11/11/09

IL COMPLESSO DI EDIPO


Sembrano anni luce e invece sono passati meno di vent’anni solari da quel 1990 che vide il trionfo della lista socialista di Piazzi & Zeni. I garofani salutarono con gioia la vittoria ed affissero volantini di gratitudine a Tesero e alla sua gente. Ma l’entusiasmo durò poco. La difficoltosa coalizione partorita dopo una lunga empasse post elettorale, che includeva rappresentanti di PSI, DC e Verdi, si trovò quasi subito tra due fuochi. Quello delle Civiche, rimaste loro malgrado all’opposizione e già allora capeggiate dall’ineffabile signor P, fuori. Quello della DC doppiogiochista, che, dando un colpo al cerchio e uno alla botte, inviava continui segnali a quella innaturale opposizione, dentro. Soltanto l’abilità politica di Zeni, nominato sindaco da quel consiglio comunale, e il carisma di Piazzi suo fedele scudiero, permisero alla compagine vincente di restare in sella sino alla fine. Ma a metà legislatura, per non essere disarcionato, Zeni fu costretto a far montare sul cavallo anche le Civiche e a far scendere i Verdi, che rimasero da soli (2 contro 13) all’opposizione. Così il Cambiamento tanto auspicato finì ancor prima di cominciare. Con il ritorno del signor P. e delle sue Civiche nella stanza dei bottoni la normalizzazione fu rapidissima perché a quel punto il ricompattamento tra DC, Indipendenti e Amor de Paés mise di fatto in minoranza la coppia socialista Piazzi e Zeni all’interno della giunta. Il fresco vento del rinnovamento si trasformò subitamente in aria fritta. Ad ogni modo, non senza patemi, Zeni riuscì a portare in porto quella legislatura. Ma fu il preludio alla grande ammucchiata del 1995. Alle elezioni, per la prima volta col nuovo sistema elettorale, si presentò la sola Alleanza per Tesero. Una lista che proponeva sindaco Gianni Delladio. In paese la lista unica aveva fatto storcere il naso a molti, ma alla fine gli alleati, seppur per il rotto della cuffia, riuscirono a conquistare palazzo Firmian. Delladio divenne sindaco e Zeni gli fece da vice (dopo quell’esperienza, che per lui finì a pesci in faccia, ritentò inutilmente per due volte consecutive di riprendersi autonomamente lo scranno più importante). Iniziò così la belle epoque teserana e la incontrastata azione amministrativa dell’attuale leadership al comando. Una, due, tre legislature. Con qualche piccola variante nella compagine di governo, ma sempre con lo stesso timoniere e lo stesso dominus a sorvegliarla. Quindici anni di regno all’insegna del fare, senza che le minoranze (relegate dalla vigente legge elettorale a un ruolo assolutamente residuale) avessero la possibilità men che minima di intralciare o contraddire l’azione del Manovratore. Le ragioni di questa grande restaurazione, che seguì l’anzidetta abortita esperienza riformatrice del quinquennio 1990 – 1995, sono note e su queste pagine, tra il serio e il faceto, le abbiamo più volte elencate. Dunque, soprassedendo e passando al futuro prossimo, diciamo che nella primavera ventura questo aureo periodo amministrativo si concluderà, non già per logorio o affaticamento, ma perché a Delladio sarà impedito (per legge) di riproporsi in qualità di sindaco. La fine in gloria del suo lungo governatorato aprirà uno scenario del tutto scontato. I fatti, tanto cari al comune sentire locale, parleranno da soli e nessuno di coloro che si contenderanno le ambite cadreghe disponibili potrà obiettare alcunché all’amministrazione uscente. Nessuno perché le prossime elezioni vedranno in lista e in lizza soltanto elementi provenienti da quella schiatta. Discendenti più o meno degeneri di quell’ammucchiata originaria. Figli di quella fine della storia (si fa per dire) e delle ideologie cancellate proprio vent’anni fa, e quindi spinti soprattutto od esclusivamente dal fascino irresistibile e imperituro del potere. Si muoveranno pedissequamente nei solchi già ben tracciati della continuità col passato e del fare senza se e senza ma (ma per quanto si potrà continuare a fare?). Anche i più giovani, allevati a Corte & Nutella, che al rifiorir dei prati, freudianamente tenteranno di uccidere i padri, se ne guarderanno bene dal portare aria nuova al Palazzo ed anzi riperpetueranno tristemente l’unica strategia politica possibile in questo paese, teorizzata, sperimentata, praticata e raffinata insuperabilmente, in trent’anni ininterrotti di potere, dall’ineffabile signor P, ovvero quella del panem et circenses in versione oberkrainer. Uno sconsolato dejà-vu che ci accompagnerà nuovamente sino al 2015.

L’Orco

3 commenti:

  1. Il difetto dell'intellettuale é che egli ha le idee ma non il carisma per prendersi il potere. Nel nostro Paese non abbiamo idee al potere ma un carisma si.
    La politica teserana, dal tuo racconto, riflette quella nazionale. Con i vari signor B e Mr. P. Giacché é improbabile che i signori oggi al potere allevino menti all'altezza, mi chiedo: quando vedremo qualcuno mettersi in gioco e offrire un alternativa?

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  2. ma chi elo sti famosi mr.P e mr.B?

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  3. Non so se mi faccia piacere questo voluto autolesionismo cittadino, anche velato di un sottile strato di ironismo. C'è un problema ai vertici? Ok, tentiamo di risolverlo! Mettiamoci in gioco. Molti di noi avrebbero testa, capacità e idee per poterlo fare. Molti.. Eppure tutti si limitano alle chiacchiere da bar, discorsi inutili, triti e ritriti.. Ritengo a mio avviso vergognoso che un paese di quasi 3000 abitanti presenti alle elezioni una unica lista, formata oltretutto da componenti che nel passato hanno coperto importanti sedie nella minoranza. Va dove ti porta il vento. (?!?) E non mi dilungo oltre in merito. Bisogna rimboccarsi le maniche, con coraggio e buona volontà! Non fare nulla è un assenso silenzioso al presente.
    Per quel che mi riguarda so che gira in paese la voce di una mia possibile candidatura nel fantomatico listone. Mi è stato chiesto, è vero, ma nessuno mi ha sentito pronunciare un sì. Nessuno! Ritengo di essere una persona COERENTE e CORRETTA e se dovessero esserci (o esserci state) delle circostanze che mi avessero oggettivamente messo in contrasto con le attuali autorità per seri motivi, la mia coerenza non lascerebbe mai stampare il mio nome fra i papabili. Il vento lo lascio agli altri. I miei ideali valgono più di qualunque sedia. Questo comunque è un discorso che affronterò direttamente con chi di dovere a tempo e luogo debito. Forse faccio parte anche io dei giovani cresciuti (con orgoglio) a "corte e nutella" ma ricordo a tutti che i trentenni di oggi saranno (volenti o nolenti) i vertici di domani! (e speriamo di un domani non troppo lontano)

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