06/04/08

IGNORANZA E PRIVILEGIO, OVVERO LA SINDROME DELLE 3 SCIMMIETTE


La ormai trita vicenda della revisione viabilistica del paese è paradigmatica di una degenerazione del rapporto amministrati-amministratori della nostra comunità. Se consideriamo che quella testé ricordata è, a memoria d’uomo, la prima iniziativa comunale che abbia determinato nei fatti un modesto restringimento dei “lacci” in cinquant’anni di ininterrotte concessioni, la rivolta esternata attraverso la petizione popolare promossa da alcuni anonimi caporioni conferma che il potere amministrativo oggi è tollerato solo allorquando lascia fare, e non invece anche quando (doverosamente) su basi più dotte riequilibra e controlla. Prova ne è che nessuna raccolta di firme è stata fatta per questioni in essere veramente clamorose e pregiudizievoli come ad esempio il cancro della speculazione edilizia (che è di gran lunga il peggior endemico lasciar fare possibile), le cui propaggini metastasiche nel nostro paese hanno addirittura divorato l’area di rispetto prospiciente il parco giochi degli Aleci; nessuna petizione è stata fatta per contestare la discutibilissima decisione urbanistica di locare la nuova casa di riposo nell’ “orrido” di Sa Noesco; nessuna sottoscrizione è stata avviata per esigere una gestione del Centro del Fondo meno scandalosa (100 mila euro e rotti di deficit annuo “consolidato”); e nulla si è detto neppure contro la recente "spedizione punitiva" perpetrata, senza alcun motivo di ordine logico, nei confronti di alcune piante (tre abeti e un larice) che avevano il torto, udite udite, di… far ombra nel giardino delle scuole elementari! In questi casi (dalla maggioranza della cittadinanza ritenuti, a torto, ora fisiologici, ora residuali), il cui elenco potrebbe continuare lungamente, il popolo tace. In questi casi esso non esercita affatto la sua fondamentale prerogativa di “pungolo”, non fa sentire il fiato sul collo agli amministratori, rendendo questi ultimi consapevoli di essere costantemente controllati dai propri amministrati (come sarebbe giusto che fosse in regime di democrazia). Niente di niente! Come le tre scimmiette nessuno vede, nessuno sente, nessuno parla! Perché quando si subodora la possibilità che qualcuno possa approfittarne (…po bèn, almanco valgüni i laóra! è la tipica frase giustificativa), pur che sia anche solo il recupero di un ramo d’albero tagliato, qualsiasi nefandezza è tollerata. Nessuna reazione dunque quando nell’aria si fa pregnante l’inconfondibile profumo dello “sterco del Demonio”. Soltanto ove il privilegio venga scalfito, in qualsivoglia forma od entità, allora e solo allora la “risposta” collettiva è immediata e (spesso) furente. Senza considerare altro che il proprio esclusivo tornaconto e il proprio egoismo. Senza considerare minimamente le ragioni di quei terzi eventualmente penalizzati. Senza concedere nulla al superiore interesse. Senza ammettere di poter anche dare qualcosa in cambio per quanto (forse) immeritatamente ottenuto (leggi concessioni edilizie), eccetera. I recenti fatti dimostrano altresì quanto questa comunità abbia introiettato lo stile metropolitano più retrivo: la generale insensibilità alla qualità ambientale in senso lato, esemplarmente palesata dal non aver capito che ovunque – dalle città sino ai piccoli paesi – le politiche urbanistiche più illuminate spingono il più possibile alla larga il traffico automobilistico dai centri storici; la malintesa idea di progresso, coincidente quasi esclusivamente con il termine comodità. A questa comunità il benessere profondo, quello che noi avremmo ottenuto soltanto avendo l’accortezza di rispettare con maggior consapevolezza e lungimiranza il nostro ambiente naturale circostante, non interessa. E dunque, così stando la qualità cerebrale di codesta popolazione, anche la qualità dell’ambiente pubblico condiviso non interessa. Basta che il proprio mondo (la casa), gelosamente custodito, soddisfi l’essenzialità degli stereotipi oggigiorno più in voga come il prato inglese, il barbecue, la mercedes o il fuoristrada, l'ampio garage, il cane di razza. All’ente pubblico si chiede solo (anzi da esso si pretende) di predisporre le uniche infrastrutture che il comune sentire ritiene imprescindibili: “posti macchina”, strade, piazzali asfaltati, parcheggi, rimesse interrate e compagnia cantando, che permettano ai loro metallici status-symbol di espletare in modo acconcio la loro peculiare funzione di annunciatori di arroganza e di stupidità. Senza preoccuparsi dei costi relativi (non solo finanziari!) e di nient’altro.

L’Orco

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