29/11/07

ANTICHI VELENI


La vita politica paesana a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso fu caratterizzata da una feroce lotta tra le due fazioni democristiane nate dalla rottura interna del partito di raccolta dell’epoca. Apparentemente la frattura originò da ragioni eminentemente politiche: la componente scissionista, che mal sopportava i vincoli tipici di un apparato partitico e si connotava per un maggior pragmatismo, frizionò col gruppo fedele al simbolo e all’ortodossia scudo-crociata, più rispettoso delle linee guida dettate dal partito nazionale. In realtà però, dietro questo superficiale motivo si celava la sotterranea lotta tra le più ambiziose “anime” presenti in quel gruppo di potere, che cercavano la sopraffazione dell’avversario per la conquista della predominanza in paese. Il lungo processo di scomposizione e smembramento distillò veleno a profusione che, giunto al parossismo, si sostanziò in un ripetuto, pesantissimo e volgare dileggio personale. Peculiare di quelle battaglie cariche di odio e di rancori (che si consumavano nell’alveo imperscrutabile di un fiume carsico ed affioravano soltanto occasionalmente quasi sempre durante le tenzoni elettorali) fu l’uso anonimo e reciproco della propaganda demonizzante. Ritornato alla luce, dopo decenni trascorsi tra la polvere e l’oblio in un vecchio pertegae, ecco (riprodotto nella foto in alto) un volantino recapitato a tutte le famiglie del paese presumibilmente nella primavera del 1964 (o forse dell’anno precedente). La parte più diffamante dello scritto, tutta giocata su “contestazioni” dal vago sapore inquisitorio, ben conferma quanto fossero ancora forti gli influssi della Chiesa locale sul comune sentire dell’epoca: molto più vicino ai secoli bui della caccia alle streghe che al ben più prossimo immaginario del Duemila.
Bersaglio dell’anonimo foglio fu l’allora “padre” degli scissionisti, Angelo Cristel (Panetti), artefice della rottura precedentemente citata e mentore della fazione detta degli “Indipendenti”. Va ricordato che in consiglio comunale i due tronconi, conseguenti a quello scisma, si comportarono sempre come un’unica lista e la supremazia numerica ora dell’una, ora dell’altra fazione, storicamente si sostanziò nel privilegio di decidere il nome del sindaco. Di quel periodo avvelenato resta poco o niente. Spariti gli uomini, sparite le notti tranquille e silenziose, sparito il sommesso cicaleccio prodotto ogni sera dai portatori di latte appena munto alla “Malga”, sparite le accese passioni politiche che animavano il dibattito dopo-cena nei bar del paese. Restano solo lontani ricordi. E rimane, quale tratto caratteristico di questo paese, l’uso (in verità oggigiorno meno frequente di allora) della diffamazione anonima. Ciò denota da un canto l’incapacità atavica di questa comunità di far ricorso al confronto franco e diretto (come dimostra l’atto di sabotaggio mirato perpetrato qualche notte fa nei confronti dell’Amministrazione comunale ed avente per oggetto la nuova segnaletica stradale) e dall’altro la consuetudine all’esercizio del “potere” subdolamente intimidatorio nei confronti della cittadinanza.

L’Orco

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