18/11/08

L'ANALISI


I Mannheimer locali, i sondaggisti che davano Divina e Dellai testa a testa nella recente contesa elettorale, mutate le vesti, si sono calati nella parte degli analisti di questo voto provinciale. Per qualche giorno ancora, tanto per riempire le pagine dei quotidiani locali, ci informeranno del perché i trentini abbiano ribadito, al di là delle più rosee aspettative, la loro preferenza a Dellai. Ci diranno che la messe di voti raccolta dal centrosinistra discende da un ancoraggio al territorio delle liste che lo costituiscono, dal buon governo prodotto nell’ultima legislatura, dall’affidabilità della sua classe politica (e viceversa dall’incertezza della controparte) e dalla capacità di dare puntuali risposte ai cittadini. Tutte palle. Ve la diciamo noi la verità.
Cosa dice il voto provinciale? Semplicemente che la maggioranza del popolo vota a comando e che il bastone è nelle mani dei grandi elettori. E che i grandi elettori (cioè la vasta rete imprenditoriale che fa riferimento ai potentati trentini, in buona parte nominalmente di centrosinistra, molto di centro e molto poco di sinistra) hanno gli strumenti per far valere la loro forza di persuasione. Infine che in una piccola realtà amministrativa, com’è quella della nostra provincia, il controllo della base è, tutto sommato, molto semplice. Non si spiega altrimenti il brusco ridimensionamento del voto di destra rispetto alle recenti elezioni politiche di aprile, dove la scelta, che non determinava alcunché nel feudo trentino, fu lasciata “libera” di sbizzarrirsi autonomamente. Dice altresì che nelle valli il voto di destra è più marcato rispetto ai capoluoghi più importanti, e che la stragrande maggioranza dei cittadini sceglie in base a ragioni del tutto indipendenti dalle reali capacità o incapacità del candidato (che peraltro, ovviamente, non conosce). E dice infine che, se lasciati “liberi”, i cittadini votano a “pancia” preferendo la destra, perché il voto di destra è un voto “facile”, concesso su base demagogica, che non impegna in un ragionamento e che nell’immaginario di chi esso sceglie, qui in Trentino più che nel resto d’Italia, ribadisce e rilancia un immeritato privilegio acquisito. Non ne siete convinti?
Ma perché sennò un libero professionista, per esempio di Tesero, per esempio geometra, dovrebbe votare Lega? Quali sarebbero gli intralci procurati da Dellai & C. che lo avrebbero vessato, che gli avrebbero impedito di esercitare con profitto (molto profitto) la sua professione? Non ci pare che la categoria cui appartiene si stia lamentando per l’imperversare della speculazione immobiliare in corso e l’infinita apertura di nuove zone d’espansione urbanistica. Né per i tanti incarichi che l’ente pubblico comunale le commissiona. Né per le innumerevoli, ripetute occasioni che, sempre a Tesero, soprattutto a Tesero, il centro sinistra provinciale da vent’anni le garantisce! E, continuando, perché, sempre a Tesero, un imprenditore affermato e di successo, che ha usufruito (e magari ancora usufruisce) di cospicui contributi pubblici per potersi ingrandire o allocare in strutture industriali o commerciali adeguate alla bisogna e ben servite da moderne infrastrutture, dovrebbe negare il voto al Signore Dellai in occasione delle elezioni provinciali e ai suoi vassalli periferici in occasione di quelle comunali? E ancora, perché un impiegato comunale, poniamo poco zelante, e poniamo anch’esso di Tesero, che, per il suo non esemplare comportamento professionale, da questa amministrazione comunale ha sempre ottenuto la benevola chiusura di un occhio, alle “politiche” nazionali dovrebbe votare PdL e quindi il fustigatore dei lavoratori del pubblico impiego Brunetta? Ma ovviamente perché il voto è tutt’altro che esercizio di razionalità, spesso è purissima reazione emotiva, e nel segreto dell’urna permette di esternare anonimamente le più intime e inconfessabili aspirazioni nonché le proprie (in)capacità di giudizio. Nella fattispecie – traducendo – un’ insaziabile voglia di avere di più e una grande confusione mentale. Nient’altro che questo.

L’Orco

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