19/05/08

UN INSOLITO OTTETTO


In fa maggiore op. 166 (D. 803) per 2 violini, viola, violoncello, contrabbasso, clarinetto, corno, fagotto


Questo famoso lavoro che risale al febbraio del 1824 fu composto per un organico di 5 strumenti ad arco, compreso il contrabbasso, e 3 a fiato. Quell'anno costituì per Schubert un riaccendersi della vena creativa, dopo un periodo di crisi psicofisica. Vi si concentrano infatti le brillanti Variazioni per flauto e pianoforte D. 802 (gennaio), i Quartetti per archi in la minore e re minore "La morte e la fanciulla" (marzo), la curiosa "Sonata" per arpeggione e pianoforte D. 821 (novembre), il "Gran Duo" per pianoforte a 4 mani (giugno) ed altro ancora dei generi più diversi, dal Lied alla musica sacra.
Tutte pagine di altissimo livello che testimoniano come un'ispirazione fluente e fortissima fosse in grado di rigenerarsi immediatamente. Se è vero che l'Ottetto nacque con la condizione singolare di dover somigliare nelle sue linee fondamentali al conosciutissimo Settimino di Beethoven ed eseguito da una fitta schiera di esecutori ed ascoltatori per il suo linguaggio comprensibile e frizzante), ciò nonostante l'impronta schubertiana si mostra chiara e precisa. Comunica malinconici abbandoni e spensieratezza lontane, temi tipici delle opere più impegnate e di sofferta ricerca.
Il fascino di questa composizione, formalmente assai definita, sta nel semplice gusto popolare che vi aleggia, pervaso da atmosfere campestri, festive e confidenziali. La sintesi di elementi più o meno colti raccolti in una struttura che ricorda il Divertimento di stile settecentesco, si esprime nell'elevato numero di tempi e nella successione, indentica a quella scelta da Beethoven.
Dapprima l'"Allegro", introdotto da un breve "Adagio", quindi un "Adagio" in si bemolle maggiore dalla soave contabilità ed un "Allegro vivace" in forma di Scherzo, dal ritmo spigliato. Seguono un "Andante" che snoda sette variazioni sopra un tema tratto da Schubert dal proprio Singspiel comico "Die Freunde von Salamanka", seguito ancora da un semplice "Menuetto: Allegretto", e concluso dal più complesso finale "Allegro" preceduto anch'esso da una sezione "Andante molto" dal tono misterioso. Una breve ripresa annuncia la chiusa "Allegro molto". Commissionato dal conte Ferdinand Troyer, clarinettista dilettante, intendente dell'arciduca Rodolfo, l'Ottetto fu pubblicato nel 1853. (Durata 52 minuti)


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