12/07/07

GLI OSTINATI


Mi è capitato parecchie volte di incontrare persone per niente stupide e piene di buone qualità ma le cui abitudini di vita erano improntate su scelte sbagliate per sé stesse e per la collettività, sia dal punto di vista culturale che pratico. Il vero problema di queste persone era di essere cresciute in ambienti intellettualmente pigri e conformisti, per cui non avevano mai conosciuto delle vere alternative ai modelli di pensiero dominanti né ritenevano necessario dubitare dell’effettiva natura di ciò che “tutti fanno” o di ciò che viene imposto come “la scelta migliore” dalle èlite che controllano i grandi poteri della società. Un tempo credevo che se queste persone fossero state raggiunte da una corretta informazione avrebbero cambiato il loro modo di pensare e, quindi, si sarebbero spontaneamente allontanate da alcune di queste abitudini sterili accostandosi a nuovi valori, a nuove abitudini.
Tuttavia nel tempo mi sono dovuto arrendere all’evidenza: la corretta informazione da sola non è sufficiente a correggere gli stili di vita consolidati delle persone, anche se portatori di gravi conseguenze. La verità è come un seme che da solo non germoglia. Per farlo germogliare è necessario un concime particolare che è la sofferenza, e questo vale sia per i singoli che per intere civiltà. Per come è fatto l’essere umano temo quindi che non vi sia altro modo per indurlo a una seria riflessione critica sulle conseguenze del suo operato che ferirlo, farlo piangere, farlo tremare di paura… e anche quando questo avviene non è detto che comunque capisca, perché gli uomini sono dannatamente ostinati nei loro errori e lasciano sempre per ultima l’unica cosa che dovrebbero fare per salvarsi: cambiare. Solo così mi spiego i traumi individuali (malattie, problemi psicologici, degrado…) che “improvvisamente” entrano nella vita sconvolgendola; come anche le catastrofi sociali e ambientali. Tutti guai che avrebbero potuto essere evitati con una tempestiva presa di coscienza e che sono conseguenza dell’aver continuato a far spallucce. È evidente che esiste un gran numero di persone che ha compreso perfettamente l’importanza di cambiare paradigma, di abbandonare stili di vita energivori troppo aggressivi verso la terra e le altre specie viventi e della necessità di pensare in modo nuovo… ma sono pessimista, perché la maggioranza si ferma al condizionale, al “bisognerebbe”, e non penso che passerà dalle parole ai fatti senza prima arrivare alla crisi, all’amputazione, allo scontro fratricida, alla carestia, alla perdita dolorosa. Fino a quando il cuore non sanguina, il cervello non abbandona i suoi vecchi schemi di ragionamento. La storia passata mi dà ragione, forse me la darà anche quella futura. Leggo il giornale tutti i giorni e mi rendo conto che certamente me la sta dando la storia presente.

Franco Del Moro

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