19/10/09

IL TEMPO NUOVO


Caro Umberto che dire? Al tempo e alle donne non si comanda, come si dice. E pazienza per le donne, ma al tempo, giunti ad un certo punto – converrai – sarebbe meglio poter comandare! Il lavoro – nel nostro mondo occidentale (detto anche primo mondo) – è la parte di tempo (di quel tempo che a ognuno il destino assegna e la cui ampiezza ci è sconosciuta) che più ci occupa la vita. Siamo abituati a considerarlo, oltre che un privilegio (non a caso si dice che il lavoro nobilita l’uomo), un dovere. In verità, per come siamo congeniati, più che un privilegio e un dovere, il lavoro è una necessità, visto che ci troviamo intrappolati in un sistema che “non perdona”. O dentro, o fuori. La scelta è libera. Ma siccome restar fuori non è facile e il sistema è plutofilo, ecco che solo per mezzo del lavoro obbligato e della sua rendita finanziaria possiamo restare dentro. Tuttavia, per scommessa, e prima della pensione, si può anche starne fuori. Ma è dura. Bisogna avere gran forza, caparbietà e capacità di adattamento. Qui in paese una persona siffatta c’è. Vive di pochissimo, fa l’apicoltore, legge, ascolta la radio, coltiva un piccolo campo e insomma, con circa 30 euro al mese (il corrispettivo della vendita diretta di 3 chili di miele), vive! Ma lui è un’eccezione. E difatti, appunto, lo fa - come dice - per scommessa e al di là di quelle attività si concede (ovviamente) poco o nulla. Ma in fondo la felicità cos’è se non la capacità di apprezzare (per quanto poco sia) ciò di cui disponiamo? Sapersi accontentare è il suo segreto. Non bramare. Non farsi irretire dalle infinite sirene che il nostro sistema economico ci propone ogni giorno che passa. E invece andare avanti lenti al giusto ritmo della natura e dei suoi cicli stagionali che, proprio in quanto ingranaggi di quel sistema che “non perdona”, ci è impossibile sincronizzare da “lavoratori”.
Dunque, eroiche eccezioni a parte, adesso, finito il tempo del lavoro obbligato, hai la possibilità di entrare in una dimensione nuova. Autenticamente umana. Inizialmente, sarà dura disintossicarti (esattamente come succede a un incallito fumatore). La dipendenza dalla “droga lavoro” farà la sua bella resistenza. Un po’ alla volta però riuscirai a venirne fuori, e capirai allora che la parte migliore della Vita è proprio quella. L’Umano, in fondo, oltre al “naturale” lavoro di sussistenza (che gli garantisce l’essenziale: la casa e gli alimenti), ha bisogno di affetti, di dolcezza, di silenzio, di tranquillità. È anch’esso un animale, quantunque razionale, e di tanto, nulla di più, ogni animale, ha (avrebbe) effettivamente bisogno. Il lavoro obbligato pur, come detto, necessario per vivere in questo sistema, mal si concilia con queste primarie necessità, la mancanza delle quali, come certo avrai capito, è purtroppo all’origine di tutti i mali del mondo. Per te, fortunatamente, quel tempo nuovo è arrivato e ti auguro di cuore lunghi anni di felicità.

A.D.

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