12/09/08

TURISMO IN VAL DI FIEMME: IL PARERE DI EVGENY


Caro Euro, il tuo intervento mi lascia un pò perplesso; non tanto per alcune idee che condivido e altre no (sarebbe grave il contrario!) quanto perché mi sembra che tu faccia talvolta confusione, mescolando argomenti anche disgiunti fra loro. Non credo ad esempio che la serata di musica rap in quel di Lago abbia a che fare con il turismo teserano. E' anzi probabile che essa sia stato un evento organizzato da un gruppo di giovani che propone qualcosa di diverso dal solito "canto di montagna". Può non piacere, e a me non piace, ma serve ad aprire gli occhi sul diverso. Per quanto riguarda il turismo di massa in val di Fiemme l'ultima estate mostra che la massa può calare rapidamente. La dieta di clienti c'è stata e i dati diranno di quanto. Ma qui ci interessa poco. La mia personale opinione è che se il turismo in val di Fiemme ha assunto le attuali forme ciò dipende da una serie di scelte più o meno volontarie.
1.
L'incremento piuttosto elevato dei posti letto alberghieri negli ultimi 10 anni, garantiti da ingenti finanziamenti pubblici; questo ha e ha avuto alcune conseguenze: aumentare l'offerta nel momento in cui la domanda ristagna o comunque diviene più elastica; distorcere il sistema del mercato e dei prezzi (infatti, se costruire l'albergo mi costa la metà di quanto è il suo costo di mercato, il prezzo rifletterà il costo del mio investimento; di qui il crollo dei prezzi di soggiorno); il ribasso dei prezzi appena accennato non permette, non può garantire un prodotto di alta qualità (qualità e prezzo vanno a braccetto); per rendersene conto basta confrontare la nostra offerta turistica con quella austriaca, (e non è vero che il turista tedesco snobba l'Italia perché troppo cara, ma perché offre un'offerta turistica in proporzione deludente);
2. l'incremento dei posti letto extra-alberghieri, leggi seconde case; (non servono le leggi quando i buoi sono scappati dalla stalla e neanche serve farli uscire dalla finestra con un certificato medico);
3. la scelta, da parte della Provincia o delle apt, o di entrambi (non so), di promuovere la nostra valle nei mercati emergenti dell'Est che, almeno in un primo tempo, sono a medio-basso reddito;
4. infine: sbilanciamento del turismo invernale rispetto a quello estivo. Questo ha delle conseguenze che tutti possiamo immaginare. Il punto chiave del tuo ragionamento mi sembra chiaro: serve un turismo di classe, coscienzioso che rispetti l'ambiente, apprezzi la cultura locale, etc. Tu dici che la tranquillità è la caratteristica migliore dei nostri Paesi. Il vero prodotto. Forse. Ma se chiedi ai turisti, ti risponderanno che qui non ci tornano più perchè non ce niente, è sempre lo stesso, non cambiate mai offerta, idee. E' questa la cultura che secondo me va cambiata. Dove si deve investire in capitale umano e conoscenza. E allora il dilemma che rimane è, o offriamo quel che vogliono (e in più la tranquillità, il paesaggio, la natura che abbiamo) o chiudiamo. Mettiamo un cancello a san Lugano e che i rapper e le danzatrici se ne restino/vadano nel Paese di Trent (non tanto diverso dalle succursali valligiane). Dalla monocoltura turistica alla monocultura del nulla. O della tranquillità? Saluti

Caro Evgeny, tu mi sopravvaluti. Io non sono un sociologo, ma solo un osservatore. La mia non voleva essere un’analisi scientifica (come lo è invece la tua) del turismo in Val di Fiemme. Ma, per così dire, una sequenza di scatti fotografici, di flash. Saltando un po’ qui e un po’ lì, camminando, ascoltando e guardandomi intorno. Perché credo che tutto si tenga e tutto contribuisca a dare l’impressione complessiva che alla fine si percepisce. Hai presente il celeberrimo quadro di Picasso, "Guernica"? Ecco, con tutto il rispetto, mi rifacevo ad esso: quel quadro sembra confuso, ma dà un’idea perfetta del tutto. Alla prossima. euro

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