30/06/07

DATI PER PENSARE




L’impronta ecologica: usiamo più di una Terra

“Il collegamento tra ambiente ed economia avviene attraverso il concetto di capacità portante: esso esprime la quantità di risorse che l’ambiente mette a disposizione di ciascun vivente per le sue necessità vitali. Tutti hanno diritto ad attingere, ma se qualcuno preleva più di quanto gli spetta, c’è un altro che deve digiunare.”

“Se il mercato dovesse decidere fra coltivazione di “cibo per automobili” piuttosto che “cibo per esseri umani”, beh, al diavolo gli esseri umani.”

Oggi gli esseri umani si appropriano, secondo i dati satellitari rilevati dalla NASA, di circa il 20% dell’intera produzione netta primaria (NPP) di origine terrestre (oceani esclusi). Una sola specie vivente che usa circa un quinto delle risorse biologiche disponibili su pianeta. Il resto della natura, milioni di specie animali e vegetali, è costretta a farsi bastare gli avanzi. Questo impoverimento della sorgente alimentare e degli spazi, quindi ecosistemi, è il principale motivo dell’elevato tasso di estinzione in atto. Si è calcolato (fonte WWF anno 2001) che l’umanità sta utilizzando il 20% in più della capacità portante (carrying capacity) terrestre, ovvero stiamo usando 1,2 Terre (e i dati sono già vecchi di 6 anni!); abbiamo oltrepassato la soglia di un pianeta nel 1987, con una popolazione mondiale che allora contava 5 miliardi di abitanti, sostenuti peraltro dai combustibili fossili. La corsa continua e nel 2050, con una popolazione stimata in 9 miliardi di abitanti, consumeremo l’equivalente di 2,3 Terre! L’impronta ecologica è una sintetica unità di misura per capire di quanta superficie terrestre necessita ciascun abitante, comprensiva di terra coltivabile, foreste, spazio vitale, suolo per risorse minerarie e per l’assorbimento dei rifiuti. La biocapacità media della Terra, cioè l’area produttiva, tramite la fotosintesi, oceani compresi, è stimata in circa 11,3 miliardi di ettari “globali” della superficie terrestre. Quindi nel 2001, i circa 6,1 miliardi di abitanti disponevano ognuno di 1,8 ettari globali produttivi (dei quali solo 0,8 di superficie agricola), però hanno consumato risorse per l’equivalente di 2,2 ettari a persona, pari a 13,5 miliardi di ettari globali. Questo valore eccede dunque del 21% la capacità di rinnovamento delle risorse naturali della Terra, cioè stiamo sovrasfruttando la Terra per un equivalente di 0,4 ettari a persona. Ovviamente questa è la media globale, e ci sono forti differenze tra i vari paesi. USA ed Emirati Arabi Uniti raggiungono i valori massimi, con quasi 10 ettari a persona, l’Italia è a quota 3,8 ha/persona ettari mentre il paese che fa da soglia a quota 1,8 ettari per persona, cioè la reale impronta ecologica sostenibile è l’Uzbekistan, l’ultimo della lista (abbondantemente sotto la soglia) è l’Afghanistan (al quale non a caso inutilmente stiamo cercando di insegnare la democrazia!) con soli 0,3 ha/persona. Però via via che il tempo passa, la popolazione aumenta, le esigenze anche e la torta terrestre diventa sempre più piccola. Figuriamoci se per contrastare l’esaurimento prossimo venturo del petrolio e il riscaldamento globale si decidesse di usare i suoli agricoli per la produzione di biodiesel: mangerebbero le auto o gli uomini?

Tratto da “Le mucche non mangiano cemento” di Luca Mercalli e Chiara Sasso

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