18/04/07

LETTERA SENZA RISPOSTA


trasmessa il 4 febbraio 2007



Alla cortese attenzione del Signor CIRO TOMASI

il clima sta cambiando. Ormai lo hanno capito anche i sassi. Ma qui sembra che a nessuno importi. Scrivo a te perché sei il responsabile tecnico del centro del fondo, quello che, immagino, sovrintende il processo di produzione della neve artificiale. E che magari ci mette pure le braccia, che attacca e stacca le pompe, che controlla la temperatura, eccetera. Insomma, tu sei la “figura” professionale che rappresenta l’innovazione tecnologica al servizio del turismo invernale. Da tempo sto pensando se ti sarai mai chiesto il senso di tutto questo brigare per innevare luoghi che sempre più raramente possiamo ammirare naturalmente imbiancati. Io sinceramente non riesco a capacitarmi di questa irrazionale pervicacia. Questa voglia mai doma di sfidare l’evidenza dei fatti. Ricordo che tu stesso, anni fa, avevi detto pubblicamente che tra non molto, la neve, sarebbe stato difficile addirittura produrla artificialmente. Lo avevi detto in un’assemblea tenuta a Lago dove si questionava di servitù di passo da applicare alle proprietà private della piana delle Noalacce, organizzata dal Fernando Barbolini cui aveva partecipato un consigliere provinciale. In quegli anni gli inverni erano per lo più miti e piovosi. Poi sono tornati decisamente più rigidi e i cannoni hanno potuto tornare a “sparare” tranquilli per alcune stagioni. Quest’anno ancora problemi. E caldo. E niente precipitazioni. E niente neve naturale. Ma la questione vera (sulla quale in molti equivocano) non si riferisce alla possibilità o meno di raggiungere temperature fredde per poter produrre neve artificiale. Verosimilmente (dato il sempre maggior numero di macchinari che vengono dispiegati sul campo) la neve si riuscirà a produrla a sufficienza anche se i rigori del tempo saranno limitati a poche notti nell’intera stagione. Il problema – caro Ciro – è dato dalla sempre più evidente crisi del ciclo dell’acqua. Ovviamente lo conosci bene anche tu, ma lo ricordo lo stesso: l’acqua si fa (soprattutto) con la neve, quella naturale, con le precipitazioni, con gli accumuli sul terreno e i conseguenti rilasci primaverili nelle falde. È un ciclo vitale e complesso che meriterebbe la massima consapevolezza da parte di tutti e che invece ci si guarda bene dal mettere in evidenza. Quante riserve d’acqua abbiamo ancora? E chi lo sa! Se tu parlavi in giro qui in paese, due settimane fa, la preoccupazione non era data dalla scarsità d’acqua, ma dalla mancanza di neve per fare la Marcialonga!!! Non so se mi spiego. D’altronde la nostra Amministrazione comunale non ha mai sentito la necessità di convocare la cittadinanza per spiegare (ammesso che essa ne sia a conoscenza) lo stato delle riserve idriche locali. Si capisce che le cose non sono propriamente al meglio soltanto perché i brenzi del paese da mesi sono stati quasi tutti chiusi. E ti ripeto che l’acqua è il problema! Stiamo in piena emergenza ambientale e non lo ho detto io: lo ha detto il Papa recentemente, lo ha detto il 6 gennaio scorso nell’apertura dell’edizione delle 20 il Tg1!, lo dicono da tempo (univocamente) gli esperti di tutto il mondo e ci sono su Internet siti e siti che non parlano d’altro, ma le persone comuni non sembrano affatto rendersene conto. Basta che faccia freddo e che i cannoni possano “sparare”! E dell’acqua chi se ne frega! Si continua a pensare e ad agire come se tutto questo brigare non comportasse alla fine un pesante fio. Un dazio che pagheremo tutti, sia quelli che da tutto questo vorticoso “gioco” speculativo fatto di piste e di innevamenti artificiali, di strade e di nuove strade e conseguente ipertrofica mobilità privata, di case e di seconde case, di “occasioni irripetibili” che ormai si ripetono ogni quattro anni, di contributi pubblici che sembrano non finire mai, eccetera, si sono arricchiti e quelli, come me e tanti altri, che da tutto questo hanno solo avuto, come si dice, i danni e le beffe. I danni per il costo della vita sempre più alto, i danni per una tranquillità che non c’è più, i danni per una società che della montagna ha perso totalmente il ritmo lento e il senso, i danni per un territorio in costante e irreversibile modificazione e le beffe per essere appellati come retrogradi disadattati. Certo mi dirai che questo è il costo necessario per mantenere un’economia che dà lavoro a centinaia e centinaia di lavoratori nei settori turistico e artigianale della valle. E io ti rispondo chiedendoti: ma siamo ben sicuri che non c’è alternativa a questa offerta? Che di questa il turista non potrebbe assolutamente farne a meno? Che in questa valle noi non potremmo vivere di turismo senza doverne svendere il territorio e pregiudicarne il futuro prossimo venturo? Io credo che i tempi sarebbero più che maturi per ragionarci su. Per cercare di promuovere un turismo diverso (anche quello invernale). Ma chi l’ha detto che in inverno si deve andare con gli sci? Chi l’ha detto che non è rigenerante una camminata in montagna in pieno inverno, muniti soltanto di scarponi (o al limite – vista la nuova moda – dei bastoncini da passeggio? Purtroppo gli ingordi appetiti sviluppati da questa giostra di interessi hanno fatto perdere il lume della ragione a molti nostri compaesani e convalligiani. Te lo dico sinceramente, a me tutta questa insensibilità, questa incapacità di “leggere” i messaggi di s.o.s. che la Natura ci invia con sempre maggiore frequenza, mi fa paura. Ma i tempi per un forzato rinsavimento generale sono vicini. Speriamo non sia troppo tardi.

Cordialmente.

Euro Delladio

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