20/02/08

L'INTRALCIO DELLA PREISTORIA


Da tre anni non riescono a finire i lavori di costruzione del garage seminterrato che dovrebbe servire la loro abitazione, costruita nel 2004 in località Sottopedonda. A bloccare la realizzazione della rampa sono... gli ex abitanti della zona: una tribù retica che ha abitato sulle sponde dell'Avisio oltre duemila anni fa. È una battaglia a colpi di carte bollate e destinata probabilmente a trasferirsi al Tribunale amministrativo regionale, dopo l'ultimo atto firmato venerdì dalla giunta provinciale, quella che oppone Erica Iellici e Davide Brigadoi alla Soprintendenza per i beni archeologici della Provincia. I due avevano ottenuto la concessione edilizia il 26 marzo 2004 per costruire la propria abitazione in località Sottopedonda di Tesero. Quando fecero le carte, il terreno era già inserito nel Prg del 2001 come zona «a rischio archeologico» perché tra il 1981 e il 1987 erano affiorati resti di alcune case risalenti al sesto secolo avanti Cristo e suppellettili datate tra il sesto e il secondo secolo. Ma anche se l'avessero saputo, probabilmente avrebbero scelto di correre il rischio: d'altra parte, mica tutti sono proprietari terrieri! Così, mattone su mattone, la casa è venuta su, ma in fase di scavo sono «venuti su» anche altri reperti archeologici, nell'area a ridosso del margine sud di una particella interessata ai lavori: il tratto corrispondente alla rampa di accesso del garage ( nella foto, gli scavi e uno dei garage ). Immediata la sospensione del cantiere da parte della Soprintendenza, fino al completamento delle ricerche, terminate nel 2005, ma senza che si sbloccasse la situazione, per i proprietari della casa. Iellici e Brigadoi hanno atteso fino al settembre 2006, quindi hanno presentato domanda di revoca (o di conferma definitiva) della sospensione lavori. La risposta ottenuta, definita poco chiara, li ha indotti a depositare, l'11 luglio 2007, la denuncia d'inizio attività per completare il garage. Il giorno dopo, la Soprintendenza è scattata, aprendo la procedura per la dichiarazione d'interesse culturale del sottosuolo dei terreni interessati dalla costruzione, con la sola esclusione di quelli sotto la casa. Gli avvocati di Iellici e Brigadoi hanno presentato ricorso alla giunta provinciale, per far ritirare la determinazione: lo studio legale Corti - Deflorian di Bolzano ha contestato infatti l'imposizione di un vincolo poco motivato e gravido di conseguenze pratiche per i proprietari. Per i legali, la soluzione tampone per accedere ai garage permessa nel 2005 non può essere scambiata per definitiva, come fatto dalla Soprintendenza. Inoltre, viene anche contestato il fatto che l'imposizione del vincolo sia avvenuto a prescindere da ogni prospettiva di valorizzazione di quanto scoperto. La giunta provinciale ha però respinto il ricorso, ritenendo giusto invece porre dei vincoli in una zona in cui «è decisamente alto il rischio di trovare altre testimonianze simili a quelle rinvenute», mentre i lavori progettati - se portati a termine – avrebbero sicuramente danneggiato l'area archeologica.


Giorgia Cardini – L’Adige 19/02/08


Io sto con i Reti!

A Tesero, la questione “Reti a Sottopedonda”, è nota al cittadino comune da oltre 40 anni. Ne seppe qualcosa la speculazione immobiliare già negli anni settanta perché proprio lì mosse i suoi primi passi e trovatasi costretta a dialogare col Sevizio Beni Archeologici, ma oramai sazia, decise di chiudere i suoi programmi per spostarsi altrove.
Ne sanno qualcosa gli Amministratori del dopo Stava e in particolare il sindaco di allora Adriano Jellici, geometra, che trovarono i vincoli urbanistici molto allentati sotto la spinta dell’onda emotiva della Ricostruzione.
Ne sapevano quindi molto sia il sindaco attuale Gianni Delladio, geometra, sia i proprietari della casetta-garage dei quali Jellici ne è genitore e suocero quando, 6 anni fa, ognuno per la propria parte, si mossero affinché quell’area divenisse edificabile nonostante i vincoli e le perimetrazioni cartografiche sconsigliassero tale scelta.
Ecco perché io sto dalla parte dei Reti!
E la P.A.T.? Per quale motivo ha consentito, nei fatti, che il Servizio Urbanistica e Beni Archeologici si sconfessassero a vicenda e tra loro si infilassero gli avvocati?

Marzio Vinante

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