06/12/07

AH, LA "MACCHINA"!!


Noi italiani, se potessimo, l’automobile ce la porteremmo a letto. La parcheggiamo a cinque centimetri dalla porta, ostruendo il passaggio, con due ruote sul marciapiede, il muso alla soglia. Ma la vedremmo volentieri nell’ingresso, dove già parcheggiamo il motorino, la bicicletta, il gommone e il passeggino dei bambini.
Abbiamo il culto dell’automobile, noi. La “macchina” non è un mezzo di trasporto: la si ama, a volte, più dei figli. La si cura più dei figli. D’inverno la si impacchetta per risparmiarle la pioggia, d’estate le si fa lo shampoo, in autunno la si sottopone al check-up, a primavera le si cambiano le fodere.
C’è un’attrazione verso la “macchina” che rasenta la perversione. Girandoci nel letto, se potessimo trovare la nostra auto invece della moglie, noi italiani tradiremmo di meno, cercheremmo meno avventure. Anche se, dobbiamo dirlo, le tedesche, le giapponesi e perfino le francesi ci piacciono più della Fiat, troppo casalinga.
Al contrario di ciò che succede con la donna che abbiamo sposato, non siamo quasi mai delusi della “macchina” acquistata: come accade con la nostra squadra del cuore quando perde, continuiamo a difenderla, ci appassioniamo e ne vantiamo le qualità anche quando ci rimane in mano il cambio, il finestrino bloccato a metà, la marmitta si stacca e deve essere legata col fil di ferro. Certe auto sono delle vere e proprie cloache: ricettacoli di cicche, giornali vecchi, lattine vuote. Allora si cerca di togliere il puzzo con quegli alberelli colorati, al profumo di vaniglia, di pino silvestre o di pummarola. Entrando l’effetto è micidiale, lo stordimento assicurato. Meno male che, fermi al semaforo rosso, noi italiani con la destra ci scaccoliamo, con la sinistra svuotiamo il portacenere dal finestrino. Gran parte della nostra vita ruota intorno alla “macchina”. Sgraniamo tutti gli occhi per la meraviglia quando apprendiamo che a New York non ce l’ha nessuno. La “macchina” è santa e va parcheggiata davanti alla porta di casa. noi italiani ci faremmo picchiare piuttosto che fare dieci passi o prendere un bus-navetta per raggiungere il parcheggio più vicino. Noi italiani…


Oliviero Toscani – tratto da “Non sono obiettivo”

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