11/01/08

L'INFERNO ANIMALE



Il vostro bimbo siede davanti a un bicchiere di latte, voi ordinate un cappuccino al bar. In quel liquido bianco che sa di maternità e conforto non può esserci niente di male, né le confezioni industriali in tetrapak, plastica o vetro suggeriscono altro che lindore. Di certo sapete che la bevanda viene estratta da corpi animali, ma forse non vi siete mai domandati come.
Un capannone lungo cento metri e largo sessanta accoglie duecentoventi vacche, ciascuna rinchiusa in un box ove le è impossibile girarsi, con il muso rivolto alla mangiatoia in cui di continuo vengono rovesciati mangimi stimolanti e di promiscuo assemblaggio. Ognuna di esse ogni stagione partorisce e un istante dopo le viene sottratto il piccolo. Se maschio, questi è destinato alla filiera della carne. I meno sani finiranno subito al macello per diventare cibo per cani o gatti, macinato a uso umano o caglio, estratto dai loro stomaci e indirizzato alla produzione di certi formaggi. Ai più sani, prima di essere uccisi, si concede un anno per ingrassare in sofferenti recinti, sempre al chiuso. Le femmine in genere vengono tenute, per subentrare verso i diciotto mesi alle madri, le quali anziché vivere trenta o quarant’anni come potrebbero, muoiono a tre o quattro, sfinite dal ritmo della suzione e delle ininterrotte gravidanze. La dichiarazione di fine carriera fa da preludio all’ultimo viaggio con destinazione il mattatoio.
In ogni caso anche i vitellini sono subito isolati in box a parte e attaccati a poppatoi artificiali. Il latte a loro in origine destinato viene munto dalla vacca due, anche tre volte al giorno, per ottenerne un quantitativo che varia dai trentacinque ai settanta litri a testa.
A questi animali docili e sensibili non è mai concesso di vedere il cielo, muovere un passo o avere un contatto spontaneo con un proprio simile. Di contro, sono sottoposti a continue vessazioni, come la pulizia delle deiezioni eseguita senza alcun garbo in spazi tanto esigui.
Quando una vacca da latte si accascia, è più economico lasciarla morire da sé che non curarla o sopprimerla. Qualsiasi somministrazione di farmaci sarebbe in contrasto con l’utilizzo successivo del suo corpo, né gli allevamenti sono autorizzati all’abbattimento diretto. Viene dunque abbandonata alla propria sorte, con le mammelle che scoppiano di dolore per la mancata mungitura, in un’agonia che può durare parecchi giorni.
Negli Stati Uniti la quasi totalità dei vitelli è allevata su larga scala per la macellazione infantile, dentro gabbie di centocinquanta centimetri per sessanta, con pavimento di nude assi di legno. Isolati, senza potersi muovere né pulire, i piccoli vengono nutriti con una poltiglia priva di ferro e fibre per mantenerne bianca e pregiata la carne. Tutti sofferenti di anemia subclinica, consumano denti e pelo mordendo le grate e leccandosi per sopperire alle carenze vitaminiche e affettive. Riempiti di ormoni e antibiotici per crescere in fretta e per prevenire o piuttosto arginare l’insorgere di malattie e infezioni come dissenteria, polmonite, tricofizia, ulcere o setticemia, all’età di quattordici settimane, troppo atrofizzati anche per camminare, vengono, vengono stipati a centinaia sui camion per compiere viaggi anche molto lunghi verso i mattatoi.
Nella zoofila Gran Bretagna, circa l’80% della carne di manzo è un sottoprodotto dell’industria lattea e ogni anno circa 170.000 vitelli muoiono prima del compimento dei tre mesi a causa di incuria e maltrattamenti durante i trasporti e nei mercati.
Tutto questo perché la carne, secondo il sentire comune, piace e fa bene. E poi aiuta i bambini a crescere. Se davvero si avesse a cuore il loro sviluppo, ci si preoccuperebbe in primo luogo di educarli alla conoscenza, alla gentilezza e alla pietà, anziché parcheggiarli davanti al televisore o ai videogiochi – alcuni capaci, come noto, di generare crisi epilettiche – o di lasciarli preda delle mode e delle abitudini imposte da multinazionali che gestiscono le masse umane proprio come quelle animali: in batteria.

da “La pelle dell’orso” di Margherita d’Amico

Nessun commento:

Posta un commento

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

MINU
Foto di Sabina

Archivio blog