25/12/09

CARTOLINA DI NATALE


25 dicembre. Di nuovo Natale. Catenarie, candele, vetrine spruzzate di figurine stilizzate, pastori di compensato con l’indice verso un qualche ‘scortolo’ del paese, luminarie accese ovunque, ma prive di gioia e stupore per quel bambino nato in una capanna palestinese 2000 e rotti anni fa. Niente di nuovo. Le solite cose. Le solite facce. I soliti ‘carri armati’ che gironzolano rumorosi e puzzolenti alla ricerca di un introvabile posto macchina con a bordo pasciuti cafoncelli padani pronti ad assaltare, dopo le messe di rito e i bagordi odierni, i paradisi dello ski center. Per loro eventi, eventi e ancora eventi. Meravigliosi, unici! Per noi, meno epicurei, la solita noia appesantita dall’ipertrofica iconografia natalizia dispiegata in ogni dove, che stride con la realtà delle cose: soltanto un ciclo temporale che si chiude preludendo all’apertura di un altro. In questi giorni di massima finzione, mi viene da pensare a lei signor Parroco. A quella enorme canonica in cui è recluso da oltre dieci anni con i suoi pensieri e le sue ansie, la sua solitudine. Penso alle tante prediche che in anni di cura d’anime avrà preparato per questa festosa occasione e per questa comunità che delle sue parole, in tutta evidenza, non gliene frega niente e va in chiesa per pura abitudine. Che tristezza! Ma lei capisce perfettamente, ha occhi per vedere e orecchie per sentire. E allora delle due l’una: o sta fingendo, come fanno i ‘fedeli’, oppure si sta trattenendo. Dato il periodo, faccio un fioretto e le concedo la seconda ipotesi. Mi chiedo allora se non le sia mai balenata l’idea di dirglielo chiaro, almeno una volta. Di sbottare furioso da quel pulpito, ormai solo virtuale, per questa immonda commedia che il suo insensibile gregge recita ogni anno, seppur sempre più svogliatamente; di cantargliele secche a quei fingitori incalliti che della sua missione pastorale e del suo impegnativo compito di guida spirituale non gliene può importar di meno. E soprattutto mi chiedo se una comunità, così evidentemente succube del materialismo in cui è immersa, possa anche avere un recondito sotterraneo afflato di spiritualità. Sinceramente ne dubito. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa. In più di 10 anni alla guida della parrocchia una qualche idea se la dovrebbe essere fatta. Io penso male e sto peccando di superbia, lo so, ma vedo soltanto ipocrisia. Credo che quando si aderisce a qualcosa, per esempio a una fede, ogni azione dovrebbe esserne convintamente conseguente. E invece qui tutto si riduce alla riproposizione di una vuota liturgia di atti e parole prive di significato da parte sua, e di una pappagallesca e svogliata presenza in chiesa da parte dei ‘fedeli’.
E allora riflettendo mi rendo conto che senza una sua complicità questa commedia non potrebbe venir recitata. Dunque devo toglierle quell’attenuante che le avevo appena concesso qualche riga sopra. Penso che neppure lei sia granché convinto di ciò che dice. Se lo fosse agirebbe diversamente. Penso che lei, per quieto vivere (e per quel che può) cerchi di allontanare o rimuovere del tutto i pensieri più ‘ingombranti’: la coerenza le costerebbe troppo. Così come fa tutta la Chiesa cattolica. Ecco perché essa lotta con forza inaudita soltanto in difesa dei simboli e dei significanti. Mai, con eguale veemenza (e coerenza), per il loro significato autentico e profondo. Ecco perché voi ecclesiastici (rare eccezioni a parte) evitate sempre di rispondere e vi tenete alla larga dal merito delle tante questioni che vanno a compromettere l’equilibrio di quel creato di cui tanto parlano le Scritture e che sono la ragione del disfacimento del mondo. A precisa domanda opponete il silenzio. Parlate d’altro. Vi nascondete. Fate i muri di gomma.
Si ricorda di quella lettera che le portai in canonica dieci anni fa, il 31 dicembre del 1999? Ebbene, nonostante le rassicurazioni che a voce mi diede un po’ di tempo dopo, sto ancora aspettando la sua risposta. Ma sono fiducioso: sono passati appena 3647 giorni! Vede, signor Parroco? Non mi resta che il sarcasmo. Lei ovviamente non mi risponderà mai più. Forse non ricorda neppure il contenuto di quello scritto. Ma non importa. Sono perfettamente abituato al silenzio delle ‘istituzioni’, laiche o religiose che siano, e all’impostura che questa gente, grazie anche al secolare lavorio della Chiesa, ha perfettamente assimilato e ben pratica. E so bene che per lei l’importante è che la domenica, e maggiormente nelle solennità comandate, in chiesa entri il maggior numero di ‘fedeli’ (qualcuno dei quali magari con la Ferrari lasciata ben in vista davanti alla canonica) e che sul bollettino parrocchiale, che anch’io ricevo, possa raccontare, di tanto in tanto, di quell’umanità paesana che non c’è e che a forza di far finta si è convinto ci sia.

un Peccatore irredimibile

5 commenti:

  1. lei è sicuramente molto bravo a scrivere e ha una buona cultura ma è anche sicuramente anche un persona frustrata con grossi problemi di rapporto con tutti quelli che non la pensano come lei, si curi e buon anno

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  2. non sono d'accordo col (manco a dirlo) anonimo commentatore del post.

    la possibilità di rispondere e discutere non è mai venuta meno sul blog. semmai è mancata la volontà o capacità di produrre argomenti da parte di ipocriti come lei, che commentano senza fornire argomenti, per giunta mai firmandosi.

    un saluto e un augurio per un buon anonimo anno nuovo.

    lorenzo

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  3. argomenti ce ne sarebbero tanti ma non ho molto tempo da perdere con chi vede sempre e comunque malafede in tutti e comunque non mi risulta che poi alla fine si metta in gioco veramente

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  4. Chi dice che la frustrazione sia poi così dannosa? Meglio essere frustrati per non riuscire a cambiare, non dico il mondo, ma la cultura delle persone, che essere frustrati da quella cultura.
    Auguri!

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  5. Vorrei spezzare una lancia a favore dei miei amici Anonimi.
    Se l'obiettivo del blog è quello di smuovere le idee, bisogna ricordare che esse non hanno un viso, un nome una icona. Sono idee e basta. Se a esse si vuole appiccicare un volto, si rischia di cadere nella logica del potere per il quale le parole e le scelte di chi “conta” valgono e pesano in maniera incomparabilmente maggiore rispetto a quelle di chi si muove su un profilo defilato, da uomo/donna della strada.
    L'anonimato o la firma (vera o fasulla) rispecchia uno spirito di libertà, non di codardia o di coraggio.
    f.to: mrz 21r45 nnv L147r (pseudonimo, acquistato per pochi soldi all'IKEA nel reparto fai da te. Montatelo!)

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