21/09/08

GLOBALIZZAZIONE E AMBIENTE - 4^ parte


Riuso/ Recupero

Per permettere il mantenimento della quota di mercato inutile e sovradimensionata rispetto alla necessità questo modello ha sostenuto, attraverso la comunicazione commerciale, tecnica e scientifica, la preminenza del nuovo sull’usato. Oggetti e materiali usati hanno assunto un valore minore, di ripiego; sono rapidamente considerati obsoleti e tendenzialmente diventano rifiuti. Questa è una incredibile perdita di ricchezza e di energia e la creazione di un problema, quello dello smaltimento, altrimenti molto più limitato.
Dagli arredi degli appartamenti, al vestiario, passando per le automobili e le attrezzature, gli oggetti rispondono ad un immagine astratta, stimolata dal mercato recuperare vuol dire adattare il proprio progetto all’esistente, vuol dire comporre il futuro con il presente, con tutte le approssimazioni che questo comporta, ma vuol dire anche impossessarsi di nuovo del progetto senza risolverlo nell’esclusivo acquisto di merci.

Settori

L’apprendimento, le competenze, l’organizzazione del lavoro, la cultura contemporanea: tutto è settoriale. Informazione, conoscenza e capacità di intervenire però non sono connesse perché l’intervento di riqualificazione ambientale necessario è intersettoriale, spesso non necessita di dettagli conoscitivi, ma di una grande consapevolezza e del coraggio di modificare comportamenti e decisioni anche con soluzioni semplici. Gran parte di questa cultura settoriale informata, approfondita, dettagliata è inutile per il benessere della comunità in quanto non sostiene un’ azione coerente. La visione e l’intervento nel sistema ambientale e sociale è interesettoriale e spesso non necessita di approfondite basi scientifiche.

Smaltimento

La quantità di rifiuti da smaltire dovrebbe essere minima. Gli oggetti dovrebbero essere usati, recuperati, riusati, recuperati, riusati fino ad essere riciclati. La loro quantità dovrebbe essere ridotta alle reali necessità (e quindi molto, ma molto, al di sotto della metà delle quantità attualmente in gioco) e solo una loro parte minima dovrebbe essere un rifiuto e solo questa parte dovrebbe essere smaltita.

Soluzioni tecniche

Scegliere soluzioni tecniche semplici direttamente gestibili, riparabili da parte di tecnici presenti nel territorio, evitare di essere obbligati a rivolgersi alla stessa casa produttrice per manutenzioni e riparazioni, utilizzare soluzioni che fanno risparmiare energia e materiali, che non garantiscano esclusivamente l’efficienza nel funzionamento, utilizzare strumentazioni che non sostituiscano semplici azioni umane (strizzare un limone, alzare una serranda, accendere una luce).

Sostenibilità

Le alterazioni dell’ambiente sono state constatate diffusamente almeno dall’inizio degli anni settanta, le politiche internazionali, comunitarie e spesso quelle nazionali hanno indicato quale prioritaria la loro soluzione da almeno venti anni, il termine sostenibilità appare costantemente a supporto di trasformazioni ma le condizioni dell’ambiente sono esponenzialmente peggiorate. Le condizioni ambientali e sociali del pianeta quindi non consentono di constatare che il modello attualmente praticato abbia la capacità di risolvere i problemi riscontrati. Le azioni sostenibili sono quelle che conservano e riqualificano l’ambiente, riducono gli sprechi ed i consumi di risorse, riducono gli scarti. Il resto è giustificazione delle cattive coscienze.

Specializzazione dei territori

I territori del pianeta sono utilizzati per la produzione di alimenti, gestiti dalle grandi compagnie di produzione o distribuzione agroalimentari in maniera specializzata. In un luogo si producono gamberetti, in un altro mais. La monocoltura asservisce le comunità locali ad un mercato che esse non controllano, ne limitano le autonomie alimentari, le impoveriscono tecnicamente e culturalmente, trovando esse ragioni di esistenza solo nella configurazione del processo distributivo globale. Il rifiuto della specializzazione è garanzia di autonomia delle comunità locali. Le multicolture, il mantenimento di capacità tecniche e delle specificità delle produzioni, non solo aiutano la società ma conservano la diversità biologica e la qualità dell’ambiente.

Supermercati-ipermercati centri commerciali

Lo strumento per la vendita dell’inutile a basso costo. In alcuni casi i prodotti sono così scadenti (mobili, strumenti ed anche alimenti) che dovrebbero pagare i clienti per il costo dello smaltimento di rifiuti piuttosto che farsi pagare per il costo delle merci. La concentrazione delle vendite è connessa alla concentrazione della distribuzione e produzione. Sono strumenti per concentrare la ricchezza ed aumentare il potere dei singoli nei confronti della comunità in cui si collocano le loro attività. Anch’essa destruttura il tessuto sociale locale rendendolo dipendente da macroinvestimenti di operatori. Il vero risparmio non è comprare tanti prodotti scadenti ma comprare di meno, comprare da chi si conosce, da chi ha competenza tecnica nel produrre quella merce, da chi opera in prossimità.

Sviluppo

L’unico sviluppo possibile è culturale, non è connesso con la quantità né con le merci.

Tecnologia

La tecnologia è individuata come il mezzo per risolvere i problemi ambientali; quasi un deus ex machina si attende la nuova apparecchiatura, il nuovo materiale, il nuovo combustibile che ci cambierà la vita e ripristinerà condizioni di qualità nel pianeta. Questa aspettativa è sostenuta da chi vuole che nulla sia modificato nell’attuale modello globale: che si continui a consumare alla stessa maniera, che si concentrino i produttori, che si ingrandiscano le metropoli, che si riduca l’autonomia sociale e culturale delle comunità. L’assioma su cui si basa è che questo modello è imperfetto (si sostiene in cattiva fede “come tutti i possibili”) ma l’innovazione tecnologica ci permetterà di proseguire migliorando le prestazioni. Non solo è una impostazione sbagliata ma pericolosa per l’intera umanità. La tecnologia può aiutare solo se utilizzata nel quadro di una profonda rivisitazione dei comportamenti: una riduzione dei consumi, una attenzione ambientale nelle attività, una riduzione della mobilità e dell’incremento demografico. Se la tecnologia non si pone in relazione a questo quadro è solo tesa a produrre nuove merci per lo stesso mercato che è causa della profonda alterazione ambientale e sociale del pianeta e dei suoi abitanti.

Turismo

Il turismo ambientalmente e socialmente corretto è quello svolto con mezzi a basso impatto, con tempi lunghi, con spostamenti ridotti, senza partecipare alla destrutturazione delle comunità locali, senza divenire ambasciatori di una cultura globale scegliendo servizi e offerte omogenee e universali. Il turismo sostenibile è quello dei piccoli spostamenti, dei tempi lunghi di permanenza, di mobilità preferibilmente non a motore.

Urbanizzazioni

I grandi insediamenti sono dipendenti dal territori esterni, dai produttori, in essi non si ricostruiscono comunità autonome, gli abitanti sono in balia delle grandi aziende distributive, non controllano i sistemi di produzione o l’origine dei materiali. Le metropoli sono strutture insediative autoritarie in cui i cittadini sono schiacciati e succubi non gestendo direttamente né produzione, né alimentazione, né distribuzione non avendo a disposizione un proprio territorio. Le grandi urbanizzazioni contemporanee sono la rappresentazione del modello di concentrazione di ricchezze e di potere, della diseguale distribuzione del benessere, della dipendenza delle comunità insediate, dell’espropriazione del diritto dei singoli di abitare la terra. Ogni azione che tende a facilitare il rafforzamento di questi ambiti riduce la possibilità di autonomia delle popolazioni. Limitare gli insediamenti, ricollegarli ai luoghi, per aumentarne l’autonomia e la riconoscibilità.

Uso libero

Sperimentazione attuata negli anni settanta in cui i singoli mettono a disposizione gratuitamente beni diversi, da oggetti di uso ad una quantità del proprio lavoro, per le necessità di altri. È la maniera per ridistribuire le eccedenze, senza profitto, di consolidare le relazioni sociali, di recuperare l’energia impegnata senza beneficenza, né lucro.

Velocità

La qualità è spesso misurata dalla velocità di esperire attività, dalla rapidità con cui si definisce una pratica a quella in cui si costruiscono le case, si effettuano gli spostamenti, si acquisiscono servizi. La velocità delle azioni comporta la riduzione del tempo con cui vengono attuate, l’aumento dei profitti (facendo più cose se ne possono vendere di più), la riduzione dei costi di produzione (aumentano i margini sull’unità prodotta). Il tempo liberato viene occupato da altre attività con l’esito finale di un aumento esponenziale dell’energia impegnata (umana e non), con l’aumento delle emissioni e dei materiali utilizzati e quindi con insostenibili effetti negativi nell’ambiente e sulle società. Dare il giusto tempo alle azioni a partire da quelle quotidiane per recuperare la consapevolezza ed il piacere delle stesse, per non essere inghiottiti dalla continua ricerca del fare. (continua)

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