08/06/07

A GUARDIA DI NIENTE


Che assurdità, questa storia di Roma invasa da Bush. Quartieri blindati, residenti schedati, cecchini appollaiati sui tetti di Trastevere come gli Aristogatti. Hanno addirittura chiuso le scuole, anziché mandarci dentro lui a forza per un ripasso. Ma il vero lato ridicolo della faccenda è che, se fra due anni il pensionato Bush decidesse di ritornare da queste parti in vacanza, troverà a stento un pizzardone disposto a fargli da scorta. Perché nel mondo che ci siamo inventati, i sacerdoti del potere non sono persone ma ruoli. Non hanno un valore in se stessi, ma in base alla carica che indossano. Una visione simbolica della realtà che purtroppo è condivisa dai terroristi, i quali sostengono di non sparare agli esseri umani, bensì a ciò che rappresentano. Che assurdità, davvero. Di un presidente della Repubblica, finché abita al Quirinale, si dilatano anche i sospiri. Ma appena lascia il Colle le sue parole non pesano più nulla. E se prima gli bastava un monito generico per conquistare l'apertura dei telegiornali, dopo faticherebbe a entrare in sommario persino con una dichiarazione d'amore a un corazziere. Mentre la considerazione di un artista dipende dal giudizio volubile del pubblico e della critica, ma è comunque legata alla persona e alla sua opera, l'uomo e la donna di potere esistono solo in quanto, e fino a quando, lo detengono. Perdute le insegne, perdono anche l'influenza che a quelle insegne, e non a loro stessi, era legata. Il che, nel caso di Bush, sarà probabilmente un bene. Ma in tanti altri è la prova lampante della stupidità umana.
Massimo Gramellini

07/06/07

DECRESCITA SOSTENIBILE (E FELICE)


Di fronte a quella che gli scienziati definiscono ormai come la più grave crisi ambientale cui l’umanità sia mai andata incontro, i Paesi più industrializzati del mondo adottano qualsiasi strategia pur di non ammettere le proprie responsabilità e finalmente darsi da fare in concreto. Si concede a denti stretti che, sì, forse oggi fa più caldo che in passato, ma s’insinua il dubbio che si tratti di un ciclo naturale o che dipenda dalle macchie solari. Si constata che il 2006 è stato un anno particolarmente siccitoso, ma si spera che quest’anno pioverà un po’ di più. Sul pianeta si contano 1,2 miliardi di poveri, ma questo, in fondo, cosa c’entra con l’ambiente della Terra e con la ricchezza dell’Occidente? Ma mentre c’è una specie di fronte trasversale europeo - che va da Bonn a Londra passando per Parigi e Roma (che resiste anche al cambiamento di maggioranze politiche) - finalmente persuaso di essere in emergenza e almeno favorevole ai trattati internazionali di salvaguardia e a un possibile cambiamento degli stili di vita, Australia e Stati Uniti non ratificano il protocollo di Kyoto e proseguono oltranzisti contando sul mercato che risolverà anche questa contraddizione. L’Australia ha appena ammesso che sarà costretta a scegliere se bere l’acqua o irrigare le sue coltivazioni, ma continua a essere uno dei Paesi più inquinatori del pianeta. Negli Stati Uniti oltre la metà dell’energia elettrica è prodotta ancora oggi con tecnologie vecchie di un secolo, ma convenienti dal punto di vista del profitto. Con solo il 5% della popolazione mondiale gli Stati Uniti consumano circa il 30% delle risorse e delle riserve del pianeta e, in particolare, il 43% dell’intero serbatoio di carburante. E vogliono pagarlo pure poco, visto che una delle motivazioni del diniego a ratificare il protocollo di Kyoto è stata che «gli americani non intendono negoziare il proprio stile di vita», come a dire che intendono continuare a pagare al gallone il carburante quanto gli altri lo pagano al litro. E la questione energetica diventa cruciale: dal 1990 al 2003 il mondo ha consumato quasi il 23% in più di energia, pari a una domanda globale di oltre 10.000 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti petrolio). Un consumo mondiale di quattrocentomila litri di benzina al secondo: una follia senza senso. Siamo però convinti che oggi si stia tutti meglio, che si viva più a lungo e che ci sia più benessere. Effettivamente è così, ma non per tutti. E chi paga il prezzo di questo benessere mal distribuito se non l’ambiente, gli altri viventi e altri uomini? E cosa si farà quando la Terra avrà esaurito risorse e fonti energetiche o, semplicemente, cibo e acqua? Quanti uomini ancora può sostenere il pianeta? È vero che l’incremento demografico sta rallentando, ma è altrettanto vero che la crescita assoluta resta elevata: oggi ci sono tre miliardi di persone in più che nel 1960 e nel Terzo Mondo (dove ci sono i 4/5 della popolazione mondiale) la crescita continuerà inalterata fino a sfiorare i sette miliardi di abitanti nel prossimo futuro. Di questi, 800 milioni moriranno semplicemente di fame. La Terra abitabile è ormai più che sovraffollata. Ma è poi possibile ottenere più cibo per tutti? L’espansione agricola moderna comporta un danno ambientale grave: già usiamo tutta la terra migliore e più vicina alle fonti irrigue. Il pianeta non può trasformarsi in un gigantesco orto perché questo comporterebbe deforestazione, perdita di specie, depauperamento delle falde, erosione accelerata dei suoli e pesanti inquinamenti di pesticidi e fertilizzanti. Così ci troviamo di fronte tre strade. La prima è quella che l’umanità ha seguito nel passato, cioè che i più ricchi si sviluppino al massimo delle possibilità dell’intero pianeta, visto che solo il 20% degli uomini consuma ben il 75% dell’energia disponibile. È la famosa filosofia del cow-boy: ci si muove in sella a un animale trascinandone un altro al lazo, si esauriscono miniere, si deforesta, si coltiva e si sfrutta fino all’esaurimento ogni metro quadrato di territorio, fiume, lago o spiaggia, si getta quello che avanza dove capita e quando tutto è sporco e finito si ricomincia altrove. È un sistema conveniente per il cow-boy, ma devastante per l’ambiente e i viventi. Oltretutto funziona bene solo se non ci sono altri cow-boy (o indiani) nelle vicinanze e solo su un pianeta dagli spazi e dalle risorse infinite. L’altra strada è quella di apportare alcuni correttivi che facciano durare il più possibile questo stato pre-agonico, magari mitigando parzialmente gli impatti ambientali e mettendo in opera nuove tecnologie. È la via tecnologica: viene propinata ogni volta che i problemi sembrano insormontabili, quando sorge il dubbio che la tecnologia produca più danni rispetto ai vantaggi che eventualmente riserva. Inoltre nessuna tecnologia si applica a un pianeta le cui risorse siano in procinto di finire, perché nessuna tecnologia si fa senza materiali su cui operare. Sarebbe anche la via della crescita sostenibile, indicazione ipocrita, visto che nessuna crescita è sostenibile in un pianeta i cui ritmi di sfruttamento e la cui popolazione crescano con queste proporzioni. La terza via, la più complessa, è quella del risparmio, dell’efficienza e della redistribuzione delle risorse del pianeta. Una decrescita economica dei Paesi ricchi che abbia non tanto come obiettivo quello di portare tutti gli uomini allo stesso livello di sviluppo (o spreco?), cosa evidentemente impossibile per i limiti di cui sopra, quanto quello di evitare all’umanità (non il pianeta, che ce la fa benissimo da solo) la crisi catastrofica verso la quale si sta precipitando. E non è neppure una via priva di contraddizioni, visto che una maggiore efficienza porta a consumi più cospicui, mentre il vero problema è proprio il contenimento di questi ultimi. Una decrescita sostenibile - e, se si potesse, felice - significa comunque una serie di rinunce che dovrebbero essere decise spontaneamente da quella parte del mondo che si avvantaggia dell’attuale situazione, ragione per cui appare una possibilità piuttosto remota. Anche se è una filosofia ben nota proprio a chi vive nei Paesi ricchi perché è quella che si richiede agli astronauti nello spazio: cibi liofilizzati, poca acqua riciclata, nessuna deiezione sprecata, né rifiuti di alcun genere, energia solare o idrogeno e addirittura spazio e aria razionati. L’uomo è in grado di farlo, ma solo per conquistare Marte. Non si tratta di tornare indietro, quanto di accordare nuove tecnologie veramente utili con la sapienza antica dei popoli del mondo, tenendo presente la lezione della storia naturale del pianeta: insegna che nessun sistema economico basato sui combustibili fossili è compatibile con il sistema naturale e prima ne diventiamo consapevoli meglio è.





Mario Tozzi

06/06/07

POLVERE DI MORTE


Un morto su cinque nel nostro paese è dovuto all’ambiente, allo smog in primo luogo. È l’allarme lanciato da Roberto Bertollini, direttore del programma Salute e Ambiente dell’Oms, proprio in coincidenza con la ricorrenza della Giornata mondiale dell’Ambiente. «In Italia il 20% della mortalità è riconducibile a cause ambientali prevenibili», ha spiegato Bertollini ricordando che sono le aree della Pianura Padana, insieme ad alcune zone di Olanda e Belgio, ad essere tra le più soggette all’inquinamento, in particolare delle polveri sottili. «Milano e Torino - ha sottolineato - oltre a alcune zone nel Sud della Polonia, sono tra i centri in Europa caratterizzati dai più alti valori di concentrazione di Pm 2,5, ossia il particolato fine». Particolato che entra subito in circolazione nel sangue: «Secondo le linee guida dell’Oms - ha ricordato Bertollini - il Pm 2,5 dovrebbe attestarsi sui 10 mg per metro cubo, mentre a Milano e Torino tocca regolarmente i 35/40 mg per metro cubo». Per il Cnr, sono circa 8 milioni gli italiani che vivono in zone ad alto rischio ambientale e lo smog uccide in media 8.220 persone l’anno nelle 13 maggiori città italiane, a causa dell’alta concentrazione di polveri sottili: il che equivale al 9% della mortalità per gli over 30, incidenti stradali a parte. Drammatici i dati della relazione: 54 siti di interesse nazionale per le bonifiche, circa 6.000 siti di interesse regionale, 58 siti con elevata contaminazione da amianto, 1.550 siti minerari, quasi tutti dismessi, 1.120 stabilimenti a rischio di incidente rilevante. Solo i 54 siti nazionali interessano una popolazione che va dai 6,4 agli 8,6 milioni di persone, a seconda se si considerino o no i comuni di Milano e Torino. Con oltre 8.000 morti all’anno, che aumentano a dismisura se si aggiungono i moltissimi centri urbani di minori dimensioni ma con un forte inquinamento da traffico, e quelli ancora più piccoli ma ubicati in aree inquinate, come la Pianura Padana. «L’attuale situazione in materia di qualità dell’aria in aree urbane e industriali - si legge nel rapporto - è particolarmente grave per quanto riguarda le polveri, l’ozono, i metalli pesanti. Per tali inquinanti, soprattutto nei grandi centri urbani, si registrano spesso superamenti dei valori limite stabiliti dalla legge». In particolare, i dati riferiti alle maggiori città indicano che «oltre il 60% degli ossidi di azoto è dovuto alle emissioni da traffico, così come oltre il 90% del monossido di carbonio. Le automobili sono responsabili anche del 75% delle emissioni di benzene su scala nazionale, di cui oltre il 65% originate in aree urbane».
Tratto da LA STAMPA del 06/06/07

05/06/07

TESERO, TESERO, SCARPETTE E ZOCCOLI


Da qualche mese è stata avviata l’ operazione “Mobilityamoci” voluta dall’Amministrazione comunale di Tesero, specificatamente dall’Assessorato alla cultura sovrinteso da Lia Deflorian. L’iniziativa è stata intentata allo scopo di educare o rieducare bambini e ragazzi in età scolare (ma il progetto vale anche per la scuola materna) a percorrere a piedi il tragitto da casa a scuola (o all’asilo). Solo pochi anni fa era del tutto ovvio e scontato che a scuola e all’asilo così ci si dovesse arrivare. Poi il “benessere” ha avuto il sopravvento, ai genitori “di una volta” si sono sostituiti quelli “di adesso”, più moderni, più dinamici, più sportivi, più tutto, ed è gradualmente invalsa la moda, via via dilagante, di auto-trasportare bambini e ragazzi di ogni età (dagli “asiloti” sino a quelli di terza media) a prescindere dal merito e dalle distanze. Il risultato “sul campo” purtroppo è di quotidiana evidenza. E a farne maggiormente le spese sono i residenti della zona del centro paese e delle vie Cavada e Fia in particolare, che ogni mattina subiscono loro malgrado le “grandi manovre motorizzate” da parte degli anzidetti genitori. Arrivati dunque al parossismo – dati i limiti fisici della rete stradale comunale interna al centro storico che non è in grado di sopportare il transito contemporaneo di decine e decine di automezzi che si incrociano frenetici zigzagando tra qualche pedone in transito e virtuosi scolari a piedi – l’Amministrazione comunale, sollecitata anche da alcuni residenti, ha quindi cercato di correre ai ripari. Dopo una fase di studio e di analisi del problema la municipalità ha pertanto deciso di promuovere una campagna di sensibilizzazione nei confronti più che degli scolari soprattutto dei genitori. E qualcosa di nuovo in effetti s’è subito notato. Parecchi ragazzi adesso raggiungono la scuola a piedi. Ma ancora molti sono i recidivi e i recalcitranti. Non si equivochi però: non ci riferiamo agli studenti bensì ai genitori, che sembrano davvero incapaci di usare con raziocinio l’automezzo privato e nonostante i reiterati inviti dell’Amministrazione si ostinano a condurre in auto i loro figlioli (probabilmente forzando addirittura la volontà dei ragazzi). All’Amministrazione e a Lia Deflorian in particolare, va dunque il nostro ringraziamento e l’augurio che l'impegno e lo sforzo profusi possano approdare a concreti positivi e duraturi risultati. Ai genitori insubordinati invece un sincero e ben gridato: MALEDUCATI!!!

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

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