17/02/09

SCRICCHIOLIO SUPREMO E SINISTRO



Le ultime settimane ci hanno regalato altri segni di cedimento del sistema economico globalizzato. A causa di una serie di scompensi clamorosi l'intero sistema bancario britannico stava per essere congelato per decreto assieme ai conti correnti dei cittadini di Sua Maestà. L'amministrazione Usa, nonostante la svolta annunciata da Barak Obama, si guarda bene dallo smantellare il potere di ricatto dei banchieri legati alla Federal Reserve. Ancora i media stanno più o meno occultando la questione dei debiti incalcolabili (pari a mezzo pil del mondo più o meno) che stanno nelle pance delle banche europee senza dirci chi siano i creditori. Ma anche se disponessimo di altre informazioni ormai la sostanza del problema è chiara. Occorre un cambio di passo, una catarsi, una svolta. E occorre pensare a muoversi. Ribadisco per l'ennesima volta che le notizie faticano a circolare anche perché nel mondo il 90% dei media main-stream è posseduto da sole 10 conglomerate. Ogni contributo è ben accetto.


L'IPER-FRODE L'economista americano Micheal Hudson, intervistato di recente da una televisione iraniana, ha ribadito per l'ennesima volta che la crisi economica di questi ultimi mesi avrebbe una funzione ben precisa: quella di permettere ai big dell'economia mondiale di prepararsi ad un nuova stagione mondiale dopo aver letteralmente arraffato asset reali alla gente che fa lavori «veri». La modalità è perversa e si sintetizza così: «dare i soldi dei creditori ai debitori e lasciare a secco i creditori». I primi passi della presidenza di Barak Obama sarebbero la conferma di una ipotesi che appare sempre più verificata dai fatti. Stavolta il gioco però si fa più complicato rispetto alla crisi del 1929. «Lo scricchiolio è supremo e sinistro» ho letto su un commento ironico ma non troppo ad un piccolo reportage pubblicato su Youtube. Ad ogni modo stavolta giocare col fuoco potrebbe provocare uno schianto di dimensioni planetarie e grazie alla globalizzazione il giocattolo potrebbe rompersi, anche quello delle elite bancarie che hanno avviato questo processo sperando di lucrarvi. Alcuni passaggi inquietanti di questo percorso li ho illustrati in un mio articolo pubblicato su lasberla.net. In quel pezzo ho puntato l'indice sulla condizione delle banche dell'eurozona che da sole detengono nei loro bilanci quote immani di debiti derivanti da titoli tossici. La cifra è incredibile. Ben 18 trilioni di euro; in pratica meno della metà del Pil del mondo. Sempre in quel pezzo ho scritto che la strategia degli aiuti pubblici alle banche nasconde (male peraltro) il piano grazie al quale intere porzioni di stati potrebbero passare in mani private. E la situazione internazionale in queste ultime settimane rimane fosca.


IL GRANDE CRAC Il quotidiano britannico Daily Mail, era il 24 gennaio, ha rivelato che «... Il ministero del Tesoro stava preparando l’ordine di chiusura degli sportelli bancari, lo stop alle transazioni elettroniche ed il blocco totale dei bancomat. Il primo ministro Gordon Brown stava per apparire in tv a reti unificate per annunciare che l’intero sistema finanziario inglese sarebbe stato nazionalizzato». In pratica una apocalisse finanziaria che si sarebbe potuta espandere in un baleno al resto del mondo. Pare che in quelle ore decine di conti di super ricchi siano stati svuotati in contanti dai titolari, temendo che di lì a qualche giorno non ci sarebbe più stata liquidità per nessuno.


LO SCENARIO Oggi questo è il quadro degli eventi. Io non so se il mondo ne uscirà indenne. Forse per avere una speranza c'è bisogno che si rompa le ossa. Ma credo che le diagnosi senza uno straccio di cura valgano poco. Siamo obbligati perciò a guardare prima avanti, poi indietro alla storia e poi a guardare dentro di noi. In questi anni ho sentito tante possibili soluzioni: decrescita felice, ritorno ad una nazione basata sui valori della tradizione precristiana o pagana (concetto quasi evoliano), neocomunismo, capitalismo etico e solidale, democrazia del web, Venus Project e tanti altri.


LA PROSPETTIVA Al momento mi limito a dire solo una cosa. La storia ci insegna che elite ristrette hanno sempre o quasi avuto la meglio nei confronti della massa. Lo strumento principale è stato non la forza, ma la manipolazione del senso del limite. La chiesa ad esempio per secoli ha fondato il suo potere arrogandosi l'interpretazione di questa sorta di hybris, limite che in alcune fattispecie è vitale per la nostra sopravvivenza. Oggi le elite bancarie (che come dice Massimo Fini sono solo le mosche cocchiere perché la carrozza in realtà non la governa più nessuno) hanno il bastone del potere per ragioni identiche ma opposte. Ovvero perché si sono arrogate in un certo qual modo il titolo di vestali di un sistema senza limiti che può sempre crescere all'infinito, dando benefici a tutti. Falso. In questo modo sono state mandate al macero relazioni umane, spiritualità (che può avercela pure un ateo), etica ed estetica, valori condivisi. È chiaro che in una società complessa la società medesima tende a strutturarsi come una piramide perché gli uomini sono diversi uno dall'altro. È pacifico che le comunità avranno sempre delle leadership. Ma per scongiurare gli effetti perversi che una tendenza del genere si porta in seno, bisogna apportare correttivi costanti. In pratica la base della piramide deve essere sempre vicina al vertice e con questo deve potere interloquire fino a poterne modificare gli indirizzi. Le condizioni di benessere e di conoscenza della base non devono mai essere troppo differenti da quelle del vertice. Con una certa scadenza le leadership vanno cambiate dal basso verso l'alto, anche passando per le spicce, combattendo la loro innata tendenza all’ autoconservazione.

Marco Milioni

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