12 domande (retoriche?) inerenti l’urbanistica, materia che precipuamente interessa le assemblee elettive territoriali, con la speranza che, accidentalmente, qualche consigliere lettore, faccia pervenire una sua opinione in merito.
1 – secondo voi le politiche di espansione urbanistica (revisioni dei P.U.C. con inclusione di nuove zone edificabili) sono mai state concepite per una superiore generale necessità abitativa di un determinato ambito territoriale, ovvero sempre ed esclusivamente in base a pressioni speculative più dirette?
2 – l’ente pubblico preposto alla determinazione e alla scelta delle aree non dovrebbe comunque verificare preventivamente le necessità in base ad un’etica dello sviluppo, e su tale base decidere conseguentemente?
3 – oggi, con un andamento demografico qui stabile quale delle due “ragioni” è prevalente od esclusiva?
4 – se fossero determinate da pressioni speculative, le autorizzazioni edificatorie potrebbero intendersi come concessioni di privilegio che l’Autorità amministrativa pro tempore elargisce a privati?
5 – se quanto al precedente punto fosse vero non vi pare che trattandosi di autorizzazione pubblica e dato che non a tutti i residenti (ovviamente) è data la possibilità di edificare (a prescindere dalla disponibilità o meno dell’area necessaria da parte degli stessi e dalle loro reali o meno necessità) si configura nella fattispecie una sorta di arbitrio perpetrato dall’Autorità amministrativa pro tempore con danno a chi ne è escluso?
6 – e se anche questo fosse vero non vi pare che gli esclusi dal privilegio medesimo potrebbero ben pretendere che i privilegiati venissero in un qualche modo penalizzati per compensazione, o viceversa?
7 – per quanto ai precedenti punti come si potrebbe parzialmente ridurre la sperequazione tra privilegiati e non?
8 – come potrebbero essere “indennizzate” le persone escluse dalla possibilità di edificare?
9 – ci sarà un momento, precedente all’esaurimento delle disponibilità fisiche del territorio, in cui l’Autorità amministrativa pro tempore imporrà per necessità superiori uno stop definitivo all’espansione, o tendenzialmente l’autorizzazione all’espansione finirà solo con l’esaurimento fisico della risorsa territorio?
10 – è possibile che né voi (nella veste di puri amministratori) né i professionisti in materia (architetti, geometri, ingegneri) si pongano in maniera forte il problema del limite delle risorse? Che neppure le persone competenti ragionino nel merito della finitezza del territorio e che la questione sia sempre posta (quando è posta) da “non addetti ai lavori”?
11 – qual è la vostra previsione urbanistica per i prossimi 15 – 20 anni in valle di Fiemme e a Tesero in particolare, e quale sarebbe ragionevolmente la cosa più giusta e urgente che i Comuni dovrebbero fare?
12 – quale potrebbe essere il ruolo della scuola, da quella di base a quella superiore, per un’urgente presa di coscienza del problema della finitezza delle risorse e dell’invalicabilità di determinati carichi sul territorio?
Nota:
– negli esempi teorici di cui sopra i soggetti privati si considerino con eguali possibilità e disponibilità economiche.
1 – secondo voi le politiche di espansione urbanistica (revisioni dei P.U.C. con inclusione di nuove zone edificabili) sono mai state concepite per una superiore generale necessità abitativa di un determinato ambito territoriale, ovvero sempre ed esclusivamente in base a pressioni speculative più dirette?
2 – l’ente pubblico preposto alla determinazione e alla scelta delle aree non dovrebbe comunque verificare preventivamente le necessità in base ad un’etica dello sviluppo, e su tale base decidere conseguentemente?
3 – oggi, con un andamento demografico qui stabile quale delle due “ragioni” è prevalente od esclusiva?
4 – se fossero determinate da pressioni speculative, le autorizzazioni edificatorie potrebbero intendersi come concessioni di privilegio che l’Autorità amministrativa pro tempore elargisce a privati?
5 – se quanto al precedente punto fosse vero non vi pare che trattandosi di autorizzazione pubblica e dato che non a tutti i residenti (ovviamente) è data la possibilità di edificare (a prescindere dalla disponibilità o meno dell’area necessaria da parte degli stessi e dalle loro reali o meno necessità) si configura nella fattispecie una sorta di arbitrio perpetrato dall’Autorità amministrativa pro tempore con danno a chi ne è escluso?
6 – e se anche questo fosse vero non vi pare che gli esclusi dal privilegio medesimo potrebbero ben pretendere che i privilegiati venissero in un qualche modo penalizzati per compensazione, o viceversa?
7 – per quanto ai precedenti punti come si potrebbe parzialmente ridurre la sperequazione tra privilegiati e non?
8 – come potrebbero essere “indennizzate” le persone escluse dalla possibilità di edificare?
9 – ci sarà un momento, precedente all’esaurimento delle disponibilità fisiche del territorio, in cui l’Autorità amministrativa pro tempore imporrà per necessità superiori uno stop definitivo all’espansione, o tendenzialmente l’autorizzazione all’espansione finirà solo con l’esaurimento fisico della risorsa territorio?
10 – è possibile che né voi (nella veste di puri amministratori) né i professionisti in materia (architetti, geometri, ingegneri) si pongano in maniera forte il problema del limite delle risorse? Che neppure le persone competenti ragionino nel merito della finitezza del territorio e che la questione sia sempre posta (quando è posta) da “non addetti ai lavori”?
11 – qual è la vostra previsione urbanistica per i prossimi 15 – 20 anni in valle di Fiemme e a Tesero in particolare, e quale sarebbe ragionevolmente la cosa più giusta e urgente che i Comuni dovrebbero fare?
12 – quale potrebbe essere il ruolo della scuola, da quella di base a quella superiore, per un’urgente presa di coscienza del problema della finitezza delle risorse e dell’invalicabilità di determinati carichi sul territorio?
Nota:
– negli esempi teorici di cui sopra i soggetti privati si considerino con eguali possibilità e disponibilità economiche.
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