04/09/08

GLOBALIZZAZIONE E AMBIENTE - 3^ parte



Innovazione/nuovo

Il nuovo ha assunto un valore positivo assoluto. Nella promozione delle merci corrisponde ad un giudizio favorevole indipendentemente dalla reale qualità del prodotto. La considerazione positiva del nuovo si applica indistintamente a tutte le azioni e i prodotti della società contemporanea con tale intensità che l’innovazione è divenuto un tema di interesse prioritario. L’innovazione utile è quella che migliora la qualità ambientale e sociale delle azioni, dei processi, dei prodotti valutando non gli effetti della singola azione ma della totalità delle stesse. È opportuno affrontare il tema dell’innovazione con tutta la criticità possibile al fine di verificare i reali vantaggi che il nuovo comporta senza entusiasmarsi della novità fine a se stessa, ben consapevoli che proprio dietro questo entusiasmo indotto si nascondono i problemi che la novità stessa comporta.

Lentezza

Fare di meno, rallentare può aiutare ad aumentare la consapevolezza di quanto si fa. Probabilmente aumenta la possibilità che i processi decisionali siano partecipati, sicuramente riduce il consumo di risorse e la quantità di emissioni.

Monouso

Una delle massime aberrazioni delle contemporaneità. Ingiustificata e incomprensibile. Quale vantaggio si ha individualmente con un prodotto monouso? La possibilità di non lavare le stoviglie, i tovaglioli ? E per i rasoi? Per gli accendini? Semplifica l’azione? Ma quale complessità è ricaricare un accendino? E che fatica è andare al mercato con un proprio sacco di tela? È invece proprio la ricerca della disaffezione all’oggetto e la riduzione della sua identità specifica che è alla base della società dei consumi. Tutti gli oggetti debbono essere equivalenti in modo da potere essere buttati e ricomprati, casomai uguali a se stessi, in maniera da incrementare il mercato L’enorme costo in termini ambientali ed economici dello smaltimento di tali materiali non giustifica i debolissimi vantaggi derivanti dal loro uso. Non usare prodotti monouso.

Norme

Non sempre le norme aiutano a ridurre il peso ambientale dell’uomo. Anzi spesso motivate dalle logiche della produzione definiscono comportamenti che sono esattamente contrari agli obiettivi di qualità ambientale. Sono anni che si opera per la riduzione degli imballaggi eppure ci sono ferree norme per cui nei bar lo zucchero è in bustine, i panini in plastica, i prodotti dei supermercati iperimballati; sempre per rimanere nello stesso tema, per poco non è passata una norma europea che prevedeva la sostituzione del bicchiere per l’acqua con una confezione monouso. Sono le norme che facilitano la diffusione dei prodotti mono-uso non caricandoli dei costi ambientali e sociali degli smaltimenti; sono le norme che agevolano l’industrializzazione definendo procedure per il controllo della qualità e tipologie di prodotto impraticabili da artigiani; trasporti privati, agli isono le norme che definiscono finanziamenti per coltivazioni atipiche, per agevolazioni ai carburanti aerei, per sovvenzioni ai mpianti di risalita, etc. Le norme nella società di mercato non le fanno i cittadini né i loro rappresentanti ma i grandi interessi le cui richieste sono sempre meno attenuate dal buonismo che l’ampliamento del mercato di venti anni addietro (Est Europa, liberalizzazioni, privatizzazioni acqua, energia) aveva prodotto. Guardare con attenzione critica le norme.

OGM

Creati con la giustificazione di rispondere alle emergenze alimentari, rispondono in realtà all’esigenza da parte delle aziende produttrici di aumentare la produttività per ettaro e di penetrare all’interno del mercato dei semi che attualmente è per gran parte gestito direttamente dagli agricoltori. L’aumento della produttività per ettaro, come noto, non migliora le condizioni dell’alimentazione del pianeta in quanto, come già mostrato dai continui aumenti della produttività dal dopoguerra fino al decennio trascorso, il problema dell’alimentazione è connesso alla distribuzione della produzione (molti paesi producono eccedenze che buttano), alla concorrenza (molti paesi regolano con i loro produttori il prezzo delle risorse agroalimentari), alla struttura sociale in relazione all’uso dei terreni e quindi della produttività locale (le grandi urbanizzazioni rendono le popolazioni dipendenti alimentarmente). Gli OGM non sono utili, possono essere fastidiosi per l’ambiente, sono nocivi per le comunità locali e per la biodiversità naturale.

Plastica

Non vi sono materiali demonizzabili ma vi sono materiali la cui utilizzazione è molto critica dal punto di vista ambientale e sociale e la plastica è uno di questi. La plastica è derivata dal petrolio che è sicuramente la risorsa il cui controllo ha condotto al numero maggiore di conflitti armati negli ultimi decenni; è risorsa in via di esaurimento, fortemente inquinante. È dunque una risorsa ambientalmente e socialmente molto negativa. La plastica è diffusissima per le sue caratteristiche che rendono semplice la produzione e la vendita, per i costi di produzione ridotti che permettono la realizzazione di profitti giganteschi, per i sistemi produttivi, semplici ed accessibili. Di plastica si abusa: in edilizia, nell’arredamento, nell’oggettistica, nelle strumentazioni. Ovunque vi è plastica in un numero elevatissimo di composizioni diverse, con additivi di tutti i tipi, tanto e tanti che a posteriore non è possibile riconosce il cocktail di sostanze in essa presenti. Questo comporta un problema imponente nelle fasi di utilizzazione (rilascio di sostanze inquinanti, rischi di emissioni nocive al fuoco o in altre condizioni di uso) e di smaltimento. La plastica inoltre permette gran parte di quella produzione usa e getta che aumenta esponenzialmente la quantità di rifiuti difficilmente riciclabili. Ridurre la presenza della plastica, come di tutti i materiali inquinanti, ai solo usi specifici e indispensabili porta alla liberazione da una sudditanza, alla ripresa di soluzioni tecniche locali, alla eliminazione di una grande quota di rifiuti.

Popolazione

Il numero degli individui sulla terra è in continuo aumento. L’aumento della popolazione altera i rapporti con le risorse. Già oggi in molte zone del pianeta gli abitanti sono molto superiori alle potenzialità dei luoghi e complessivamente si intravedono i limiti della produttività alimentare dei territori coltivabili. La densità aumenta, lo spazio individuale diminuisce, gli spazi naturali divengono sfridi marginali sia in termini di quantità che di qualità, i comportamenti sono sempre più regolamentati, la produzione industrializzata. Una demagogia diffusa invita alla riproduzione, senza motivo viste le quantità esistenti, ed altera i rapporti tra scelte individuali, piacere, benessere e consapevolezza collettiva. Si possono individuare alcuni ambiti di promozione dell’incremento numerico della specie: il modello economico che ampia il mercato, le religioni che incrementano gli adepti, gli stati che si fanno grandi con il numero degli abitanti. Interessi, dogmi, paure ma nulla di tutto ciò è collegato con il bene individuale e comune.

Qualità/quantità

Da anni si tende a ridurre la strategia della sostenibilità all’aumento dell’efficienza delle azioni che vengono attuate. Il ragionamento attuato è che se una automobile contemporanea inquina significativamente meno di una automobile di quaranta anni fa le condizioni del pianeta migliorano. Ma una automobile di quaranta anni fa faceva molti meno chilometri l’anno di una contemporanea, aveva una vita molto più lunga (e quindi usava al massimo l’energia immagazzinata per la costruzione), e faceva parte di un parco automobili che era una esigua frazione di quello attuale. L’aumento della qualità delle merci è condizione necessaria ma non sufficiente alla risoluzione dei nostri problemi. Ad essa va affiancata una significativa riduzione delle quantità.

Ricerca

La massima parte della ricerca è condotta da soggetti privati che hanno un interesse specifico nella definizione di nuove merci. Dalla medicina, alle attrezzature militari (che sono tra i settori che impegnano i maggiori fondi di ricerca) passando alla cosmesi, ai trasporti, alla chimica fino all’edilizia i soggetti che posseggono maggiori disponibilità economiche investono in ricerca, non rispondendo ad acclarate necessità ma agli specifici interessi del finanziatore. Gli esiti della ricerca non sono risposte alle esigenze della popolazione – anche in ragione del fatto che la ricerca si sviluppa secondo gli stessi criteri economici che regolano l’attuale modello e ne definiscono tutti i limiti – ma risultati che rispondono al massimo del mercato ottenibile dal soggetto promotore. Questa ricerca è solo in minima parte socialmente e ambientalmente utile. Se la ricerca è tesa a risolvere problemi allora non può non considerare che la soluzione di molti di essi si trova non nell’inventare merci ma nel modificare sistemi sociali. La ricerca auspicata è connessa alla società e ne pratica gli interessi, sviluppandosi non sullo specifico tematismo ma sull’interazione tra questo e le modalità con cui la società stessa opera.

Risorse

Nonostante il termine, “risorse” indica una visione dell’ambiente volta alla sua trasformazione o utilizzazione, in quanto l’osserva dal punto di vista utilitaristico per la specie umana: è possibile un uso delle risorse che non comprometta e degradi l’ambiente. Il modello contemporaneo le usa fino a quando producono convenienza economica e quindi molto oltre il limite di uso finalizzato al mantenimento delle potenzialità delle risorse stesse. Ciò è favorito dalla mancanza di controllo da parte delle comunità locali del proprio territorio e delle sue risorse e dalla gestione imprenditoriale delle stesse. La gestione delle risorse nel mondo contemporaneo è molto delicata. Esse sono in continua riduzione, in uno stato di alterazione, insufficienti a garantire i consumi dei benestanti e la sopravvivenza di una popolazione mondiale in continua crescita. Mettere in diretta relazione le risorse con le comunità locali, avviandone una gestione comune, definendo i consumi in relazione alle disponibilità appare non solo un mezzo per mantenere le diversità culturali ed ambientali ma anche di permetterne un uso congruo alle disponibilità.

Risparmio economico

I soldi accumulati hanno un impatto ambientale minore di quello derivante dall’accumulo di merci. Mentre l’economia antecedente alla società dei consumi era basata sul risparmio, quella contemporanea lo è sull’impegno di tutte le disponibilità degli individui nell’acquisto di merci, anche facendo impegnare il futuro ed anche quando le merci non servono. Le merci da un lato sono lo strumento per prelevare ricchezze, dall’altro per accumularne: ambedue gli usi sono spaventosamente dispendiosi per l’ambiente. (Continua)

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