Venerdì sera in biblioteca in presenza di altre persone mi sembrava inelegante ribattere a una tua provocazione. Dunque ti rispondo brevemente da questo “spazio” che, da quanto ho capito, frequenti con grande riluttanza e risentimento. Ma sia chiaro che nessuno ti obbliga a farlo, non te lo ho chiesto io, non te lo ha prescritto il medico, non te lo ha consigliato il parroco. L’arbitrio è tuo, solo tuo. Nel post in cui, en passant, venivi citato avevo indicato soltanto l’iniziale del nome per dare concretezza al ragionamento e per garantire al tempo stesso l'anonimato delle persone citate ad esempio. Ti ribadisco che un blog è uno spazio privato disponibile alla pubblica visione, alla lettura e al confronto. Certo mi rendo conto che confronto e discussione non siano affatto nelle corde di questa comunità. Tu sei amministratore di questo comune da decenni e per anni ne sei stato assessore quindi, sperabilmente, saresti titolato a rispondere e controargomentare nel merito di quanto ho scritto e sostenuto in quella analisi. Quel post parlava di un problema serio che anche il tuo comportamento contribuisce ad alimentare e che non puoi eludere con una battuta rancorosa. Le mie analisi da osservatore qualunque possono anche essere opinabili, ma penso che un amministratore degno di questo appellativo avrebbe l’obbligo di considerare e di verificare comunque. Non credo che amministrare significhi soltanto organizzare feste e gite o sfilare tra le autorità alla processione del Corpus Domini o ancora presenziare a un’inaugurazione. Amministrare credo invece significhi soprattutto analizzare la realtà, valutare le conseguenze venture delle scelte amministrative che si fanno oggi, cogliere i problemi, prevenirli o cercare di risolverli. E risolvere vuol dire trovare e applicare la soluzione. Mi capita attraverso questo spazio, tra l'altro, di segnalare dei problemi e mi permetto, forse irriguardosamente, di suggerire anche delle soluzioni. Di più non posso fare perché non sono io che amministro. Sono una voce, marginale che, almeno così mi sembra, agisce nell’interesse generale. Caro signor X, gli errori, le insufficienze e la cattiva gestione della cosa pubblica sono conseguenza anche della mancanza di confronto con tutte le voci fuori coro. E questo a sua volta deriva dalla presunzione che la delega democraticamente ricevuta dal popolo certifichi la qualità superiore, l’intangibilità e l’incontestabilità di chi viene eletto. Non è così! Come scrivevo tempo fa al sindaco, nell’esercizio del voto l’elettore agisce spesso per riflessi condizionati sulla base di simpatie o antipatie epidermiche, di legami parentali, di antichi pregiudizi o semplicemente di piccole convenienze. Il tutto con un livello di riflessione molto basso. Ma è ovvio, naturale e del tutto logico che così sia. Sarebbe perciò importante riconoscerlo, soprattutto quando ci si trova, pro tempore, nella funzione di decisore.
euro
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