesero era già presidiato da tutti i mezzi arancioni del comune. Un muscolare spettacolo di efficientismo tecnologico nel naturale spettacolo di una nevicata dicembrina. Un andirivieni coordinato di mezzi e di uomini. Sincronismi perfetti. Motori che cantavano contenti. E un parco macchine fantastico. Ho visto una nuova spazzola rotante bellissima e silenziosa spinta da un basso trabicolo. Ho visto un Unimog grande con una grande lama. Un Bremac medio con una lama media. E un coso piccolo con una lama piccola. Meravigliosi. E poi ancora uno strano soffiatore d’aria a motore, fondamentale in casi di emergenza. E ancora una nuova fresa a spazzola o una nuova spazzola a fresa, non ho ben capito. Bellissima. Infine, sul ponte, un uomo con una semplice pala. Molto belli e romantici anch’essi. Che spettacolo. Che efficienza. Che organizzazione. Non erano ancora le otto e già gli effetti della terribile perturbazione stavano per rientrare pienamente sotto il controllo delle squadre arancioni!
Bravi, quasi eroici. Per questo, a nome di tutti i paesani, attraverso questo blog, permettetemi di dirvi grazie. Di cuore.

L’Orco

03/12/09

PECCATORI


Chi sono i nuovi italiani e cosa sognano, chi venerano, cosa santificano? Quali regole osservano, quante volte deviano e quanti peccati commettono? Il vaccino dal peccato è l’osmosi, il miscuglio che diventa zuppa densa, uniforme. Tutti uguali, tutti brutti e cattivi, tutti ladri. È banale, nel senso di ordinario, di consueto, di regolare. «All’italiana» è una definizione così comune che oramai serve per illustrare le vicende tristi, o soltanto buffe. Per ricordare i nostri stravizi o l’abitudine alla devianza. Per mettere in guardia (sono italiani!) o patire insieme (siamo italiani!). Qual è la nostra colpa e, soprattutto, dov’è la nostra colpa? La devozione al potere, la consegna del silenzio, il nuovo perbenismo. Affari e quasi sempre preghiere. La nostra nuova vita consegnata all’Imperatore, manipolata dai sondaggi, illustrata perennemente da una telecamera. Antonello Caporale, in questo nuovo viaggio, indaga sulle responsabilità di ciascuno, raccontando i fatti e le omissioni quotidiane di casa nostra. Specchio infranto di una società che non coltiva passioni ma solo furbizie. L’Italia vista dalla cima, Silvio e Veronica, e dal fondo, Noemi e le altre. Non avrai altro Dio all’infuori di me… Dieci capitoli quanti sono i comandamenti. Traditi, violati, taciuti o, in un amen, dimenticati. La parola chiave è divenuta la furbizia. Se si è furbi si fa carriera. Se si è furbi si fanno i soldi. E con i soldi, se si continua a essere furbi e accomodanti, cioè un poco più che intelligenti, si va al potere. E se riesci ad andare al potere poi te la spassi… La narrazione berlusconiana, così semplice e così fascinosa, ha diviso gli italiani e li ha resi nemici. Ognuno ha una colpa, e ogni colpa individuale viene compensata dalla colpa altrui. è una sorta di livella ante mortem, una riclassificazione verso il basso del diritto e delle responsabilità. Ciascuno con i suoi peccati, e nessuno sarà condannato.

01/12/09

AL NUOVO SINDACO


Dunque ricapitoliamo.
1 - Alle nostre 10 domande il sindaco Delladio non risponderà. Non risponderanno i consiglieri comunali uscenti. Nemmeno i geometri e gli ingegneri risponderanno. Men che meno i tanti piccoli speculatori locali che, di concerto con le precedenti citate categorie professionali, dalla svendita del territorio a prezzi impossibili (un ossimoro che dice esattamente il livello raggiunto dalla barbarie) traggono guadagni vergognosi. La realtà è sotto gli occhi di tutti. Ma tutti sono ciechi.
2 – Si dice che bottegai e pizzicagnoli locali siano in rivolta contro la viabilità (provvedimento giuntale del dicembre 2007!). Ancora? Ancora! Si dice stiano meditando di emigrare e che abbiano intenzione di abbandonare il borgo in massa. Qui non venderebbero abbastanza. A loro dire, il problema della contrazione delle vendite sarebbe conseguenza della non ancora digerita revisione dei flussi viari in alcune strade del paese, intesa a diminuire, diluendolo, il caos prodotto dalla mobilità.
Non si accorgono che l’origine dei loro mali (ammesso che non dipenda più probabilmente dalla crisi generalizzata dei consumi) è invece dovuta proprio all’ incessante cementificazione del territorio periferico del paese e al passaggio di proprietà del centro storico ai foresti. Non riescono a capire che tutto parte dall’allargamento concentrico e continuo di nuove case e nuove strade e il conseguente abnorme incremento di mobilità che soffoca il paese e ne impedisce una fruizione tranquilla e piacevole. Troppo presi a controllare gli spicci nel cassettino del registratore non vedono e non pensano, bensì credono che il problema sia dovuto esclusivamente alla mai sufficiente disponibilità di posti macchina! Poveretti!
3 – Dice infine il buon Tète (noto impresario locale) che a questo andazzo purtroppo non c’è alternativa. Come non c’è? diciamo noi. Quando avremo cementificato tutto il bello e il buono fuori e dentro al paese (e degli orti fatto posti macchina o garages, e delle adiacenze del parco dei bambini ulteriori nuove case per i foresti, e dell’orrido di Sa Noesco casa di riposo per anziani facoltosi, e dei piazzali scolastici posteggi, e del patrimonio immobiliare antico appartamentini per i signorotti lombardo veneti da usare 15 giorni a natale e poco più a ferragosto, eccetera, eccetera) dovremo fermarci o no? O vogliamo continuare sino a segarci il ramo su cui siamo seduti e 'impetonare' anche i pascoli? Non ci rendiamo conto che più si costruisce in periferia più la qualità turistica del paese diminuisce e il centro storico passa di mano ai non residenti? È ovvio che l’affermazione “non c’è alternativa” è insostenibile. Se invece è vero, come è vero, che a questa economia criminale basata sulla sottrazione continua di paesaggio e svendita di territorio un’alternativa va urgentemente trovata, perché non fermarci adesso? Perché non si pensa più in là dell’immediato e dell’ingordigia? Perché si procede navigando a vista e non alla luce della ragione(volezza)? Senza porsi mai la domanda e dopo? Tra cinque, dieci, quindici anni che facciamo?
Queste le domande sulle quali il nuovo sindaco (almeno lui) dovrà auspicabilmente meditare intensamente. Le priorità oggi non sono i lavori pubblici, che peraltro negli ultimi quindici anni l’amministrazione Delladio ha prodotto in quantità abbondante come nessun’altra prima. La priorità oggi è lo stop alla cementificazione! Ma l’inerzia è mortificante. A primavera l’ultimo atto amministrativo della giunta Delladio darà il la all’ennesimo ampliamento delle zona di fabbrica (Fia/Peoco, Restiesa, Aleci, Arlasa), preludio a una nuova colata di cemento. Sarà la regalia finale dei tre lustri d’oro delladiani per gratificare, prima del voto, quella parte della cittadinanza che per emulazione aspira ad avere prato inglese, barbecue e fuoristrada con panorama sull’urbe. Sarà un atto arbitrario, come tutti quelli che riguardano il territorio, perché deciso da pochi a beneficio di pochi. Per tacitare ancora di più le confuse menti locali.
L’amministrazione nuova, che subentrerà a quella di Delladio, si troverà a dover fare i conti con questa emergenza che si accresce ad ogni nuova licenza concessa. La controprova di ciò si avrà allorquando, sistemata piazza Battisti con il nuovo posteggio sotterraneo comunale, ultimati i sotterranei privati dei Fossi e di San Gianardo, e chissà quali altri ancora, per un totale di oltre 500 posti macchina interrati, oltre a quelli già esistenti in superficie, ci si accorgerà che l’obiettivo di dare tranquillità e piacevolezza al centro paese con queste nuove costosissime infrastrutture sarà ancora lungi dall’essere raggiunto.
Non ci resta che piangere? Probabilmente sì. Ma un ultimo tentativo val bene la pena di farlo.
Al futuro sindaco di Tesero Giovanni Zanon proponiamo di dare corso, come primo atto amministrativo, ad un censimento del patrimonio edilizio privato di Tesero per verificarne la consistenza. Dopo di che, dati alla mano, affidare uno studio che ne analizzi i contenuti in ragione dello stato del territorio, dell’andamento demografico attuale e delle proiezioni future prossime. Poi, fatto ciò, che le risultanze del lavoro vengano rese pubbliche e divulgate a mezzo stampa ad ogni cittadino di Tesero.
Se non sostenuto da concrete misure amministrative tutto questo servirà a poco e non fermerà la deriva, ma perlomeno farà capire a tutti dove siamo arrivati e dove di questo passo precipiteremo tra non molto.

L’Orco

29/11/09

L'EGOCRATE IN DECLINO?


C’è qualcosa di sempre più inquietante nel modo contorto di essere della politica italiana. Qualcosa di non facile definizione e che facilmente sfugge a una piena comprensione del senso. Di primo acchito vien da dire, come lo stanno dicendo i rimasugli vaganti della sinistra e come lo stanno facendo intendere i piddiini, che sta prendendo piede una nuova forma di totalitarismo. Oppure, come ha scritto Le Monde, che stiamo assistendo all’agonia di una democrazia. Purtroppo entrambe le interpretazioni, nella percezione che ne ho, pur evidenziando dei forti elementi di realtà, non riescono a rendere fino in fondo l’idea di ciò che sta accadendo. Per quanto riguarda il totalitarismo, compresa la versione ormai classica della Arendt, è denotato da alcune caratteristiche di sostanza che qui sono assenti. L’ideologia totalitaria pretende di spiegare con certezza assoluta e in modo totale il corso della storia ed impedisce in modo repressivo/coattivo la presenza di qualsiasi ente o struttura che non dipenda dall’oligarchia al comando, producendo e generando un terrore istituzionale che proibisce e uccide ogni libera e spontanea manifestazione, di stampa, di riunione, di opinione, di comunicazione. Oggi in Italia nulla è formalmente proibito, mentre la carta costituzionale garantisce la libera circolazione delle idee, la libertà di riunione e di stampa e i politicanti al potere dichiarano di voler difendere queste libertà acquisite. Sul piano formale e giuridico, a differenza di una condizione totalitaria, ci è permesso e garantito di stampare e distribuire ciò che vogliamo, di dire ciò che ci aggrada, di ritrovarci e riunirci con chi vogliamo. Per quanto è inerente a “l’agonia di una democrazia”, ritengo che la fase di decadenza che sta erodendo la democrazia sia in movimento da molto prima del momento attuale. Da quando è stato accettato dai più di ridurne la portata e il senso a una mera tecnologia di elezione, facendo in modo che la rappresentanza politica eletta più che rappresentare veramente fosse semplicemente designata ad esercitare il potere di scelta per tutti su tutti, avendo l’unico mandato di governare e imporre i propri comandi indipendentemente dalla volontà generale. L’assenza di controlli dal basso, tutti gli organismi esecutivi sottoforma di potere separato autoreferente e il controllo sui controllori da parte dei controllati sono a dimostrazione che la democrazia è concepita quasi esclusivamente come struttura di dominio, sorveglianza e disciplinamento delle masse sottoposte da parte delle oligarchie del potere costituito, reso legittimo dal consenso elettorale. Tutti i politicanti di mestiere che hanno il privilegio dell’audience parlano in continuazione di libertà e liberalismo e di fatto non c’è né l’una né l’altro. In fondo Schumpeter ci aveva messo la pulce nell’orecchio già nella prima metà del secolo scorso. Con un’analisi lucidissima ci aveva chiarito che la liberaldemocrazia originaria non è possibile nella complessità delle società attuali. Al suo posto aveva preconizzato la democrazia dei leader, in competizione tra loro con lo stesso tipo di concorrenza del mercato capitalista. Invece di prenderlo come un campanello d’allarme, tutti lo hanno immediatamente assunto come il nuovo vate delle democrazie occidentali. Così è stato preparato il terreno per l’inquietante scivolamento nel baratro che ci stiamo godendo. Certo oggi viviamo una situazione particolare, molto legata al telegenico personaggio premier che sta condizionando tutta la politica del Belpaese. Ma non va visto come una semplice iattura imprevista. Tutto era pronto a succedere, soprattutto con l’irrompere dei media televisivi, che Schumpeter non poteva conoscere, come padroni della comunicazione e dell’imbonimento in politica. L’ideologia leaderistica e la gestione mediatica hanno rappresentato una mistura micidiale, pronta ad essere sfruttata opportunamente, come in effetti è successo, da chi avesse le necessarie capacità, spregiudicatezza e potere per farlo. Così abbiamo una tensione di tipo totalizzante, ma che non agisce attraverso le metodologie e le tecniche totalitarie. Chi occupa lo spazio d’immagine e istituzionale del potere si muove per occupare tutto il più possibile, ma lascia intatta la forma della democrazia accreditata, svuotandone completamente la sostanza. Però non è tutta colpa, o merito che dir si voglia, dell’egocrate, come l’ha definito Curzio Maltese. Pensare che l’essenza del problema risieda tutta nella concretissima voglia smisurata di potere di Berlusconi è un grosso errore. Significa non aver compreso la natura del problema. Prova ne sia che l’opposizione parlamentare sta pagando duramente da un quindicennio la concentrazione di attacchi alla sua persona, continuando sistematicamente a blaterare che è lui e soprattutto lui il nemico da abbattere, eliminato il quale si riuscirà a “vivere in pace e in modo normale”. Grave e superficiale carenza di valutazione, oltre che maliziosa finta ingenuità, e incapacità di identificare il vero problema. Personalmente a volte più che prendermela con lui, che in fondo mi dico fa il suo mestiere, me la prendo con quella che una volta veniva chiamata “maggioranza silenziosa”. Almeno da quello che ci stanno facendo credere, non solo gli dà il consenso, ma sembra identificarsi in pieno in ciò che rappresenta. Guardando in modo disincantato la situazione che stiamo vivendo, uno degli aspetti che più colpisce e lascia perplessi è appunto questo compiacimento plaudente che continuamente gli viene riservato da masse di esseri umani che pure non hanno i suoi privilegi, che dovrebbero sapere che non godranno mai di una condizione anche soltanto mille volte inferiore alla sua. Non posso fare a meno di evocare la sapienza di De La Boétie, che già nel Cinquecento denunciava “la servitù volontaria”, cioè l’accettazione di essere servi, il pieno riconoscimento della propria condizione di servaggio. Ebbene il paradosso è che oggi, a differenza dei tempi di De La Boétie, i sudditi sono servi senza sapere di esserlo. Anzi! Sembrano addirittura convinti che proprio il loro padrone premier li possa emancipare dal servaggio, perché ha l’astuzia di proporsi come il paladino della libertà, rifiutandosi di capire che invece ha la capacità di estinguerla. La presenza e il potere dell’egocrate esprimono un modo di essere molto diffuso della società in cui tutti siamo immessi. Se l’immagine che è abilmente riuscito a fabbricare di se stesso fosse rappresentativa solo della sua persona, per quanto abile astuto e potente non avrebbe retto con tanta tenacia e per tanto tempo. Il fatto è che il suo modo di porsi e presentarsi risponde ad un modello che muove corde invisibili, capace di solleticare anfratti della psiche desiderosi di emergere e pronti ad esplodere. Lo conferma il suo modo di vivere e di governare. Immerso in un lusso sfrenato, padrone di televisioni, di testate giornalistiche, di case editrici, di produzioni e distributrici cinematografiche e di quant’altro, si è circondato di una corte immensa di cicisbei, di ciambellani, di ruffiani ben contenti di esserlo, invidiati da una miriade enorme di esseri umani frustrati che aspirerebbe, come succedeva alla corte del re sole, a farne parte. Ha tradotto in politica, massimizzando Schumpeter, la logica aziendale. È imperante il partito-azienda e lo stato-azienda, in cui ha diritto di decidere per tutti il socio di maggioranza, cioè lui. Più che di totalitarismo, la cui caratteristica è quella d’imporsi con la forza, qui si tratta di una specie di “onnicomprensivismo”, generato dalla cupidigia narcisistica di comprendere tutto e di essere il centro di riferimento di ogni cosa, imponendosi non per sottomissione, ma per desiderio di emulazione. Ed è più pericoloso perché non vuole opprimere e impedire, ma vuole sedurre. Agendo sui desideri scatenati dal bisogno di consumo e di superare condizioni di vita insoddisfacenti, è riuscito a dar forma all’immaginario di una gran massa di persone. Lui e il suo modo di vivere rappresentano la libertà. Se si vuol essere liberi bisogna aspirare a diventare più o meno come lui e ha fatto credere che il suo governare offra le possibilità di riuscirci. La libertà non è più nella possibilità di muoversi e di scegliere, non è più in una diversa qualità della vita e delle relazioni sociali. I desideri solleticati l’hanno ricollocata nella ricchezza e nel potere. Solo se sarai ricco e famoso potrai sentirti veramente libero. L’allettamento è rafforzato dagli attacchi sistematici contro il fantasma del comunismo, propagandato come una continua insidia alla felicità agognata, perché ti vuole impedire di diventare ricco e famoso pianificando la tua vita. Questo è il messaggio, queste le aspirazioni generalizzate dominanti, questo il nemico da combattere. Ma le cose fortunatamente non sono semplici e lineari come piacerebbe al plutoegocrate che finora ha condotto il gioco. La situazione reale è molto più complessa e destinata a complicarsi. In questi giorni in cui sto scrivendo comincia ad aleggiare l’idea che lo scettro cominci a traballare sempre più pericolosamente. Da mesi il premier è sottoposto a un micidiale continuo fuoco di fila, che al momento sembra destinato ad aumentare d’intensità. Dalla lettera della moglie Veronica, che chiede il divorzio attraverso stampa perché lo accusa di star male e frequentare minorenni, a tutto il polverone mediatico sulla sua vita privata fatta di dionisiaci allegri festini, giri di prostituzione, arruolamento di veline fatte in serie destinate a rallegrare il grigiore della vita parlamentare nazionale ed europea; poi le bacchettate di eminenti esponenti ecclesiastici, probabilmente pressati da un’opinione pubblica cattolica che mal sopporta la leggerezza festaiola delle alte cariche dello stato; poi ancora l’attenzione mediatica internazionale sui suoi pantagruelici lauti banchetti frammisti di politica e sesso. Se vi aggiungiamo la fronda interna guidata da Fini, forte dell’appoggio di una consistente parte di deputati e senatori ex An, le costanti pressioni-ricatto della Lega che vuole spadroneggiare con la sua politica xenofoba e secessionista, fino al flop televisivo dello speciale di Porta a Porta, nelle intenzioni autocelebrativo del proprio “successo” nella ricostruzione post-terremoto, il quadro per il nostro premier è ben poco edificante. Mostra uno sgretolamento in progress del suo trono quindicinale impensabile solo qualche mese fa. A cosa porterà questo movimento antiegocrate che si sta consumando soprattutto nelle stanze inaccessibili dei palazzi del potere? Al momento non è dato sapere. Non è da escludere che il suo declino sia cominciato veramente e che in breve crollerà, come succede prima o poi quando ci si trova sommersi da un surplus esorbitante di potere. Come non è da escludere che riesca nuovamente a sopraffare l’ondata di ostilità che lo vuole sommergere. In fondo non ha dichiarato sprezzantemente di essere un superman? Non è neppure da escludere che tenti un estremo colpo autoritario se si vedrà perduto. Ciò che m’interessa sottolineare è che Berlusconi potrà anche cadere, ma non si estinguerà in breve l’inversione culturale degenerativa che ha messo in moto. A livello più o meno inconscio in fondo ha fatto leva su un sogno tipico dei nostri tempi: la bramosia di agiatezza sfrenata. Ha creato con abilità una neverland immaginaria dei desideri inappagati. Non è da escludere il rischio che se le manovre di palazzo funzioneranno ci sarà un rigurgito di delusi che si rivolteranno perché si toglie loro la possibilità di realizzare il sogno che lui aveva alimentato, che non vorranno tornare all’accettazione pura e semplice della mediocrità quotidiana. Non c’è solo lui come nemico vero. C’è soprattutto la realtà artificiale e immaginaria che ha messo in moto ed ha gestito per alimentare il proprio narcisismo. Se vogliamo veramente combattere l’aberrazione che rappresenta dobbiamo riuscire a far ricollocare culturalmente nel luogo appropriato il desiderio di libertà ora stravolto, cioè in noi stessi e nelle scelte che facciamo consapevolmente, al di là e contro i luccichii di un potere che ci vuol sottomessi anche nei sogni e che suscita la brama di essere come lui. Il vecchio motto anarchico né servi né padroni non è mai stato tanto valido.

Andrea Papi

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

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