21/07/07

L'ULTIMO VAPORE


… Oltrepassati gli scambi, la linea prende a salire decisamente al 42 per mille, mentre si intravedeva già il punto ove ci si dovette fermare due giorni avanti. La locomotiva accostò. Il macchinista “allungò la leva” grado massimo di introduzione e, con sapienti ed oculati dosaggi del regolatore, la locomotiva cominciò a fendere l’enorme massa nevosa. Si avanzava lentamente in direzione del valico che vide un giorno gli emacianti digiuni e le profonde meditazioni del santo vescovo Lugano anacoreta; il regolatore alla seconda apertura, mentre i colpi dello scappamento della locomotiva sotto sforzo riempivamo la vallata, che li rimandava come eco dalle soprastanti alture di Radagno. Con il procedere dello spartineve, anche lo spessore del manto nevoso aumentava di pari passo, tanto che in un punto ove la linea corre in trincea, per causa di una piccola lavina, arrivava a metà della caldaia. Qui si temette veramente di fallire un’altra volta. Invece non fu così.
Si era ormai in vista del valico. Ancora uno sforzo e la 6036 entrò sul secondo binario della stazione di San Lugano, fermandosi davanti al fabbricato viaggiatori. L’impresa era compiuta. Infatti la prosecuzione per Predazzo, per via del tracciato più favorevole, assunse i toni e i colori di una marcia trionfale. La Valle di Fiemme, il cui isolamento causato dall’eccezionale nevicata durava da alcuni giorni, aspettava con impazienza l’apertura della linea.
Alla stazione di Lago di Tesero si erano presentati due operai della squadra rialzo per controllare il funzionamento della colonna idraulica in vista del passaggio della locomotiva spartineve. Fu così che il capostazione, signor Zorzi, poté avere notizie di prima mano atte a tacitare le numerose richieste di informazione rivoltegli dagli utenti della ferrovia. La sera del 17 dicembre tutte le stazioni della linea ricevettero la comunicazione telefonica che preavvisava il tentativo con lo spartineve a vapore per l’indomani.
Anche il padre dello scrivente prese conoscenza della notizia per parte del capostazione di Ziano, poiché trovasi là per ragioni di lavoro. Naturalmente riferì tutto in famiglia e chi scrive non volle certamente perdersi lo spettacolo. Avevo allora 7 anni. Fu così che nella tarda mattinata di quel fatidico lunedì 18 dicembre mi recai alla periferia di Tesero in una località che consente un’ampia vista sul fondovalle. Era accanto a me un vecchietto sciancato di professione calzolaio-ciabattino soprannominato “Lasagna”, un tipo burlone e scherzoso come era frequente trovare un tempo nei paesi. Anche in quella circostanza espresse la propria versione di merito con pungenti ironie sulla riuscita dell’impresa.
Apparentemente non aveva torto: le asperità del fondovalle apparivano livellate dall’eccezionale nevicata. La sede ferroviaria individuabile a malapena seguendo i pali dell’elettrificazione che accompagnavano la traccia. Poi qualcuno volse lo sguardo verso Cavalese. Una colonna di vapore indicò che il convoglio era partito da quella stazione. Pochi minuti e si vide in lontananza l’uscita dalla galleria “Narena” e la discesa verso il ponte di Masi che venne compiuta con il regolatore aperto, tanta era la neve. Per un tratto il convoglio scomparve alla vista dietro il terrazzamento di “Pradestabio”, poi imboccò fischiando il ponte “Kohn” sull’Avisio. Fu uno spettacolo indimenticabile. Il manufatto venne avvolto in un turbinio indescrivibile, originato superiormente dal vapore, che lanciato con forza si spezzava urtando il graticcio, mentre sotto, lo spartineve spostava lateralmente lo strato nevoso che cadeva nel sottostante torrente. Se a ciò si aggiunge il fischio stridulo e potente della locomotiva, cadenzato dai montanti laterali della travata, si potrà avere un’idea della scena.
Oltrepassato il ponte la line prende a salire verso la segheria della Comunità Generale. Lo spartineve diminuì la velocità; man mano che avanzava verso Lago di Tesero i colpi dello scappamento si udivano sempre più distinti in un crescendo impressionante. Poi attraversò fischiando il ponte sul Rivo di Lagorai. Era il punto più vicino al mio posto di osservazione; si distingueva chiaramente il movimento delle bielle, il macchinista affacciato alla vedetta, il carro di scorta con gli operai dell’armamento, e soprattutto la lunga colonna di vapore che insisteva sopra la linea ferroviaria fin verso la segheria di Masi. Erano le 11.40 di lunedì 18 dicembre 1933.
La locomotiva “Mallet” 6036 stava compiendo il suo dovere erogando tutta la sua potenza nell’impresa che avrebbe costituito anche il suo canto del cigno. Alla stazione di Lago di Tesero ci fu l’ultimo rifornimento d’acqua, poi proseguì per Predazzo. In quella stazione venne utilizzato per l’ultima volta il binario a triangolo per il giro. Verso le 15 ebbe inizio il viaggio di ritorno.
A Lago di Tesero incrociò il primo treno elettrico che giungeva da Ora sulla linea ormai sgombra e riaperta all’esercizio. La locomotiva riattraversò il ponte di Masi e salì verso Cavalese. Fu l’ultimo vapore. La Valle di Fiemme non avrebbe più rivisto la sua bianca scia. Un’epoca era ormai tramontata. …


Tratto da "VAPORE IN VAL DI FIEMME" di MARIANO DELLADIO

Nessun commento:

Posta un commento

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

MINU
Foto di Sabina

Archivio blog