15/10/08

A UN AMICO VENDITORE DI LOMBRICHI


Caro Mohammed, scusami per il ritardo con cui mi rifaccio vivo. Purtroppo ero preso da lavori in campagna che mi hanno impegnato in questi ultimi due mesi sino a sera tardi. Purtroppo la stagione non è stata un granché. L’estate piovosa ha parzialmente compromesso i raccolti: con le patate è andata malino, con le granaglie male e con le api peggio ancora. Comunque pazienza. Sarà per la prossima volta. Ora, finalmente, trovo un po’ di tempo per scriverti. Lo faccio volentieri perché so che ci tieni a essere informato di quel che accade qui in paese e perché mi sento in obbligo di ricambiare le informazioni che di tanto in tanto mi trasmetti sui fatti che accadono nel tuo lontano e bellissimo Mahgreb. Ma, soprattutto, lo faccio perché sei un amico che possiede ancora una virtù rarissima: la saggezza, e sarebbe per me imperdonabile perdere questo contatto così prezioso. Tu, come hai avuto modo di verificare personalmente, sai invece che qui da noi, essa è ormai una virtù quasi introvabile. Penso sia stata l’economia turistica, così artificiosamente “imposta” e innaturalmente sostenuta, a determinarne la scomparsa. La saggezza cresce nelle persone che si fermano, si guardano indietro e raffrontano l’oggi con l’ieri. Ma a questa gente non è permesso di fermarsi e quindi di raffrontare. Quelli che “ce la raccontano” dicono che a questo andazzo non ci sia alternativa e che il continuo rilancio sia imprescindibile. Io penso si stiano sbagliando clamorosamente. Anzi ne sono certo. Come sono certo che la tua opinione su quello che vado a dirti mi sarà comunque di conforto. Parto dall’epilogo.
Stavo boccheggiando aria fresca sulla finestra di casa. Erano passate da poco le 22,30 di un qualsiasi 4 settembre 2008. Cominciai a percepire, nel silenzio della sera, un vociare confuso di uomini e donne. Quando le voci in avvicinamento divennero più nitide capii di chi fossero e di cosa stessero parlando. Erano quelle dei reduci dalla serata che l’Amministrazione comunale aveva riservato ai petitori contro la revisione della viabilità, per ribadire a quei firmatari il perché del provvedimento. Qualcuno di essi forse mi notò e l’argomentare, piuttosto sbraitato, si smorzò un po’. Riuscii comunque a cogliere un paio di frasi significative (te le riporto nel vernacolo locale che a te piace tanto): “ma ’nsóma, se te cògnes passar con ’n’ ape de legna non i pretenderà miga che se faghe tüto ’l giro, orpo de dio!”… “Sì, l’è ben vera che ’n Alto Adige té i centri storici i aoti i li tèn föra, ma là, vesìn a le boteghe i ghe ariva arente co i so bié postegi!!!” e po’ varda qua, ma non sarà miga ’n centro storico questo!!.. madona!” “’Nsoma i ’na tonto proprio ’n giro! Ma i vederà ben a le prossime elezion!”. Beati i paoperi…!, pensai. E richiusi la finestra. Seppi poi (me lo riferì il giorno dopo un amico presente a quella riunione) che la civile serata ben presto era sfociata in gazzarra. Con i “petitori” che ululavano ossessi e gridavano improperi all’indirizzo degli amministratori. Cosa vuoi Mohammed, qui siamo nell’educatissimo Nord della civilissima Italia, mica in Africa! E ti dico di più. Qualche tempo prima di questi fatti, uno di quei signori, che incrociai un pomeriggio sull’uscio di casa, sulla base di un non meglio specificato teorema, mi aveva detto, con grave solennità, che era una fortuna per il paese che io non avessi “potere”, perché qualora ne avessi avuto sarei diventato sicuramente! peggio di… Hitler. Gli risposi con altrettanta solennità che aveva ragione e che poteva veramente ritenersi fortunato perché effettivamente, auspicando di ottenere prima o poi quel “potere”, stavo approntando una batteria di “forni” te l’olto.
A distanza di tempo credo adesso che se quei forni te l’olto li avessi attivati davvero, non avrei cavato che un sapone di scarsissima qualità da questa cittadinanza.
Ora torno a spiegarti. Tutto era iniziato quattro o cinque mesi prima quanto apparve su un quotidiano locale un articolo-intervista commissionato da un noto commerciante di Tesero che, guarda caso, fa la tua stessa professione. Detto commerciante – venditore oltre che di lombrichi (come vendi tu) anche di altra mercanzia – sulla base di argomentazioni facilmente confutabili aveva cercato di buttar fango su un indispensabile provvedimento comunale viabilistico da poco tempo messo in pratica. Il lombrichivendolo in parola, forte di una confusione mentale notevole aveva sostanzialmente sparato a zero su questo importante tentativo di rinsavimento pubblico e di ripresa di senso civico, proposto dalla nostra municipalità, pretendendo il ritorno al disordine e alla barbarie. Allo scopo aveva organizzato alla bell’e meglio una raccolta di firme senza capo ne coda, priva, nelle motivazioni, dell’analisi dei fatti e delle considerazioni contrarie razionali che normalmente sono elementi essenziali di una qualsiasi petizione. Certo, siccome, differentemente da te, il nostro venditore di lombrichi non è saggio e non insegna etica, sforzandosi un po’, lo si sarebbe potuto anche capire. Lui in verità (questo fu sostanzialmente il motivo della sua presa di posizione) si lamentava e diceva che, prima della modifica stradale, a chi transitava davanti al suo negozio riusciva a vendere due lombrichi, mentre da quando la viabilità era stata riformata ne vendeva soltanto uno. Sai, Mahammed, ho trascorso notti e notti insonni cercando un appiglio razionale a questa sua profonda convinzione, ma inutilmente. E allora chiedo a te, che fai il suo stesso lavoro, se puoi illuminarmi. Perché mai chi si trovasse nella necessità di acquistare due lombrichi, per la sola ragione che il senso stradale davanti a quel negozio è stato modificato, dovrebbe comprare un verme in meno? Boh. Ti sarei grato se riuscissi a spiegarmelo: perché di notte vorrei poter ricominciare… a sognare. Ma il tuo concorrente, tanto per corroborare le sue tesi, che, altrimenti, sarebbero apparse troppo faziose, diceva anche che da quel 10 dicembre 2007 (data di entrata in vigore della revisione) la pericolosità di quel tratto stradale, che prima era il paradiso in terra, era esponenzialmente aumentata. Anche qui, nonostante mi sia lungamente sforzato, non sono riuscito a capire. E chiedo a te che vendi lombrichi come lui (e che quindi hai forse la sua stessa forma mentis) perché mai quella strada ora sarebbe pericolosissima visto che il codice stradale non prescrive affatto che in caso di senso unico il limite di velocità venga cambiato ad libitum dall’utenza. Boh. Spiegami anche questo, se ci riesci. In ogni modo la questione che, come diceva qualcuno, se non fosse seria sarebbe ridicola, è indubbiamente tale che si presterebbe ad un’analisi psichiatrica; e dimostra quanto sia opportuno (prima che sia troppo tardi) intervenire in soccorso di cervelli così patentemente fragili e confusi. Ecco perché qui si fa urgente e improcrastinabile un’azione didattico-sanitaria dall’alto. Tu che ne dici? Io credo che l’Amministrazione comunale, in contatto sinergico con il Centro di salute mentale e supporta da una task-force composta da psicologi, psichiatri ed esorcisti, dovrebbe afferrare il problema per le corna, imporsi e far sentire, nello specifico, la sua superiore conoscenza delle cose. Se non altro per campanilismo essa non può permettersi di perdere concittadini, rischiando lo spopolamento del paese, soltanto perché privi degli elementi di base della convivenza civile. Si prenda atto che abitiamo tra una comunità sostanzialmente analfabeta (in senso civico ovviamente) e si agisca di conseguenza: come si farebbe con dei bambini della prima elementare. È importante, perdio. O no? Tu, quanto venisti a Tesero, lo avevi notato chiaramente: siamo al cospetto di una popolazione che inconsapevolmente da vent’anni vive spendendo e spandendo perché, a seguito della colposa tragica vicenda di cui ben sai, in grazia di una benevola profusione di denaro pubblico, elargita a tacitazione del tutto dal corresponsabile ente pubblico provinciale, questo paese, per contrappasso, si è trasformato nel paese dei balocchi. Glielo si dica, prima che sia troppo tardi. Forse, visti i comportamenti conseguenti, si è sbagliato nel concedere troppo a tutti, senza spiegare anche i rovesci delle (tante) medaglie, senza pretendere nulla in cambio, senza rendere consapevoli dei privilegi immeritati chi di essi ha beneficiato. È cresciuta dunque – in troppa parte di questa popolazione – una sorta di delirio di onnipotenza: pensare di poter fare ciò che si vuole, di esigere senza corrispondere. Il lombrichivendolo contatta un giornalista, spara, in una pseudo intervista, una raffica di assurdità, si fa confezionare l’articolo in cronaca locale, e ovviamente, dopo sì tanto ardimento, pretende che i due anni di studio, di analisi, di verifiche della questione vengano, ipso facto, gettati nel cesso. E per la sola differenza di un lombrico. Ma siamo impazziti?
Hai inteso Mohammed? Ti saluto e resto in attesa di una tua risposta. Ti ripeto, ho voglia di dormire e di ricominciare a sognare. Spero di poterti presto far visita. Perché ho anche una gran voglia di rincontrare gente seria. Ciao, a presto.


Ario

P.s. Non credere comunque che il tuo collega e i suoi antinazisti seguaci qui siano delle mosche bianche. Sono in realtà la punta dell’iceberg. Quello da essi manifestato è un vizio patologico diffuso. Che però emerge virulentemente solo ed esclusivamente quando, si vanno a toccare particolari supposti diritti individuali.

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