24/04/07

SICCITA' E STUPIDITA' (Lettera a Luca Mercalli)

Pregiato dottor Mercalli, mi capita di tanto in tanto di vederla in televisione la domenica sera e di apprezzare i commenti che spesso Lei associa alle previsioni meteo vere e proprie. Noto l’amara ironia con cui a volte conclude il (troppo) breve spazio che la trasmissione le concede, come ieri sera a proposito della preoccupante persistenza della siccità e del Po che cala a vista d’occhio, mentre il Governo, “tranquillamente”, promette…di abbassare le tasse!
Condivido pienamente con Lei lo sconcerto per questa leggerezza della politica, per questo continuo rimandare le decisioni da prendere (ovviamente impopolari) che lo stato delle cose imporrebbe invece venissero prese con urgenza. Recentemente ho visto “Una scomoda verità” di Al Gore. Il film-documentario, che dal punto di vista cinematografico non è granché, impressiona invece per i dati che ben mette in risalto. Stiamo davvero ballando sul baratro e, come nel film viene ironicamente esemplificato, ci stiamo comportando come la rana che adagiata nell’acqua di una pentola che si sta lentamente riscaldando si lascia bollire senza reagire. Detto questo mi chiedo e Le chiedo come sia possibile che ogniqualvolta si propongono esempi sul come contribuire a ridurre l’accumulo vieppiù insostenibile di anidride carbonica – principale responsabile dell’effetto serra – ovverosia sul come risparmiare singolarmente energia, si arrivi sempre agli esempi delle lucette stand-by dei televisori, all’acquisto di elettrodomestici ad alto rendimento, alla sostituzione delle lampadine tradizionali con quelle a basso consumo, eccetera. Sia chiaro che anche questi accorgimenti meritano la massima considerazione, ma certo mi permetto di far osservare che il più clamoroso ed evidentissimo spreco d’energia nel nostro opulento Occidente origina dalla auto-mobilità: incessante, ipertrofica, spesso inutile o addirittura assurda. E se con riferimento a quella commerciale vi sono “giustificazioni” di ordine politico-economico, nel caso di quella privata le ragioni dell’abuso sono da ascrivere a motivi di ordine prettamente “culturale”. Qui in provincia di Trento, da dove Le scrivo, risulterebbe che l’ auto-mobilità è responsabile per il 30% delle emissioni di gas serra complessive. Io credo che tale percentuale sia abbastanza sottostimata e che si possa attribuirle un buon 35-40% della colpa. In ogni modo, anche se fosse responsabile “solo” per il 30% sarebbe davvero il caso di parlarne diffusamente e con sistematicità, tanto almeno da bilanciare le martellanti indecenti campagne pubblicitarie pro automobile che con la frequenza di 2 spot su 3, 24 ore su 24, istigano ad un “consumo” di mobilità privata vergognoso. Temo però che dietro questo ingiustificato silenzio nei confronti dei danni causati dall’auto-mobilità si nasconda una malintesa idea di libertà e soprattutto l’inconfessabile, generalizzata, narcisistica necessità di distinguersi e farsi notare, ben sintetizzata dalla locuzione “Lei non sa chi sono io!”, che proprio l’automobile, status-symbol per eccellenza, permette comodamente di ostentare.
Gradirei, tempo permettendo, un suo gentile parere in merito.

La ringrazio e le porgo cordiali saluti.


Euro Delladio

Tesero, 23 aprile ’07
LA RISPOSTA di Mercalli
Gentile Signor Delladio,

lei è stato molto gentile a inviarmi i suoi pensieri che io condivido totalmente (insieme a molta frustrazione) .
Non so cosa dirle, se non che continuo a utilizzare i miei 3 minuti come gutta cavat lapidem.

Tutto ciò che lei ha così ben sintetizzato è peraltro contenuto nel mio libro "Le mucche non mangiano cemento" scritto insieme a Chiara Sasso, vedere:
www.meteoshop.it

Consiglio pure la lettura de "I nuovi limiti dello sviluppo" di Meadows & Randers, 2006, Oscar Mondadori.

un cordiale arrivederci (sabato 28 anche su Ambiente Italia, ore 14,45 RAI3, argomento siccità) e, per quanto possibile, teniamo duro

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