08/10/08

A LORENZO


Gentile Lorenzo, scusa il leggero ritardo di questa mia risposta. Dunque, come hai inteso, nel microcosmo teserano tutto si tiene, compresa l’apparentemente lontana questione energetica. In premessa devo dirti che le risposte alle tue considerazioni sono già incluse nei post scritti precedentemente. Comunque, visto che me lo chiedi, ti ribadisco ciò che penso. La questione viabilità – che, fra quelle trattate, tu dici sia quella che forse ha fatto più discutere in paese – è paradigmatica proprio di quel non voler capire che nel lavoro in fieri del Gruppo di Discussione Critica (da poco recensito su questo blog) è stato ben messo in evidenza. Forse, in questo caso, i paesani più che non voler capire, non sono (ancora) riusciti a capire. E proprio per questo, quando anch’io due anni or sono sollecitai il Comune a considerare l’ipotesi di una revisione della viabilità automobilistica del paese (della parte vecchia del paese!), avevo ben fatto presente l’opportunità di agire nel merito su tre fronti distinti ma complementari: informazione, azione, controllo. L’informazione (non nei termini che auspicavo e che avevo suggerito) è stata fatta attraverso un paio di articoli sui giornali locali e la serata di presentazione del piano tenuta il 07/12/2007. Purtroppo, come ben notavi, taluni hanno presto manifestato quel “fare all’ italiana”, furbesco e farabutto, che ritarda e ostacola l’assimilazione di ogni processo novatore e che, differentemente da ciò che i nostri cari Schützen pensano noi siamo, è ben presente, eccome, anche in questa (a parole) filo-tirolese comunità. E tanto per chiarire la differenza, è fuori di ogni dubbio che per una riforma così minuscola in un qualsiasi paesino tedesco o austriaco il “disagio” sarebbe durato 2 o 3 giorni al massimo, non 10 mesi!
Riguardo alla mia critica alla “Corte” che tu ritieni troppo aspra perché “negli ultimi anni si è tentato di fare qualche passo indietro, ristrutturando quello che era lo spirito presente nei primi anni in cui avevano luogo (…) ” e perché “ci sono persone che mettono veramente il cuore in ciò che fanno (…)”, chiarisco che io non biasimo affatto la messa in scena delle rievocazioni attuali rispetto a quelle delle edizioni dei primi anni ’80, non contesto cioè la qualità delle rievocazioni. Io contesto le rievocazioni tout court. Perché non ha alcun senso riproporre, per una sera o una settimana, un passato totalmente abiurato nei fatti e nei comportamenti non soltanto dai “rievocatori” ma dall’intera popolazione. Sono – come scrivevo in un post dell’agosto 2007 – rievocazioni “di plastica”, prive di un “cordone ombelicale” con l’antica fondamentale economia del posto. Sono semplicemente operazioni promozionali, pro turismo e pro domo di qualcuno. Nei figuranti, che accorrono solletici e disponibili alla “recita”, evidentemente non c’è consapevolezza di ciò e mi rendo ben conto che i giovani come te, nati quando in paese si organizzavano le primissime edizioni, non possano capire precisamente. Ma quelli che invece hanno avuto il privilegio di nascere in un’ epoca precedente e hanno il ricordo del prima e la visione del dopo, se per un attimo svestissero l’abito dell’ipocrisia (altra precipua caratteristica del luogo), non potrebbero non vedere l’assoluta incongruenza e la falsità che dietro a queste rievocazioni si nasconde. Riguardo all’impegnativo lavoro del Gruppo di discussione Critica spero che possa venire ultimato tra non molto e che – come auspicato – la sua pubblicazione venga finanziata da un qualche ente benefattore. Energia e fame nel mondo. Credo che la fame del terzo e del quarto mondo non dipenda dall’indisponibilità di energia esistente in quei mondi. Casomai è la troppa energia che consumiamo noi che affama più della metà del resto del mondo. Un consumo che va oltre il necessario (abbondantemente oltre) per garantire un tenore di vita assurdo (oggi esportato, ahinoi, anche in Cina ed India). E di questa assurdità – tanto per restare nel nostro piccolo microcosmo – la mobilità privata ne è il culmine, (i SUV – come scrivi bene – sono uno dei più eclatanti esempi di spreco e, proprio nel nostro bel paesello, essi, credo, abbiano superato numericamente le auto, per così dire, “normali”). Basta un piccolo ragionamento per capire che proprio la mobilità privata in tutte le sue forme considerta (e con tutte le sue innumerevoli conseguenze a catena) è all’origine del collasso ambientale globale. Siamo letteralmente immersi in una società che ci induce, ci istiga, con le sue armi di persuasione di massa, al consumo e all’ostentazione di esso, che travalica di gran lunga la soglia del cosiddetto benessere. Per corrispondere a questa irresistibile dipendenza divoriamo energia in un rilancio continuo che è naturalmente insostenibile! Ecco cosa dice in proposito padre Alex Zanotelli: “(…) l'uomo oggi ha davanti a sé una grande scelta sulla qualità di vita - che io chiamo una rivoluzione culturale, etica e religiosa - che lo fa diventare un altro uomo, cioè un uomo planetario. Da uomini "sapiens" dobbiamo diventare uomini planetari se ci vogliamo salvare. Perché? Perché oggi la globalizzazione porta a far sì che l'11% della popolazione mondiale consuma da sola l'88% delle risorse di questo mondo lasciando a 3 miliardi di esseri umani di vivere con meno di 1 euro al giorno. La conseguenza di questo sono 50 milioni di morti di fame che avvengono all'anno. Io lo chiamo questo il peccato del mondo. E questi 11% che sono i ricchi, non vogliono assolutamente sentir parlare di ridimensionare il loro stile di vita, anzi i ricchi si stanno armando a non finire per proteggere i loro privilegi. Le armi oggi servono a difendere gli interessi di ricchi. In questi giorni (inizio luglio 2008 n.d.r.) è uscito un libro negli Stati Uniti che si intitola "The Three Trillion Dollar War" (La guerra da tre miliardi di dollari) scritto da prof. Joseph Stiglitz che è stato Vice Presidente della Banca Mondiale. In questo libro lui dice che la guerra (contro l’Iraq da tempo liberato, n.d.s.) costa agli Stati Uniti 3 mila miliardi di dollari, è un'assurdità totale. I ricchi si armano per difendere i loro interessi. I tecnici ci dicono che se su questo mondo tutti vivessero come vive l'11% del mondo ricco, avremo bisogno di quattro pianeti Terra per risorse e altri quattro pianeti Terra come discariche per buttare i rifiuti. Questo sistema è insostenibile. Investimenti in armi e questa frenesia del consumare ad una velocità incredibile stanno praticamente portando la Terra al tracollo ecologico. Noi abbiamo d'avanti una crisi ecologica spaventosa. Gli scienziati ci danno una cinquantina d'anni per salvarci. Ecco perché dico a tutti ed è quello che davvero sto chiedendo è il coraggio di uscir fuori da un sistema che è una follia collettiva che permette a pochi a spese di molti morti di fame. O noi facciamo un salto di qualità o non c'è futuro per l'umanità, non c'è futuro per il pianeta. Ecco perchè dico siamo in una svolta epocale. O l'uomo fa davvero questo salto o non ci sarà futuro per nessuno. Dunque questa grande crisi economica, è l'ultimo anello della catena delle ingiustizie che stiamo vivendo in questo mondo?
Certamente. (...) Ovunque stanno scoppiando le cosiddette "Rivolte del pane". Cito Egitto, Marocco, Cameron, Haiti, Pakistan, Bangladesh, Filippine dove ci sono le rivolte del pane perché i cibi adesso stanno scarseggiando seriamente e costano sempre di più. Perché questo? Perchè siccome i ricchi del mondo non vogliono cambiare lo stile di vita e vogliono mantenere i loro consumi d'energia è chiaro che dobbiamo trovare l'energia da qualche parte. Dove la stiamo trovando? Nel cibo, cioè oggi cibi come il mais, l'olio di palma , la soia, ecc. vengono usati per estrarre Ethanol, praticamente la benzina per poter andare avanti il nostro sistema. È lì che troviamo l'energia. Negli Stati Uniti, il 10 - 20% del loro cibo è già destinato a questo scopo. In Brasile 120 milioni di ettari sono destinati a bio-carburanti. In Africa si stanno preparando 380 milioni di ettari per produrre il bio-carburante. Questa è la follia umana che vorrà dire che ci sarà sempre meno cibo e che il cibo costerà sempre di più per cui i poveri saranno destinati a morire.”
L’energia del futuro. Nel mentre sta esaurendosi l'era del petrolio e la scienza ricerca e sperimenta sistemi energetici che concilino l’eco-compatibilità con le mostruose esigenze dell’oggi, gli incompetenti al comando, dall’alto della loro ignoranza, “sparano” roboanti proclami. E così il nostro governo nazionale annuncia l’avvio dell’era nucleare. È, a mio avviso, un’opzione folle e pochissimo lungimirante. Il nucleare ha costi ambientali enormi e rimanda al futuro problemi a tutt’oggi irrisolvibili. Anche tu dici che al nucleare non c’è alternativa. Se così è, la probabilità che il mondo, così come lo conosciamo, diventi, per accidente, qualcosa di molto diverso, sarà altissima. È noto infatti che la produzione energetica nucleare civile, a fronte di indubbi vantaggi: una minima quantità di uranio consente di produrre un'elevata quantità di energia, e a differenza del carbone o del petrolio, senza emissioni di anidride carbonica (principale causa dell'effetto serra), contrappone una lunga serie di svantaggi e di terribili rischi.
1) Le drammatiche conseguenze in caso di incidente. L'epilogo di Chernobyl ha causato conseguenze globali delle quali, ancora oggi, non si conosce il reale impatto sulla salute. Se da un lato le nuove centrali di ultima generazione garantiscono un livello di sicurezza elevato, dall'altro non si può fare a meno di pensare che anche la centrale di Chernobyl a suo tempo era stata considerata sicura.
2) La necessità di stoccare le scorie radioattive per migliaia di anni. Nessun paese al mondo è giunto a una soluzione definitiva di stoccaggio. In Italia, nel 2003 si fermò in protesta un'intera regione italiana per impedire la realizzazione di un deposito geologico di scorie.
3) Il rischio di una contestuale produzione di armi nucleari. Non si può negare un legame tecnologico tra la produzione civile di energia nucleare e l'industria bellica (l’avvio della produzione energetica nucleare civile in Francia fu conseguenza di questo legame). Nel 2004 gli USA e altri paesi occidentali fecero grande pressione sull'Iran per impedire la costruzione di una centrale nucleare civile proprio per il timore che questi impianti fossero utilizzati anche per finalità belliche. Pertanto il legame tra le due attività esiste.
4) Il costo reale del nucleare. Da circa 15 anni nessun paese occidentale, salvo la Finlandia, ha messo in cantiere nuove centrali nucleari. Il nucleare comporta costi elevati fin dalla realizzazione degli impianti.
5) I costi militari per garantire la sicurezza dagli attentati terroristici e i costi per smantellare la centrale nucleare al termine della sua attività. Tutti questi costi non sono sostenibili da un'industria privata. Lo Stato deve necessariamente intervenire a copertura delle spese aumentando tasse e imposte ai contribuenti. In breve, il basso costo dell'energia in bolletta potrebbe essere più che compensato dall'aggravio fiscale in termini di imposte.
6) La localizzazione degli impianti nucleari. Le comunità locali sono restie ad accettare un deposito di scorie o una centrale nucleare vicino casa.
Che fare dunque? Nella speranza che la scienza trovi la quadratura del cerchio (non è detto però che la trovi in tempo utile), prima che muoia Sansone con tutti i Filistei, sarà giocoforza necessario rimodellare il nostro stile di vita. Sarà difficile riconvertirci? Certo che sì. Siamo ormai – come dice padre Zanotelli – dei “tubi digerenti” fatti e finiti. Ma, a questo punto – mi pare chiaro – non ci sia alternativa. Energie pulite, risparmio energetico, meno consumismo, più idealità (e più lentezza e più tranquillità, ecc.). Questo il futuro che ci aspetta. Penso che non sarà una “cattiva austerità” ma, forse, l’occasione per un ritorno a un’umanità da tempo perduta. Sto sognando? Forse sì. Ma io spero davvero che così sia. Un saluto dal Paese dei Presepi.

euro


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