10/10/07

SALVIAMO IL REFERENDUM




Per la seconda volta, a distanza di una settimana, due consultazioni referendarie non hanno raggiunto il quorum e sono state annullate, grazie alla furbizia di chi, per interesse personale, è riuscito a istigare un vergognoso assenteismo ai seggi. Il referendum provinciale sulla scuola e quello comunale a Daiano sulla realizzazione del campo da golf sono stati affossati dalla totale mancanza di senso civico degli elettori. Il vescovo di Trento prima e le lobbies economico-politiche fiemmesi poi hanno vinto la partita e in questo momento si staranno probabilmente fregando le mani in vista dei futuri guadagni che in prospettiva garantirà loro l'infausto esito dei referendum. E, non di meno, rideranno degli elettori (o meglio dei non elettori) che tanto facilmente si sono lasciati convincere a disertare i seggi, rinunciando così al privilegio di decidere direttamente su questioni diverse ma entrambe importanti per il loro futuro. Non credo che si possa essere più cretini!
A mio ricordo questa è stata la prima volta che si è ricorsi qui in valle a un referendum comunale ma, nonostante l'eccezionalità dell'occasione e l'importanza della posta in gioco, la maggioranza degli elettori non ha esercitato il proprio diritto di voto. Ma se si verificasse lo stesso assenteismo anche alle elezioni provinciali del prossimo anno che cosa direbbero i signori candidati? Quegli stessi candidati che oggi, in vesti politiche diverse, hanno promosso l'assenteismo ed hanno disertato in prima persona le urne, dando così una pessima lezione di educazione civica. Credo che non sarebbero affatto contenti! Io invece mi divertirei un sacco nel vedere le loro facce sconsolate per la mancata elezione. Ma quelle facce non temono affatto questa eventualità: conoscono bene il loro elettorato, sempre distratto e disinteressato e quindi facile da pilotare nel momento in cui serve la sua delega. E' certo dunque che alle prossime elezioni provinciali ci saranno , come sempre, lunghe code ai seggi e i “cavalli di razza” locali in gara riusciranno nuovamente ad accaparrarsi una sedia in consiglio. Ma, se escludiamo quell'esiguo numero di sostenitori blasonati che ogni candidato che si rispetti deve avere e che sarà sicuramente lautamente ricompensato, direttamente o indirettamente, dal neoeletto consigliere, assessore o governatore che sia, quando verranno ascoltate le esigenze della maggioranza degli elettori anonimi? L'esperienza mi dice che questo accade raramente e che, invece, una volta ricevuta la delega i cosiddetti “rappresentanti del popolo” diventano arroganti e si dimenticano di ascoltare chi li ha legittimati a governare. Alla luce di ciò mi chiedo come mai i referendum popolari siano diventati negli ultimi tempi così impopolari! A rigor di logica si sarebbe dovuto verificare l'opposto: la diserzione alle elezione delle varie assemblee politico-territoriali e l'afflusso di massa ai referendum. Forse ciò non è accaduto perché la democrazia sta vacillando, essendo riposta nelle mani e nelle teste di chi non ragiona più né di politica, né di diritti, né di problemi locali o nazionali. Nulla di nulla! Ma che diritto hanno di votare queste persone? Io non voglio che l'ignavia di chi si è svuotato il cervello davanti al televisore condizioni così pesantemente la mia vita e quella di coloro che ancora sono in possesso di un minimo di senso civico. Io voglio riprendermi il diritto di essere ascoltata alle consultazioni referendarie e voglio che il quorum venga abolito in omaggio a coloro che ancora pensano, si preoccupano e agiscono per un futuro accettabile.





Lancillotta

08/10/07

GUARDANDO IL PAESAGGIO


È un fatto – il cambiamento del clima, la quasi scomparsa delle stagioni, l’inasprimento di certi fenomeni atmosferici e meteorologici, il regresso dei ghiacciai, l’inquinamento… – che il rapporto tra l’uomo e il territorio in cui vive si è deteriorato. Il passaggio dalla società e dalla cultura contadina all’era industriale e post-industriale ha via via prodotto una profonda discrasia tra le persone e l’ambiente in cui vivono. Soprattutto a livello di conoscenza.
I nostri ragazzi, e mi riferisco a quelli che abitano nelle valli, conoscono poco i loro luoghi, (alpeggi e sentieri che frequentano pochissimo) gli animali, le erbe, o le piante. Per loro tutte le conifere sono “pini”; non sanno distinguere tra un larice, un abete, un pino o un tasso…; non sono mai stati in una malga, non hanno mai incontrato un capriolo, un camoscio, un forcello o un gallo cedrone…
Il fenomeno dell’abbandono e dello spopolamento della montagna verso le opportunità e le comodità fornite dalle città si fa sempre più preoccupante. E le conseguenze le stiamo toccando con mano. Specie là dove la montagna è stata oggetto di sfruttamento in maniera insostenibile (si va dal furto delle acque, alle devastazioni prodotte dal turismo, ai danni della speculazione edilizia da parte delle agenzie immobiliari). Il tutto in funzione di un profitto che non vede al di là del proprio naso. È la ragione prima del degrado. Di qui la necessità, a mio avviso improrogabile,di un recupero della cultura del territorio, e del patrimonio di valori (umani, sociali, tecnologici, artistici) che esso ha portato con sé; e che vanno riscoperti.
Conforta in questo semidisastro che pian piano nell’opinione pubblica stia affiorando una certa coscienza ecologica (quando l’acqua tocca il sedere s’impara a nuotare!), un certo senso della responsabilità. Lo si evince soprattutto dalla letteratura che sta prendendo piede in questa direzione. Scorrendo i libri di Rigoni Stern, di Corona, di Rumiz… mi sono appuntato alcune riflessioni, sulle quali non mi par vero di poter richiamare l’attenzione dei nostri lettori: ‹‹…anche dietro ogni alluvione, dietro ogni siccità, dietro ogni emergenza climatica, non vi è solo l’effetto serra, ma anche la guerra sistematica del potere contro le periferie più vitali, quelle capaci di tenere vivo il territorio e di impedirne la devastazione finale..; … che i politici scendano dai loro elicotteri e imparino a camminare! Le periferie bastonate si vendicheranno, e la montagna è periferia..; in certi luoghi si sente il rumore di un registratore di cassa, di una Heimat che è sempre meno patria, radice, lingua, paesaggio ed è sempre più azienda, società per azioni, partito cui iscriversi››
E l’amara conclusione (è di Rumiz): ‹‹Non conosco nessuna nazione che assista così passivamente alla morte dei luoghi. Lo si vede già dalla segnaletica, da come i cartelli dei paesi si mescolano a quelli degli ipermercati. Le frazioni, le alture, i ruscelli stanno perdendo il nome, ultimo presidio delle identità. L’economia ha sostituito la topografia, le pagine gialle la carta geografica!››


di Giuseppe Ciaghi da “Cooperazione tra Consumatori” 10/2007

07/10/07

NESSUN GUIDA


Inaugurando la nuova tratta della metropolitana torinese, Prodi ha confessato che gli faceva effetto viaggiare sopra un treno privo di conducente. Sapesse quanto ne fa a noi sentircelo dire dal conducente in persona. Credevamo che a pilotare il treno sarebbe stata la politica. Perciò abbiamo votato la destra e la sinistra, poi di nuovo la destra e di nuovo la sinistra. Ogni volta il cuore si predisponeva a una svolta che non arrivava mai. Il portafogli si rimpiccioliva, l’insicurezza aumentava e con essa la sensazione che nessuno avesse la possibilità e la voglia di guidarci. Abbiamo persino affidato il volante a un padrone, affinché mettesse in riga tutti i binari. Ha pigiato qualche pulsante, ma appena si è accorto che scattavano a vuoto, anziché provare ad aggiustarli ha badato più che altro ai vagoni suoi. Così sulla sedia del conducente è tornato a sedersi il vecchio manovratore democristiano. Una curva di qua, una di là, attenzione alle scosse e musica ipnotica negli scompartimenti, ma dai finestrini il panorama continuava a peggiorare. Finché qualche passeggero di seconda è uscito in corridoio per protestare contro i privilegi di chi restava spaparanzato in prima classe. Intanto il treno va e nessuno lo guida. Non i politici, impegnati a litigarsi addosso. E nemmeno gli imprenditori, che si sforzano di far viaggiare la macchina sempre più veloce ma anche loro ne ignorano la destinazione, essendo il Progresso una stazione fantasma. Per dirla con Flaiano, talvolta mi vengono pensieri che non condivido. Per esempio questo: che la soluzione non consista nel cambiare conducente ma nel cambiare treno.

di Massimo Gramellini da La Stampa del 07/10/07

INCANTO NOTTURNO

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LE OCHE E I CHIERICHETTI

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TESERO 1929

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PASSATO

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ANCORA ROSA

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VIA STAVA ANNI '30

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TESERO DI BIANCO VESTITO

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LA BAMBOLA SABINA

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SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

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